Stay Close Recensione: un thriller avvincente ma anonimo su Netflix

L'ultima serie Netflix scava nel passato di una donna alla ricerca di verità sepolte, ma le risposte non entusiasmano nonostante la buona scrittura.

Stay Close Recensione: un thriller avvincente ma anonimo su Netflix
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Una donna qualsiasi, madre di tre figli in una famiglia come tante altre. Nella sua casa situata in un quartiere benestante della città, questa mogliettina da manuale guarda solo al futuro dei suoi bambini: ai loro problemi, alla scuola, alle amicizie infantili e ai loro bisogni. Ha un marito amorevole che le consente una vita agiata e probabilmente si ritrova a vivere l'esistenza che aveva sempre sognato da piccola. Una sera qualunque un pizzico di nostalgia inquina la perfezione che la circonda: un rapido sguardo al passato mette in crisi le solide fondamenta delle sue giornate, mentre una persona che credeva scomparsa rischia di far crollare quel castello costruito su bugie ed insabbiamenti.

Stay Close è un thriller vecchio stampo, una serie nella quale la sceneggiatura si districa tra le mezze verità di svariati personaggi per poi colpire con la rivelazione scioccante che ti spinge ad andare avanti, roso dalla curiosità. Questo show originale Netflix - qui trovate le serie Netflix di gennaio 2022 - vive di una doppia anima, proprio come la protagonista del suo racconto: la qualità della scrittura è mediamente alta, ed è quindi capace di tenere avvinghiato lo spettatore, ma la trama cade proprio sul più bello in scelte poco creative che spengono l'entusiasmo.

Vivere il sogno

Megan (Cush Jumbo) è una donna di mezza età, madre di tre figli, prossima al matrimonio con suo marito Dave (Daniel Francis). I due hanno rinviato questa romantica occasione a causa dei mille impegni che riempiono le loro giornate, ma adesso sentono che è il momento giusto per consolidare la coppia e diventare marito e moglie. Vivono un'esistenza molto agiata, dai connotati quasi fiabeschi: si amano sinceramente, hanno tre figli sani ed abitano nella zona più prosperosa di questa città inglese.

La promessa sposa ha però un passato tormentato alle spalle, qualcosa che ha sempre tenuto nascosto a suo marito e che ha cercato di dimenticare per tutti questi anni. La sera del suo addio al nubilato i fantasmi di un'esistenza che credeva cancellata tornano a bussare alla sua porta, mentre la nuova vita cade in una spirale di angoscia intrecciandosi con le indagini della polizia. L'intera famiglia si ritrova esposta al pericolo causato dalla sua precedente identità, e Megan dovrà chiedere aiuto a coloro che la credevano scomparsa per riuscire a salvarla.

Concept classico, ma ancora interessante

Il fulcro della narrazione di Stay Close non brilla per originalità, ma le svolte lungo le quali si snoda la sceneggiatura conservano quel fascino inossidabile che alimenta l'interesse.

La doppia vita di Megan verrà coinvolta nelle ricerche di uomini scomparsi in circostanze misteriose, mentre il lavoro di due detective (James Nesbitt e Jo Joyner) scoprirà che c'è qualcosa di più complicato dietro ai casi apparentemente isolati. Oltre a questi due principali filoni narrativi, la trama di Stay Close segue anche la vita di Ray (Richard Armitage), un fotografo che, a sua insaputa, si è trovato testimone oculare dell'ultima sparizione. La possibilità di saltare tra una storia e l'altra permette alla narrazione di dosare gli avvenimenti sensazionali con un margine di errore più ampio: basta infatti cambiare prospettiva nel momento del climax per mantenere viva l'attenzione dello spettatore, uno stratagemma ormai risaputo che raramente non funziona a dovere. Nonostante ciò Stay Close soffre la stagnazione emotiva nella parte centrale di ogni puntata, e questo a causa di una gestione del ritmo non ottimale che deve fare i conti con la pochezza di alcune sottotrame molto fiacche.

Luci ed ombre

Lo show offre una visione interessante con i suoi temi adulti, ed alcune rivelazioni risultano davvero ben congegnate, ma a volte Stay Close sembra prendersi poco sul serio, cadendo in soluzioni artistiche mediocri e scontate.

Nelle prime puntate è la cifra comica a non funzionare, perché è affidata a personaggi semplicemente inadeguati a portarla avanti; successivamente è la sottotrama romantica che non fornisce alcuno spunto di riflessione, ma sembra anzi inserita con violenza solo per caricare di pathos le ultime sorprese. A conti fatti risultano linee narrative totalmente evitabili e poco convincenti, proprio come la caratterizzazione dei due violenti psicopatici dalle motivazioni oscure: la trama ce li presenta come una coppia di torturatori ed assassini, ma la loro fissazione per il canto e per Creep dei Radiohead (con tanto di balletto sincronizzato) manda in frantumi l'immersione dello spettatore.

Stay Close galleggia quindi tra la pochezza artistica e l'acume di una storia non originale, ma avvincente quanto basta nonostante alcuni inciampi nel ritmo. La valutazione finale di un prodotto del genere - un thriller pieno zeppo di segreti e rivelazioni - dipende inoltre tantissimo dal modo in cui si conclude la storia, e purtroppo anche su questo fronte l'originale Netflix non riesce a convincere appieno. L'ultima verità non risulta infatti prevedibile, ma nemmeno riesce a sconvolgere per la portata della scoperta, mentre le motivazioni che hanno guidato il colpevole di tutto risultano triviali ed ammiccanti al politicamente corretto.

Un'occasione mancata

La sceneggiatura di Harlan Coben, l'autore dell'omonimo romanzo dal quale è tratta la serie tv - il sodalizio tra lo scrittore e Netflix ha dato alla luce altri due show, recuperate qui la recensione di Suburbia Killer e la recensione di Estate di Morte - riesce a spiazzare grazie al continuo susseguirsi delle sue evoluzioni: ogni puntata è scandita da una nuova scoperta che cambia le carte in tavola, e la conclusione degli episodi è sempre avvincente e ben orchestrata.

Quasi ogni personaggio all'interno della narrazione, tra segreti inconfessabili ed incredibili coincidenze, sembra in qualche modo coinvolto nel grande intrigo finale; tutto ciò impedisce di interrompere la visione senza sapere come andrà a finire, ed è per questo che la conclusione indegna lascia in bocca l'amaro sapore dell'occasione mancata.

La recitazione, così come la riuscita complessiva dell'opera, vive di alti e bassi: tralasciando i fortissimi accenti britannici di alcuni protagonisti, l'interpretazione dei "personaggi minori" risulta forzata e spinta, mentre gli attori principali non si allontanano dalla sufficienza di circostanza. Male, dal punto di vista registico nella gestione delle poche scene d'azione - palesemente finte e prive di spessore fisico -, mentre funziona nel complesso il taglio molto serio conferito all'opera da una cinepresa ferma e dal montaggio riflessivo.

Stay Close Stay Close è una serie che non riesce a convincere fino in fondo: la storia intricata è ben scritta e riesce ad appassionare, ma sul finale anticlimatico aleggia il forte senso della delusione. Non tutte le svolte narrative hanno la stessa caratura qualitativa, ed alcune sottotrame potevano anche essere tagliate, ma in generale la sceneggiatura risulta convincente seppur non brilli per originalità. La recitazione troppo enfatica di alcuni personaggi potrebbe rovinare l'immersione in una storia intrigante, ma assolutamente non perfetta, che a conti fatti risulta fondata su un movente troppo scarso per riuscire a tenere in piedi l'insieme.

5.5