Star Trek Picard 2x10 Recensione: un finale che non risolleva una stagione

Picard 2 chiude i battenti con una puntata che gioca molto sul fan service, ma che non fa nulla per rimediare agli sbagli precedenti.

Star Trek Picard 2x10 Recensione: un finale che non risolleva una stagione
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Come ha vissuto, così se n'è andata. È questo l'epitaffio scolpito indelebilmente sulla pietra tombale che sigilla questa seconda stagione di Star Trek Picard, consegnandola definitivamente alla memoria digitale di Amazon Prime Video. E se la speranza è davvero l'ultima a morire, forse anche l'ingenuità dovrebbe essere chiamata in causa, perché tappare così tante falle aperte nel corso degli scorsi episodi avrebbe richiesto non solo un numero maggiore di capitoli, ma anche una virata drammaturgica impossibile da compiere dopo le scelte a tratti scellerate che hanno condotto Jean-Luc e compagni indietro nel tempo nel tentativo di salvare l'universo e non solo. È giunto, perciò il momento della verità; una verità che piacerà a pochi e che getta benzina sul fuoco appiccato dai detrattori della serie con Patrick Stewart, le cui fiamme speravamo potessero estinguersi alla luce del nostro first look di Picard 2.

Un congedo non certo originale

Purtroppo, così non è andata e la recensione di Picard 2X09 è solo l'ultima di una serie di analisi che constatavano la deriva dello show sequel di The Next Generation. Dopo che Jurati era riuscita a raggiungere un compromesso interiore con la Regina Borg, riuscendo a salvare Sette da morte certa (restituendole però gli impianti Borg dei quali era riuscita a sbarazzarsi), La Sirena aveva lasciato il XXI secolo per dare alla leader extraterrestre 400 anni di vantaggio sugli eventi a venire. Questo era stato il prezzo da pagare per la vita di Sette, con l'aggiunta dell'improvvisata profezia relativa alle due Renée Picard che dovevano coesistere in quella timeline: una viva e una morta.

E la prima metà di questo season finale è dedicata proprio a questo pasticcio narrativo e vede Jean-Luc e compagni impegnarsi per far sì che la condizione paventata da Jurati possa verificarsi. Ovviamente ciò comporta uno svolgimento tutt'altro che sorprendente che sappiamo fin dall'inizio comporterà il sacrificio di Tallinn, perché la sconvolgente verità è che tutto d'ora in avanti scorrerà su binari ben definiti e per nulla originali. Tutto ciò solo per mettere la proverbiale ciliegina sulla torta del percorso interiore di Picard, trascinato da Q in una missione a posteriori insensata per poter vivere gli ultimi anni della sua vita condividendo la vita con qualcun altro, per poi tornare nel presente e chiudere senza sorprese l'emergenza che aveva aperto la stagione e indirizzarci verso l'immancabile lieto fine

Un bilancio poco lusinghiero

Ed eccoci a tirare le somme di questo season finale, che ci fa riflettere su quanto abbiano pesato nel corso degli episodi l'inesistente bilanciamento tra le storyline e la mancanza di un focus narrativo vero e proprio. E, giustamente, si raccoglie ciò che si semina; quindi, non c'è da stupirsi se i risvolti finali degli archi di sviluppo dei personaggi secondari non solo non soddisfano a causa di una drammaturgia latitante sostituita da missioni altrettanto secondarie imbastite per dare una ragion d'essere a Raffi, Rios e compagnia (quando si inizia ad hackerare i piani - secondari! - del cattivo di turno entrando nelle subroutine, vuol dire che il fondo del barile è vicino), ma finiscono col risultare risibili e rivelare la loro natura puramente accessoria.

L'assunto di fondo è che nella writing room di Picard 2 qualcosa sia decisamente andato storto e non abbia mai funzionato dall'inizio, oppure che gli sceneggiatori fossero talmente affezionati ad un concetto, ad un'idea, da rimanerne accecati e non riconoscere la pretestuosità dell'impalcatura costruita per sorreggerla. Ciò ha condotto all'introduzione di veri e propri dei ex machina e a siparietti emozionali ma non emozionanti che spiegano troppo, giustificando un percorso che avrebbe dovuto parlare da sé.

Ne è un esempio l'intero piano di Q, origine di tutto, che non giustifica affatto la presenza di determinati personaggi o la necessità di alcuni importanti eventi di trama, lasciando aperta a questo punto solo la porta di un fan service fine a se stesso. Ad emergere in contorni ben più definiti è paradossalmente il percorso di Agnes Jurati e l'ascesa a nuova Regina Borg. Per il resto possiamo solo salvare le ottime performance di un cast che è l'unica vera ragione per guardare questo show (Patrick Stewart e John de Lancie insieme sono da brividi, ma non lo sono sempre stati?). Un vero peccato, perché con una scrittura all'altezza ci troveremmo di fronte a ben altro risultato.

Star Trek - Picard Picard 2 si congeda con un finale tristemente in linea con l’evoluzione negativa di questa stagione. Tra quest dell’ultimo minuto risolte senza particolari sforzi e storyline secondarie accessorie, il viaggio nel tempo di Jean-Luc e compagni finisce su un binario più che prevedibile, tradendo le buone premesse degli inizi e consegnandoci un season finale che cerca di ingraziarsi gli abbonati Amazon attraverso un fan service spinto che emoziona solo per le performance degli interpreti coinvolti.