The Expanse 4: la recensione della nuova stagione su Amazon Prime Video

La recensione della nuova stagione di The Expanse, disponibile in streaming su Amazon Prime Video dal 13 dicembre

The Expanse 4: la recensione della nuova stagione su Amazon Prime Video
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Che si tratti della serie o della saga letteraria a cui si ispira, The Expanse in questi anni è riuscita a consolidare un immaginario vivido, riconoscibile, per certi versi unico. Ha preso i canoni fantascientifici e li ha rimodellati a proprio piacimento, offrendoci un universo sfaccettato, interessante, che andasse al di là dei luoghi comuni del genere. Proprio per questa sua unicità, è riuscita a far breccia nel cuore di tutti gli appassionati delle space opera, divenendo un baluardo per un tipo di sci-fi più articolata, realistica per quanto possibile, e soprattutto più ragionata, rifuggendo la filosofia action che negli ultimi anni sta riconvertendo ogni immaginario di sorta.

Eppure, nonostante il gran successo, l'adattamento TV stava andando incontro ad un'inaspettata ed immeritata fine; SyFy, canale produttore della serie, si trovava nella scomoda posizione di avere per le mani un prodotto molto seguito, ma non sui propri canali, data la particolare situazione contrattuale che permetteva all'emittente americana di monetizzare unicamente dalla prima visione, quando l'esplosione della serie è avvenuta grazie alle piattaforme streaming che poi la riproponevano. Da qui un paradosso che da prima ha portato alla decisione di cancellare un prodotto poco profittevole e al subitaneo - agli occhi dei fan quasi miracoloso - intervento di Amazon Prime Video che già deteneva i diritti di ritrasmissione streaming, e che adesso controlla completamente la distribuzione della serie. Questa quarta stagione nasce sotto una stella diversa, ma scorrendo lungo la visione quasi non ce ne accorgiamo, tale è rimasta la continuità ideologica. Dopo avervi parlato del primo episodio nella nostra analisi preliminare su The Expanse 4, è arrivato il momento di tuffarci a capofitto nella recensione.

Crisi dei mondi infiniti

Come ormai ci ha abituati, la serie di Mark Fergus e Hawk Ostby traspone abbastanza fedelmente i romanzi del bicefalo James S. A. Corey, arrivando ad una corrispondenza tra quarta stagione e quarto volume. La conclusione della terza stagione ha lasciato nella galassia di The Expanse una miriade di varchi dimensionali, tutti affacciati su altri punti dell'universo, infinite galassie e pianeti da poter esplorare, alla ricerca di potenziali nuove terre da colonizzare.

Una nuova prospettiva di pace e collaborazione tra quelle che sono le tre storiche fazioni della serie, i terrestri, i marziani e i cinturiani, tutti esseri umani insediati tra il pianeta Terra, le stazioni e gli asteroidi della via lattea, e il pianeta rosso in fase di terraformazione.

Tre fazioni brutalmente scontratesi a causa della scarsità di risorse e delle differenti condizioni di vita tra il pianeta madre e i suoi diversi avamposti, che adesso idealmente poterebbero mettere da parte gli odii e lanciarsi nell'esplorazione, alla ricerca di nuovi mondi per tutti. Questo ventaglio di infinite possibilità è però allo stesso tempo spaventoso, va a toccare le corde più terribili dell'animo umano: avidità, paura dell'ignoto, smantellamento delle proprie credenze.

Partendo con un ritmo molto blando che potesse ricucire i fili della narrazione e gettare le basi per il futuro, questa quarta stagione mette in campo valori più grandi, estendendo il proprio sguardo e ponendoci di fronte a situazioni tra loro diverse, geograficamente lontane, il cui filo conduttore non è più solamente il dispiegarsi della trama, questa volta più slegata tra le varie linee narrative, ma una comune indagine sulla predisposizione umana davanti al cambiamento.

Molteplicità

Questa sua esplosione in varie e più eterogenee sottotrame ci permette di esplorare personalità diverse, approfondire i caratteri di personaggi che fino ad oggi eravamo abituati a considerare un tutt'uno, quasi di contorno a quelli che consideravamo i principali antagonisti. Non che Jim Holden (Steven Strait) e il "fantasma" del detective Miller (Thomas Jane) passino in secondo piano, anzi, ma c'è molto più spazio per tutti gli altri, liberi di esprimersi ed agire, ognuno su un proprio piano narrativo.

Come dicevamo nel nostro first look, il pretesto scatenante è un contenzioso territoriale su uno dei nuovi pianeti oltre l'anello, Ilius. Qui un gruppo di profughi cinturiani, e di ricercatori terrestri combattono per il diritto di permanenza sul pianeta, in un'escalation che non solo creerà le sue vittime, ma risveglierà anche un potere assopito nelle viscere della terra, riportando il discorso di lore sulla protomolecola e le sue origini ancestrali.

Le immagini di questa a prima vista piccola faida sarà la miccia per ragionamenti più ampi, di politica, ideologia e commercio. Mentre sul pianeta si lotta per la sopravvivenza mettendo in luce l'avidità di chi davanti all'infinito non vuole condividerne nemmeno un pezzo di pietra, dall'altro lato dell'anello, sulla Terra il segretario dell'UN Chrisjen Avasarala (Shohreh Aghdashloo) combatte la sua personale battaglia elettorale, sul campo di un dissidio tra chi, come lei, vede con sospetto e pericolo questa strana e onnipotente manifestazione aliena e chi invece, ispirata dal progresso spinge per una nuova stagione dell'umanità, una stagione di ricerca ed esplorazione.

Ideologie

Dicevamo delle maggiori ambizioni narrative, che si traducono in un'attenzione maggiore per tutti i personaggi, tant'è per esempio che tra i più rilevanti della stagione sono Naomi Nagata (Dominique Tipper) e Amos Burton (Wes Chatham) i cui archi acquistano consistenza, svelandoci non pochi angoli delle loro storie e personalità. Menzione a parte per la marziana Bobbie Draper (Frankie Adams) qui in vesti del tutto inedite, e che ci porterà ad una considerazione quasi ontologica: con un infinito fatto di pianeti a disposizione, quale è il senso di Marte e della terraformazione, quale la validità di un ideale unificante dal momento dell'esistenza di qualcosa che lo nullifica.

Ecco, possiamo dire che siamo arrivati allo stadio dell'ambizione - narrativa, tematica, tecnica - che siamo di fronte alla miglior messa in scena della serie, tra ambienti paesaggistici, effetti digitali e minuzia nella rappresentazione meccanica del freddo metallo. Tutto l'insieme cancella quello che è effettivamente un eccessivo sbilanciamento di ritmo, tra i primi sei compassati episodi e il rush finale dei rimanenti quattro, veramente densi. Non che poi si tratti qualcosa con frettolosità, ma effettivamente si percepisce una discrepanza che, fortunatamente, alla fine non inficia la godibilità di quella che si riconferma come una delle migliori produzioni sci-fi del decennio che va a concludersi.

The Expanse - Stagione 4 Tornata in vita dopo un breve momento di incertezza, la quarta stagione di The Expanse ci propone una space opera densa, sfaccettata, impegnata su molteplici piani nel costruire e cementificare un’identità riconoscibile ed affascinante. L’esplosione narrativa ci spinge a seguire ed approfondire le storie di tutti i personaggi che popolano il suo mondo, ponendoci in più di fronte a diverse questioni inclini a scandagliare le complessità della psicologia umana, non senza trascurare il lato più divertente ed appassionante della questione, tra manufatti alieni e manovre spaziali.

8.5