The Boys 3x07 Recensione: un delizioso antipasto prima del finale

The Boys si prepara al suo finale di stagione come meglio non poteva, con una puntata strabiliante per maturità che non rinuncia alla propria identità.

The Boys 3x07 Recensione: un delizioso antipasto prima del finale
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Dopo l'Eroegasmo (qui la nostra recensione di The Boys 3X06 e sapevate che Kripke avrebbe voluto Obama in Herogasm?), ad un appuntamento da un finale che si preannuncia eufemisticamente esplosivo, The Boys dimostra una volta per tutte di aver raggiunto un grado di maturità a dir poco sensazionale, almeno dal nostro punto di vista. Quante volte negli ultimi anni abbiamo notato che proprio in questi momenti le serie tendono a crollare? Dove per crollare intendiamo un vasto numero di fenomeni, da stop insensati alla narrativa - perché magari il prodotto non era stato ben pianificato e non si sapeva cosa fare con quel minutaggio - fino all'accartocciarsi su sé stesso, rischiando continuamente dei buchi di trama in un disperato tentativo di sorprendere lo spettatore prima dell'atto conclusivo.

E curiosamente il settimo episodio della serie Amazon Prime Video fa tutte queste cose: mette un po' il freno a mano per lavorare di fino sui suoi protagonisti e tirarli a lucido per il ballo decisivo e, con un ultimo colpo di reni, stupisce profondamente il suo pubblico. Dove risiede la differenza? Nel fatto che The Boys consegue uno per uno simili obiettivi con qualità, precisione e realizzazione chirurgica. Può sembrare banale, ma sono aspetti che fanno tutta la differenza del mondo e segnano un abisso di qualità con il livello mediano della serialità.

Un piccolo inseguimento nei boschi

Riprendiamo per un attimo le fila della narrazione: Starlight (Erin Moriarty) ha deciso di sfruttare la sua immensa popolarità sui social per parlare apertamente contro la Vought e Patriota in particolare (Antony Starr), adesso costretto a giocare pericolosamente sulla difensiva su più fronti; Butcher (Karl Urban) e Hughie (Jack Quaid) sono costretti ad assecondare sempre di più le manie di Soldier Boy (Jensen Ackles) e la sua missione di vendetta contro i suoi ex-compagni del team Rappresaglia; Frenchie (Tomer Capone) e Kimiko (Karen Fukuhara) si riuniscono con Marvin (Laz Alonso), nella speranza di trovare un modo per fermare Soldier Boy e capire come comportarsi in seguito a quello che è stato un vero e proprio tradimento da parte di Butcher.

Ora, l'episodio ha un chiaro fil rouge, cioè l'inseguimento da parte di Soldier Boy del suo caro vecchio commilitone Mindstorm (Ryan Blakely), usato però sapientemente come perno centrale di un capitolo il cui scopo principale è approfondire ancora di più i personaggi e sistemare la scacchiera per la prossima settimana. E dove molteplici produzioni fallirebbero nel loro intento proponendo una puntata noiosa ed altamente prevedibile, The Boys trionfa per l'ennesima volta perché riesce a mescolare con intelligenza i vari ingredienti e a dare loro la giusta dignità. Che si tratti di un viaggio nella psiche tormentata di Butcher o un Black Noir (Nathan Mitchell) che rivive in un modo strepitoso alcuni suoi ricordi, ogni segmento ha il suo spazio e una conseguente risoluzione estremamente soddisfacente, sia in senso positivo che negativo - è incredibile come The Boys riesca a miscelare naturalmente violenza e tenerezza.

Un unico neo

Persino l'inseguimento in sé, a tratti magari anche un po' troppo semplicistico a dirla tutta, alla fine si conclude con un paio di sequenze da brividi, per i confronti che crea e per le conseguenze devastanti che avranno sui protagonisti. Un insieme coronato infine da un plot twist piuttosto particolare, che farà storcere non poco il naso ai fan del fumetto ma che nell'economia della serie e della rielaborazione che sta portando avanti è il motore perfetto capace di portare i ragazzi alla rottura definitiva, a quell'annullamento progressivo della morale che in fondo è il cuore pulsante di The Boys e della penna di Garth Ennis.

L'unico neo di una puntata per molti versi strabiliante è l'ormai classico difetto endemico: Abisso (Chace Crawford) e A-Train (Jessie T. Usher) non hanno assolutamente alcun ruolo all'interno delle vicende e sfiora il patetico vederli un paio di minuti ad episodio per portare avanti un minimo la loro storia. Peccato poiché sono storyline ricchissime di tematiche intriganti e di potenziale, ma così equivale a sperperarli tutti e ci domandiamo se a questo punto non sarebbe stato meglio uno spin-off. Detto ciò, siamo in totale fibrillazione in attesa dell'ultimo atto di una stagione eccezionale, per cui stiamo davvero finendo gli aggettivi. Speriamo sia all'altezza del resto e non sopraggiunga anche qui una sorta di sindrome delle serie Marvel per la gestione spesso disastrosa delle conclusioni.

The Boys - Stagione 3 Non c'era modo migliore di prepararsi al finale di The Boys 3. Una puntata che, ancora una volta, era colma di trappole e che invece la serie gestita da Eric Kripke evita con maestria monumentale, si potrebbe quasi scrivere un manuale su quanti tranelli The Boys abbia evitato in questa sua terza stagione. Dove centinaia di telefilm avrebbero rallentato inutilmente il ritmo per non svelare le proprie carte o, all'opposto, tentato di sconvolgere costantemente lo spettatore, la produzione Amazon fa tutte queste cose ma con una naturalezza e precisione unici. Il ritmo rallenta per dare più spazio al dramma dei protagonisti (specialmente Butcher e, sorpresa delle sorprese, Black Noir) senza rinunciare a raccontare comunque porzioni cruciali della storia, il plot twist enorme alla fine dell'episodio sconvolge gli equilibri in campo ma non causa buchi di trama o retcon evitabili; tutto portato avanti in un modo che rasenta la perfezione, racchiusa nell'equilibrio miracoloso tra ultraviolenza e tenerezza che The Boys sfoggia ad ogni occasione. Speriamo che anche il finale non deluda.