Temple 2 recensione: una seconda stagione convincente

Il ritorno di Temple su Sky e NOW convince anche grazie ad una grande interpretazione di Mark Strong unita ad una storia appassionante.

Temple 2 recensione: una seconda stagione convincente
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Nella recensione della prima stagione di Temple la parola altalenante era forse quella che meglio descriveva la serie creata da Mark O'Rowe. Infatti i sentimenti suscitati dal primo ciclo di episodi erano quantomeno contrastanti, e la storia riusciva a decollare in modo convincente soltanto in vista del finale dopo numerosi episodi discutibili che faticavano ad ingranare. Una situazione che fortunatamente non si è ripetuta in questa seconda season, che come scrivevamo nella nostra anteprima di Temple 2 aveva preso una strada ben diversa e da subito sembrava appartenere ad una categoria superiore. Un impatto positivo che vi diciamo subito è in parte confermato, nonostante alcuni problemi che andremo ad analizzare nel corso di questa recensione.

Protagonista assoluto

Se avete sentito parlare di Temple saprete già che il protagonista indiscutibile è il dottor Daniel Milton (Mark Strong), che per salvare la moglie gestisce una clinica sotto una delle stazioni più importanti di Londra. Un personaggio che in questa seconda stagione si conferma come una delle colonne portanti della serie, anche grazie ad un'ottima interpretazione di Mark Strong. L'aspetto più rilevante da sottolineare è la resa dei conti di Daniel con se stesso, e il confronto rispetto al suo egoismo e alla sua attitudine nel manipolare chi gli sta intorno, portandolo a non avere più una via di fuga sicura. Una risoluzione che può sembrare banale, ma che rispetto ad un Daniel che era sempre sembrato fin troppo impermeabile rispetto a ciò che accadeva intorno questa volta fa venire fuori il suo lato umano, e inevitabilmente anche il coinvolgimento emotivo che il personaggio muove e crea assume un ruolo di maggior rilievo rispetto al passato.

Il primo grande punto di forza di Temple 2 è quindi il suo protagonista, che da chirurgo rispettato è ormai finito nel mondo criminale, uscendo fisicamente dal bunker della clinica per finire nelle mani di un'organizzazione criminale che avrà un ruolo sempre più determinante, aprendo ad un finale che non chiude le porte verso un'ipotetica terza stagione. Se nel corso della prima season potevamo assistere ad una sorta di discesa negli inferi andando ad operare nei tunnel sotterranei di una stazione, ora il lavoro sporco viene fatto anche alla luce del sole, ma sotto un'ombra che si trasforma in fretta in un guinzaglio che arriva a togliere la libertà di Daniel. La grande tensione che si respira soprattutto sul finale non è mai eccessiva ma sempre presente al momento giusto, e nel corso degli episodi c'è anche spazio per siparietti e toni quasi da comedy, che rendono la serie piacevole e mai eccessivamente pesante, mettendo in scena quella che è quasi una fuga dal mondo e dal tempo che lega Anna (Carice van Houten) e Daniel tra passato e presente. Una parentesi felice in una storia drammatica sempre più tesa, che esplode in un finale dai risvolti cupi e inaspettati piazzando anche qualche colpo di scena ben riuscito, a conferma dell'ottimo lavoro fatto in questa seconda stagione. Purtroppo però non è tutto perfetto, e i riflettori puntati su Daniel finiscono per lasciare in un angolo tutti gli altri.

Il prezzo da pagare

Un ritmo incalzante, un protagonista in gran forma e una storia godibile che questa volta intrattiene in modo convincente sono dei pregi importanti, ma vista la scelta di ridurre il numero degli episodi a 7 qualcosa è andato perso, e il prezzo da pagare è tutto sulle spalle dei personaggi secondari, in particolare Beth (Catherine McCormack). Infatti se Anna e Lee Simmons (Daniel Mays) continuano ad avere un ruolo di primo piano, il ritorno di Beth sembra quasi irrilevante. La scioccante notizia del suo risveglio è una tematica di grande risonanza nel primo episodio, ma lentamente scivola sempre più nell'ombra fino a sparire completamente dai radar, come se nessuno si fosse accorto del suo ritorno. Una sorte simile tocca anche la figlia Eve (Lily Newmark), che nonostante un ruolo di maggiore rilievo rispetto alla stagione precedente resta molto ai margini, fatta eccezione per il finale, nel quale si arriva ad una chiusura completa del cerchio. Tornando a Lee il tentativo di dargli un proprio arco narrativo legato ad una tematica sentita come quella ambientale non è riuscito, e la storia parallela legata alle proteste per l'ambiente sembra completamente fuori fuoco e mal sviluppata.

Certo se consideriamo che in totale la seconda season è composta da 7 episodi da 40 minuti era difficile anche fare diversamente, e in controtendenza rispetto a storie fin troppo diluite Temple avrebbe forse avuto bisogno di un minutaggio totale maggiore, che potesse permettere anche qualche approfondimento in più rispetto ad alcune comparse. La scelta di mettere in piedi una storia in così pochi episodi si trascina dietro aspetti positivi e negativi, e anche alcune soluzioni portate avanti per far progredire la storia non sono poi così credibili. Come detto in precedenza, dall'altra parte ne escono rafforzati il ritmo e tutta la storia in generale, che riesce a catturare intrattenendo ma anche portando in scena una storia dai toni drammatici. Lo stesso finale è uno specchio dei pregi e dei difetti di questo ciclo di episodi, risultando a tratti ingenuo ma anche capace di spiazzare e commuovere. Rispetto alla season precedente il salto qualitativo c'è stato ed è evidente, mostrando anche una regia che si mantiene su ottimi livelli e non risparmiando scene d'impatto che spaziano dall'oscura clinica ai sobborghi londinesi. Ottima anche la performance di Mark Strong, che regge senza problemi il peso dell'intera narrazione portando alla ribalta un Daniel convincente e assolutamente centrale. In conclusione Temple 2 ha dimostrato di essere un titolo capace di tirarsi fuori dall'alone di mediocrità che lo aveva accompagnato in passato, riuscendo finalmente a sfruttare il potenziale che già potevano intravedere e sorprendendo grazie ad una storia tirata a lucido che non stanca neanche per un secondo. Purtroppo il ritmo serrato lascia per strada delle soluzioni narrative frettolose e personaggi secondari lasciati molto ai margini, ma in generale le impressioni su questa seconda stagione sono positive, lasciandoci speranzosi anche per il futuro, visto che sembra esserci spazio anche per una terza stagione.

Templeserie La seconda stagione di Temple rappresenta un salto qualitativo importante, rafforzata da una storia affascinante trainata da un grande interprete. Il ritmo serrato dei nuovi episodi si porta dietro pregi e difetti, ma rispetto alla season precedente i miglioramenti sono evidenti, soprattutto per quanto riguarda la capacità della serie di intrattenere e coinvolgere. Ci sono alcuni difetti e dei tentativi non molto riusciti, ma in generale Temple 2 ha sicuramente superato le aspettative, segnando un grande passo in avanti per il titolo, anche in vista del futuro.

7.5