Visto l'enorme successo della saga cinematografica di John Wick, era solo questione di tempo prima che l'universo narrativo creato da Derek Kolstad e Chad Stahelski si espandesse altrove, plasmando nuove storie intorno a una mitologia sempre più consolidata. La Grande Tavola, presenza silenziosa ed effimera, ma soprattutto il The Continental di New York, dedalo di incontri oscuri e loschi affari, sono divenuti col tempo personaggi capaci di dar forma e inaspettata profondità al più interessante mondo action degli ultimi anni.
Non sarebbe sbagliato parlare di Continental Cinematic Universe, specialmente considerando come la saga abbia ormai completato il suo processo di emancipazione da Keanu Reeves (qui la nostra recensione di John Wick 4) e sia quasi pronta a tornare con altri protagonisti (ecco a che punto è lo spin-off Ballerina). L'arduo compito di accogliere per la prima volta gli spettatori in un mondo senza John Wick è affidato a una produzione imponente che vede gli autori dei film nelle vesti di produttori esecutivi e che, coscientemente, decide di compiere un grosso passo indietro.
The Continental: l'epopea di Winston Scott
Potrebbe essere molto difficile convincere i fan del contrario, ma per apprezzare appieno un prodotto come The Continental, miniserie evento targata Peacock e trasmessa in Italia da Amazon Prime Video, è quanto mai fondamentale allontanare le proprie aspettative dall'epica di reevesiana memoria. Lo show creato da Greg Coolidge, Kirk Ward e Shawn Simmons è un prodotto derivativo in ogni sua parte rispetto alla fonte, che poggia le proprie basi su atmosfere familiari per attuare un processo di drammatizzazione ed emancipazione che la saga non aveva mai visto.

Il racconto che vede protagonista un giovane Winston Scott (Colin Woodell) e la folle guerra che lo porterà a reclamare il Continental di New York City strappandolo dalle mani del minaccioso Cormac (Mel Gibson) non ha alcuna intenzione di apparire come una copia carbone dei lungometraggi: non ne ha i mezzi produttivi, per quanto si noti l'attenzione per i dettagli, né le capacità. Per questo l'idea di allontanarsi dalla fonte sia temporalmente, sia stilisticamente, è una scelta che sin da subito incuriosisce e stimola a tenere alta l'attenzione.
Nel ricordo delle perle cinematografiche, la miniserie costruisce un appassionato omaggio al mondo di John Wick raccontando una storia più strutturata, più ambigua e inaspettatamente corale. Superati i primissimi frangenti atti a stimolare immediatamente lo spettatore con sequenze action ad alta tensione, The Continental mostra sin da subito le proprie differenze rispetto al ritmo e all'approccio delle opere precedenti. Il primo episodio dei tre mini-film (sono tutte puntate che sfiorano i 90 minuti) è quasi interamente dedicato alla presentazione di un ensemble caotico e all'apparenza frammentato, pronto a intrecciare i propri personaggi come nel più classico dei serial.

Non è un caso: raccontando legami sbiaditi e connessioni tormentate, The Continental abbandona gli stilemi dell'action puro per raccontare una storia di appartenenza, un'apoteosi criminale in cui l'assenza fa più male di un proiettile. Con ben cinque punti di vista differenti, il focus su Winston tarda ad arrivare e rischia fin troppo spesso di allentare la presa su chi osserva, creando un'alternanza di alti e bassi che non sempre convince fino in fondo. Pur riuscendo a offrire intriganti approfondimenti sul contesto e su alcuni personaggi iconici, sorprendendo occasionalmente nella resa d'insieme, bisogna scavare molto a fondo per trovare sprazzi di pura brillantezza.
Oltre il familiare, alla ricerca della novità
Stravolgendo la struttura narrativa in tre atti tipica di ogni produzione moderna, la principale differenza tra lo show e i suoi predecessori sta proprio nella scrittura: raccontando l'introduzione di personaggi, plot e conflitti (il primo atto) nell'intero primo episodio, la preparazione e lo sviluppo dei personaggi nel successivo (il secondo atto), per chiudere con il climax e lo scontro decisivo nell'ultimo (il terzo atto), The Continental cerca in ogni modo di colmare lo spazio che gli è concesso con gli elementi tipici della serialità moderna.
Le storyline diventano numerose, creando maggiori opportunità mentre alternano richiami più o meno velati ai paradigmi di John Wick, ma è attraverso questo ensemble di volti e caratteri sfaccettati che la miniserie porta in scena tutte le sue idee migliori. Il contesto anni '70 è intriso di una patina scura e tetra che raramente riesce a conferire la stessa maestosità della New York moderna, ma che incuriosisce con delle atmosfere decisamente pulp, esagerate e ironiche, che potrebbero quasi sembrare fuori contesto - senza tuttavia esserlo davvero. In questo senso, tanto i protagonisti quanto i villain fanno un discreto lavoro nel rendere accattivante un plot altrimenti abbastanza banale, ma nonostante il loro impegno non si può evitare di percepire un chiaro distacco tra alcune trame e molti elementi contestuali. The Continental prova a essere un serial nelle atmosfere, un action nello spirito, un drama nei dialoghi, ma fallisce nel determinare una direzione chiara e decisa che possa convincere davvero tutti.
In compenso, grazie soprattutto alle interpretazioni e alla caratterizzazione dei protagonisti, il modo in cui si formano certi legami e in cui si svolgono determinate vicende basterà a intrattenere i più curiosi, tra colonne sonore dell'epoca e situazioni al limite dell'assurdo. Dispiace non subire l'impatto maestoso e barocco dei film della saga, ma se c'è un particolare che lo show è riuscito a rappresentare a dovere è l'atmosfera del Continental, che da qui ne esce ancor più misticizzata e ammaliante.

Sicuramente il production design e l'attenzione ai dettagli meritano di emergere, soprattutto se confrontate rispetto alla media televisiva moderna. In questo, The Continental rappresenta un deciso passo in avanti per il genere sul piccolo schermo, non tanto per il suo messaggio, quanto per l'approccio alla sua produzione. Certo, da Stahelski e soci ci si aspettano sempre sequenze action senza pari, ma in un contesto diluito come quello della miniserie i picchi appaiono veramente pochi per soddisfare a dovere.
Un approccio da premiare (con riserva)
Nonostante le altissime premesse, The Continental rischia di offrire troppo poco rispetto a ciò che i fan desiderano per sperare in un successo vicino a quello della saga cinematografica. Oltre ad alcune scelte controverse, ciò che veramente manca al progetto è una chiara gestione del ritmo che risulti coesa sia nello sviluppo narrativo, sia nell'utilizzo dello screen time. Potrebbero tuttavia esserci diversi motivi per apprezzare lo sforzo fatto da Coolidge, Ward e Simmons, se non altro per considerarlo un'interessante aggiunta iniziale all'universo narrativo di John Wick.

Probabilmente è proprio la cura profusa in quest'ultimo aspetto a salvare lo show dalle sue incertezze. La passione per il progetto, l'amore per i personaggi storici e il desiderio di raccontare un mondo complesso e carismatico sono evidenti in ogni inquadratura, ma con ulteriori produzioni già in cantiere starà al pubblico stabilire se questo approccio possa funzionare sul piccolo schermo o se la poesia in movimento di Stahelski e soci sia effettivamente uno spettacolo esclusivo della sala e dell'esperienza cinematografica - nel senso più puro del termine.