Temple recensione: prima stagione altalenante per il medical drama di Sky

Il nuovo medical drama firmato Sky con protagonista Mark Strong convince solo in parte, in un viaggio che ci porta nelle viscere di Londra.

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Nonostante sia giunto il momento di affrontare le novità Sky e NOW di agosto, conviene fare un passo indietro ad analizzare la prima stagione di Temple, serie che vede protagonista Mark Strong nel ruolo del chirurgo Daniel. Un salto nel lato oscuro di Londra, dove la legge e l'etica sono soltanto dei lontani ricordi. Un percorso nel quale si alternano diverse luci e ombre che fa emergere diverse lacune che fortunatamente non oscurano del tutto quanto di buono la serie cerca di proporre. Dopo aver visto gli otto episodi della prima season, ecco cosa pensiamo di questo medical drama atipico approdato da poco su Sky, che cerca di dare una direzione diversa al genere senza però centrare in pieno il bersaglio.

Discesa verso gli inferi

Aprire una clinica sotterranea non sembra un'idea molto brillante per la propria carriera lavorativa, ma quando ci va di mezzo la famiglia è difficile ragionare in modo lucido. Daniel Milton (Mark Strong) è costretto a cercare cure alternative per la malattia della moglie, e, visto il muro alzato dalla sanità pubblica, decide di lavorare come chirurgo lontano dal sistema, in una zona oscura dove le regole e l'etica sono appese ad un filo. Lee Simmons (Daniel Mays), impiegato in un'azienda di trasporti, è la mente che ha partorito l'idea della clinica e, vista la possibilità di guadagnare attraverso clienti di ogni genere, collabora assieme a Daniel per tenere in piedi il loro luogo segreto, che diventa a tutti gli effetti un vero e proprio microcosmo separato dal mondo in superficie.

Per raggiungere la poco ortodossa postazione di lavoro che si trova proprio sotto la stazione di Temple, i due utilizzano un ascensore nel quale i vari pazienti sono portati bendati per mantenere segreta l'ubicazione. Una vera e propria discesa che ha un significato ben preciso, sottolineando l'ingresso in un altro mondo, dove la luce e la legge non arrivano.

Col tempo impariamo a conoscere anche altri due personaggi di grande importanza, ovvero Anna Willems (Carice van Houten) e Jamie Harris (Tobi King Bakare). I due si legheranno agli altri protagonisti per motivi diversi, ma entrambi vedranno la loro vita cambiare, mentre il tempo scorre in parallelo al degrado di valori e regole della clinica. Una lenta discesa verso il fondo che trova il suo picco nel finale, dove Daniel prenderà decisioni che lo porteranno ad andare contro quelli che sono i suoi valori. Un cambiamento importante che, soprattutto in vista di un'eventuale seconda stagione, porterà delle conseguenze molto importanti.

A conti fatti ci sono quindi diversi aspetti interessanti e ben amalgamati, ma i numerosi problemi che emergono vengono purtroppo superati soltanto nei due episodi finali, nel corso dei quali si assiste ad un aumento dei giri importante che alza il ritmo e risolve la maggior parte delle questioni lasciate in sospeso. Infatti, come scrivevamo nel nostro first look di Temple nel resto di questa prima season ci sono alcune problematiche che potrebbero mettere a dura prova la vostra voglia di proseguire nella visione.

Salto della fede

Se il finale è coinvolgente e la trama a grandi linee interessante, il più grosso ostacolo per gli spettatori di Temple sono i restanti capitoli. Sia gli episodi iniziali che quelli centrali preoccupano in modo particolare perché, se quanto viene raccontato dovrebbe bastare per generare tensione, nella realtà dei fatti la trama principale non suscita il giusto interesse e soprattutto è afflitta da un ritmo piuttosto mortifero. Non ci sono grosse sbavature, ma risparmiare i colpi migliori per il solo finale è un rischio che per molti non vale la candela e, purtroppo, i più potrebbero abbandonare la serie dopo le prime battute. Considerando che non parliamo di un film ma di uno show, l'impatto iniziale è fondamentale, e in pochi saranno disposti a mettere in gioco il loro tempo in attesa di sviluppi e colpi di scena.

Prendendo in esame anche altri aspetti del titolo, possiamo dire che la qualità generale è buona, ma non ci sono riprese o svolte particolarmente sorprendenti. Le interpretazioni stesse si mantengono nella media, convincendo ma lasciando anche qualche dubbio, soprattutto nel caso di Mark Strong, che dovrebbe essere una delle punte di diamante del cast e non sempre sembra calato perfettamente nel ruolo.

Facendo un bilancio tra i pregi e i difetti, è chiaro che non siamo davanti ad una serie memorabile, ma l'idea di esplorare una storia diversa da altre appartenenti allo stesso genere è un fattore positivo che sarebbe sbagliato sottovalutare. Certo, come detto in precedenza, Temple chiede un atto di fede in vista del finale, e resta difficile da accettare la differenza qualitativa tra i primi episodi e gli ultimi. In conclusione questa non è una serie da bocciare e il risultato finale è sufficiente, ma è altresì vero che siamo lontani dai valori raggiunti da altre produzioni recenti. Vista la presenza di un cliffhanger importante, chissà se la seconda season avrà una marcia in più, scrollandosi di dosso i cali di questo primo ciclo di episodi.

Templeserie Purtroppo la vicenda principale di Temple impiega più tempo del necessario per ingranare la giusta marcia, faticando nel coinvolgere soprattutto nelle battute iniziali. Ci sono alcune idee di valore che la caratterizzano rispetto ad altre produzioni simili, ma questo non basta per far raggiungere alla serie un risultato che vada oltre la sufficienza.

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