The Book of Boba Fett 1x02 Recensione: troppo passato, poco futuro

La seconda puntata di Boba Fett indugia ancora troppo sul suo passato, nonostante le sequenze piacevoli, ed introduce troppo poco del suo futuro.

The Book of Boba Fett 1x02 Recensione: troppo passato, poco futuro
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The Book of Boba Fett non ha iniziato esattamente col botto, almeno a livello di impatto sui fan, questo possiamo ormai dirlo con certezza. E non perché pecchi di elementi potenzialmente intriganti o il carisma di un personaggio che, per quanto creato per un ruolo minore e silenzioso, ha ottenuto nei decenni uno status quasi leggendario - come abbiamo evidenziato nella nostra recensione di Boba Fett 1x01 e nel confronto tra i primi episodi di The Book of Boba Fett e The Mandalorian.

La sensazione, aumentata in modo esponenziale dopo la seconda puntata, è che Filoni e Favreau abbiano concepito una serie dall'avvio particolarmente lento e compassato, più interessato a chiudere il cerchio del passato mancante di Boba che non ad aprire immediati scorci futuri. È per forza un aspetto negativo? No, in fondo è un racconto interessante che amplia di molto la lore di Tatooine, però è lampante che l'equilibrio sia davvero troppo sbilanciato verso i flashback e, di nuovo, una narrativa del genere meritava necessariamente una doppia premiere, motivi di marketing o di copertura delle settimane a parte.

Non vogliamo sembrare eccessivamente critici in una fase così prematura, in quanto The Book of Boba Fett ha ed esercita tuttora un fascino che poche altre produzioni nel panorama contemporaneo possono permettersi. Gli spunti ci sono, vanno solo lasciati respirare.

Un passato dalla voce troppo preminente

La seconda puntata si apre con la naturale conseguenza della premiere: Boba (Temuera Morrison), seduto sempre sul trono che fu di Jabba the Hutt, interroga uno degli assassini che hanno tentato di uccidere lui e Fennec (Ming-Na Wen) per scoprire il misterioso mandante. Inizia allora una ricerca del vero colpevole, tra il fantomatico sindaco di Mos Espa che sembra non gradire affatto la sua presenza e residui nocivi del clan degli Hutt, nello specifico familiari di Jabba convinti della legittimità delle loro pretese sul trono. Nei sogni del protagonista, intanto, prosegue il rapporto cordiale o quasi con i Tusken, che iniziano ad accogliere con via via maggior convinzione Boba tra i loro ranghi, nonostante le minacce anche qui non manchino, anzi abbondino.

E partiamo proprio dai flashback, rappresentanti ancora una volta la parte più ricca della puntata, nel secondo episodio spudoratamente ispirati dall'estetica - e non solo - dei western occidentali, dando vita forse ad una delle sequenze più chiare ed aderenti all'idea di space western con cui già The Mandalorian ci venne presentato. Una narrativa che curiosamente potrebbe attrarre più che altro i lettori assidui dell'universo espanso e chi ha avuto il piacere di imbattersi in Kenobi, romanzo che tratteggia i primi mesi di vita del buon Jedi su Tatooine e che inevitabilmente mette in scena i Tusken e le loro credenze, usi e costumi, psicologia. Il lavoro di John Jackson Miller, però, è ad oggi considerato Legends, quindi non canonico, ma è affascinante notare quali idee sui predatori del deserto vengano riprese da The Book of Boba Fett e quali abbandonate. - ad esempio è commovente l'attenzione maniacale riservata al gaderffii, cioè il bastone appuntito di cui l'ex cacciatore di taglie era armato in The Mandalorian.

Una narrazione che deve ancora ingranare la marcia

Però è impossibile negare la natura di sezioni che lasciano un po' il tempo che trovano: incantevoli e fascinose, capaci di aumentare la conoscenza di un pianeta iconico e condite da ottimi momenti action, ma alla fine dei conti lasciano ancora troppo poco; la speranza, tuttavia, che questi flashback possano avere un impatto diretto sul futuro. Al contempo, il secondo episodio chiude a tutti gli effetti un tassello che lo spettatore non aveva, poiché ritroviamo sia a livello di costume che di tematiche lo stesso personaggio introdotto a Din Djarin.

Forse è giunto il momento di mettere in secondo piano il passato e concentrarsi sul presente, piuttosto povero e carente di contenuti fino a comporre il paradosso di presentare al pubblico situazioni e antagonisti da premiere. La verità è che ci ritroviamo in una fase fortemente iniziale, dove le minacce e la trama si sono a malapena presentate. Ci dispiace ripeterci, ma siamo sempre più convinti che nelle idee dei creatori questa fosse una doppia premiere, perché a distanza di una settimana tutto ciò ha davvero poco senso. Ora, che le carte in gioco sono disposte, la mano è stata servita e il terreno sondato, è tempo che The Book of Boba Fett prema una volta per tutte sull'acceleratore.

The Book of Boba Fett È una puntata di nuovo divisiva quella che The Book of Boba Fett ci propone. Un episodio in cui a dominare, infatti, è ancora una volta il passato dell'ex cacciatore di taglie, sicuramente pregno di sequenze e momenti intriganti o commoventi, ma che lasciano ancora troppo poco. Noi tuttora speriamo in un legame molto forte con il presente e il futuro di Boba, che spazi dalla caratterizzazione al suo operato come signore del crimine, ma ad oggi non abbiamo nessuna conferma. È il presente più che altro ad essere scarno e povero di contenuti, con minacce che solo ora hanno iniziato un po' a svelarsi - e che più che altro rivelano a noi il piano chiaro di una doppia premiere che probabilmente, per motivi di marketing o di copertura delle settimane, non si è concretizzata. Insomma, è un racconto che ha ancora un fascino incredibile e i tuffi nel passato non sono affatto da disprezzare; la qualità rimane comunque buona. Solo che è giunta l'ora di spingere l'acceleratore sul presente e futuro di un personaggio così iconico.