Surface recensione: una serie thriller che rimane...in superficie

Gugu Mbatha-Raw è la protagonista di una serie che si riempie di misteri, attendendo più il grande segreto finale che stando attenta all'intera stagione.

Surface recensione: una serie thriller che rimane...in superficie
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Anche Apple TV+ può sbagliare. Ma ricordiamoci che per il momento, quando lo fa, non si tratta di disastri irrimediabili. Come per il caso di Surface, serie con Gugu Mbatha-Raw di cui si percepiva fin dall'inizio la possibilità di una storia banale e poco intrigante, e che pur essendosi effettivamente rivelata tale riesce comunque ad avere una presa discreta e sufficiente su un pubblico che apprezza thriller e segreti di facile portata. Come avevamo visto anche nella recensione di Then & Now, sempre di Apple TV+, in cui nonostante le svolte telefonate e il racconto per nulla coinvolgente, anche in quel caso la serie poteva comunque intrattenere senza impegno un appassionato di serialità crime.

Le perplessità che però ci avevano suscitato le prime impressioni di Surface si sono spostate al punto da non veder più riconfermata quella complessità e quel mistero che ci si sarebbe almeno augurato e che nell'opera creata da Veronica West va perdendosi velocemente sostituito da un senso di gran noia. Un'oppressione dovuta al personaggio principale in sé, all'interpretazione della sua attrice, ma anche da un ritmo che è portato ben presto ad arrestarsi e a impedire di rimanere effettivamente coinvolti da questa donna che sembrerebbe essersi buttata di sua spontanea volontà da una barca, scatenando domande e ipotesi.

Una serie uggiosa e noiosa

Un'investigazione, soprattutto personale, che non mantiene però il grado necessario di intrigo da portare a chiedersi fino alla fine delle sue puntate chi o cosa sia stato a condurre la protagonista a compiere un gesto tanto scellerato.

Se è stato qualcuno ad averla spinta, se si trattava di gelosie o di trasferimenti di denaro, o se la sua vita non era affatto perfetta come poteva sembrare così da volerne porre finalmente fine, adottando la soluzione più drastica. Il problema con Surface è che questi interrogativi si spegnono assai presto, perdendo anche la curiosità dello spettatore. Un arrovellarsi su un racconto che sembra poter offrire molto ai suoi spettatori e che invece è portato fino a un certo momento a vorticare solamente su se stesso. È poi col sopraggiungere del finale che i nodi che erano stati strettamente legati cominceranno lentamente a venir sciolti. E le rivelazioni della narrazioni, anche quando tentano di essere scioccanti, in verità dimostrano solo il ripetersi di una semplicità di scrittura che porta allo stremo tanto la storia quanto l'interesse del pubblico.

Scavare per rimanere in superficie

Più Surface cerca di sembrare ombrosa e intricata, piena di fascino e allo stesso tempo legata alla parte umana e personale della protagonista, più in realtà diventa nel corso dello svolgimento delle puntate sempre più simile a tante altre produzioni audiovisive, non aggiungendo niente al proprio contenuto.

E questo risulta evidente anche quando, proprio agli sgoccioli della serie, il racconto tenta di tenersi una manciata di porte aperte, così da averle pronte a disposizione. Quelle che fanno presagire un proseguimento con una seconda stagione, visto anche il cliffhanger ponderoso che chiude la prima. Un azzardo che avrebbe potuto far risultare più accattivante la strada che conduce la protagonista ad una così grande rivelazione. Un finale che sembra prometterci un continuo di cui, francamente, non si percepiva il bisogno, se non per un'altra chance di migliorarsi imparando dagli errori, cercando di indirizzare i propri sforzi più sullo stendere una storia originale, che nel voler inutilmente sorprendere.

Surface Gugu Mbatha-Raw è la protagonista di una serie che aspetta più il suo colpo di scena finale invece di concentrarsi adeguatamente sullo stendere una storia intrigante. Surface è un prodotto sufficiente, ma che non riesce a conquistare pienamente a causa del suo ritmo spesso pesante, che riempie di un certo tedio l'aria del prodotto, che si lascia sicuramente vedere, ma non riesce a risultare una visione accattivante.

5.5