The Gift: recensione della prima stagione disponibile su Netflix

Dopo aver guardato l'ultimo episodio degli otto previsti per la prima stagione, siamo pronti a dirvi la nostra sulla serie TV di produzione turca.

The Gift: recensione della prima stagione disponibile su Netflix
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Dopo un primo contatto con The Gift discretamente positivo, siamo tornati a respirare le atmosfere fantastiche e allo stesso tempo oscure della serie TV di produzione turca, sbarcata su Netflix proprio sul gong finale di un 2019 che ha saputo regalarci tante emozioni. Ebbene, se arrivati a questo punto starete pensando che anche lo show ispirato ai romanzi di Sengul Boybas abbia le potenzialità per entrare nella cerchia degli show più interessanti dell'anno appena trascorso, ci spiace dovervi dare una piccola delusione.

Pur partendo da una base narrativa tutto sommato interessante e soprattutto potenzialmente intrigante, lo show (già rinnovato per una seconda stagione) fatica ad ingranare, perdendosi più volte sotto il peso di una narrazione frammentata e caotica. Siamo sinceramente delusi, poiché il primo episodio - pur senza miracoli tecnici o di scrittura - ci aveva lasciato una sensazione profondamente diversa rispetto a ciò che stavamo per guardare. The Gift si è rivelato un viaggio sostanzialmente asettico, il cui finale aperto e "dark" non ci ha fatto cambiare idea.

Storie che non esistono

Da buona serie mystery drama, The Gift porta su schermo un racconto ingarbugliato che già dalle prime battute lascia intravedere una lunga sequenza di situazioni difficili da spiegare e capire. Avevamo lasciato la protagonista, Atiye, in procinto di muovere i primi passi in una realtà a lei sconosciuta, con conseguenze via via sempre più incisive su quella che è la sua vita, fino a quel momento praticamente perfetta e invidiabile.

Le strane visioni della bella pittrice iniziano a delineare una rete di misteri sempre più fitta, che riguardano però non soltanto la giovane, ma anche le persone che le ruotano intorno, compresa la sua famiglia, apparentemente esemplare e unita, ma che nasconde una quantità di segreti non quantificabili.

Con l'incedere degli episodi, tutti gli intrigati tasselli di un racconto oggettivamente caotico in alcuni (forse troppi) passaggi iniziano a delinearsi timidamente, svelando allo spettatore un risvolto sempre molto meno fantasy per abbracciare una vena thriller molto più marcata, in cui omicidi e macchinazioni varie rappresentano il fulcro di una storia complessa e ingarbugliata.

È innegabile quanto la serie abbia iniziato a perdere di interesse sul piano, appunto, delle tematiche. Durante la visione degli otto episodi ci siamo sentiti sempre meno coinvolti dalla storia di Atiye, che in molti passaggi è risultata anche poco coerente con quanto l'incipit iniziale del primo episodio aveva saputo offrire. Tra un cliché di troppo ed un ritmo non troppo appetibile, insomma, la prima stagione di The Gift si conclude in modo frettoloso, lasciando nella mani della seconda stagione il difficile compito di provare a dare un senso ad un immaginario complesso e sempre meno interessante.

Realizzazione e recitazione: rimandati

Se la narrazione vive di momenti altalenanti ma si mostra complessivamente interessante e potenzialmente aperta a nuovi spunti d'interesse, a risultare decisamente sottotono è la recitazione dei vari attori al lavoro sulla serie. Buona parte degli interpreti, a partire dalla stessa attrice protagonista Beren Saat nei panni di Atiye, sino agli esponenti meno in vista dello show, risultano spesso protagonisti di un'interpretazione non esaltante.

Le incertezze espressive della bella attrice turca si uniscono alle poco emblematiche performance del resto del cast. Ci vien da pensare, ad esempio, a Melisa Senolsun che interpreta la sorella della protagonista, la controversa e strampalata Casnsu. Pur ricoprendo un ruolo fondamentale nella serie, la giovane attrice selezionata per il ruolo sembra in più di un'occasione inadeguata alla parte, fornendo un'interpretazione generale tutt'altro che discutibile.

A farci storcere il naso è in particolare il mancato sfruttamento di svariate potenzialità. Il setting affascinante, come ad esempio gli scavi di Gobekil Tepe (ai confini con la Siria), finisce vittima di una natura troppo approssimativa non soltanto a livello narrativo ed esplicativo, ma anche visivo.

Di ottimo livello sono invece fotografia e comparto sonoro. Le musiche, in particolare, riescono ad ingigantire non poco il pathos nelle scene più emozionanti e solenni. Discorso però molto diverso per il doppiaggio italiano, inadeguato in termini di espressività e, in alcuni casi, di coerenza nella scelta degli interpreti.

The Gift - Atiye La prima stagione di The Gift ci ha sorpreso un po' in negativo. Dopo un ottimo inizio, la qualità degli episodi ha iniziato a scemare sempre di più, portando su schermo un spettacolo sempre più caotico e poco coerente con l’immaginario introdotto nelle prime battute. A ciò si aggiunge un cast un po' mediocre, decisamente non all’altezza in più di un’occasione. Dalla seconda stagione già annunciata, e praticamente doverosa per come si è conclusa la prima, ci aspettiamo decisamente di più e, soprattutto, che la produzione possa schiarirsi le idee proseguendo sullo sviluppo del racconto.

5.5