Succession 3 Recensione: continua l'eccitante saga della famiglia Roy

La miglior serie contemporanea di HBO torna su Sky con una terza stagione in cui non ci si può fidare di nessuno.

Succession 3 Recensione: continua l'eccitante saga della famiglia Roy
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Il re è morto, lunga vita al re. Ma chi diventerà il nuovo sovrano dell'impero di Succession? È in fondo la domanda su cui l'intera serie ideata da Jesse Armstrong si basa, l'eredità mai lasciata e sempre trattenuta del magnate Logan Roy che non riesce a fidarsi e ad affidarsi ad alcuno dei suoi figli per assicurare un futuro radioso e costante alla sua compagnia (qui Brian Cox parla del suo personaggio). Quella che ha costruito col sangue e col sudore.

Nonché con tangenti, insulti e favoritismi, nascondendo scandali sulle navi da crociera e portando alla distruzione graduale della sua famiglia. Se però nel 2018 la serie si apriva con il malore dell'intimidatorio Logan Roy - recatosi prontamente in ospedale innescando i meccanismi di salvataggio all'interno dell'azienda Waystar in caso di una sua dipartita - è una morte spirituale quella che lo attende in apertura della terza stagione (qui il trailer di Succession 3).

Succession e il problema costante dell'erede

Un misto tra dolore e ammirazione che poteva percepirsi nell'ultima puntata della seconda stagione di Succession sul volto del personaggio interpretato meravigliosamente e bruscamente da Brian Cox, quello verso un figlio che per l'ennesima volta tenta di pugnalare alle spalle il padre, ma solamente per potersi ricostruire e riaffermare.

Ma è con le conseguenze delle dichiarazioni pubbliche del Kendall Roy di Jeremy Strong che la nuova stagione prende il via, in un turbinio di chiamate e avvocati che devono subito rimediare alle accuse di favoreggiamento ai crimini di una delle divisioni della società di Logan Roy che catapultano nelle stanze del potere i protagonisti.Dinamiche che lo spettatore aveva già potuto sperimentare nel corso degli anni di successo della serie HBO, ma che rendono la storia della famiglia Roy ancora più concitata, come i doppi giochi a cui il suo racconto ci ha ormai abituato. La terza stagione di Succession continua così a vorticare rovinosamente attorno alla scelta e nomina di un erede che possa sostituire l'insostituibile Logan Roy, ma ancor più delle sue precedenti la narrazione comincia a tessere i fili di un ordito che accentua con insistenza l'individualismo dei suoi personaggi e, insieme a loro, un ego spropositato.

Quello che ha ormai inglobato l'intero tappeto narrativo di Succession e che vede nelle singolarità di ognuno dei personaggi il marcio e la corruzione di un ambiente che si è riflesso nelle loro personalità, facendoli diventare subdoli, letali e menefreghisti. La sensibilità è qualcosa a cui le persone ambiscono e che nessuno dei protagonisti possiede, purtroppo prosciugata dagli incessanti scatti d'ira di un padre-dominatore che promette ai suoi figli di lasciare loro la corona a cui continua a rimanere attaccato, rendendola l'unica ragione di vita.

Una vita sempre più precaria per il personaggio di Cox, eppure inespugnabile, soprattutto quando si tratta di dover svelare ai suoi figli non solo l'affetto che riserva loro, ma il futuro che ha designato per il ruolo che dovranno ricoprire all'interno di un'azienda di cui non sembreranno mai all'altezza.

Nessuno di cui fidarsi

L'asprezza dei rapporti di Succession viene portata al limite in una terza stagione in cui, facendo un ulteriore balzo rispetto alle passate, ognuno gioca le proprie carte fregandosene delle esistenze e delle debolezze altrui.

L'"Io" diventa l'unica dimensione perseguita dai personaggi, mai stati così egoisti pur nei loro momenti di maggior ipocrisia. La lealtà è un concetto ormai superato che non ha più alcuna valenza all'interno della famiglia Roy, in cui ognuno deciderà di prendere in mano le redini del proprio destino, mettendo una, due, dieci maschere pur di poter raggiungere il proprio interesse e rimanendo per questo terribilmente più soli. Nelle sferzate continue e nel dissanguamento lento ma ininterrotto dei personaggi della serie HBO (che in Italia debutta oggi tra le ultime novità Sky e NOW di novembre 2021), il pubblico di Succession troverà la solidità incessante di uno dei migliori show contemporanei, sempre più sbilanciata a favore della distruzione e delle rivalità della famiglia Roy. L'impossibilità di poter confidare in uno qualsiasi dei personaggi rende la visione di Succession un'eccitante sciarada che mette il pubblico in condizione di non saper mai effettivamente cosa aspettarsi, facendogli attendere le mosse dei protagonisti e lasciandosi sbalordire dalla capacità del denaro di rendere le persone delle belve.

L'anaffettività di un padre che ama tutti i suoi figli allo stesso modo, che odia tutti i suoi figli allo stesso modo, che vorrebbe che tutto restasse così com'è. Ma le cose devono cambiare, anche per far sì che rimangano sempre uguali (come osservava saggiamente Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo). Finché al comando non rimarrà più nessuno.

succession 3 Ancor più che in precedenza, nella terza stagione di Succession non ci si può fidare di nessuno. I protagonisti hanno sviluppato un senso di individualismo che rende ogni mossa azzardata e imprevedibile, volta solamente al proprio interesse e all'intrattenimento dello spettatore. La famiglia Roy intraprende una guerra civile tra doppi giochi, alleanze precarie ed egoismo. Tutti contro tutti, mentre la Waystar non ha ancora un erede. Una serie che continua a rivelarsi una sciarada eccitante, in cui vedere questa famiglia sbranarsi, vincere e fallire.

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