The Head Recensione: convince il thriller antartico con Alvaro Morte

Amazon ci regala il thriller dell'estate, tra mistero ed azione. Un esperimento riuscito per questa co-produzione internazionale.

The Head Recensione: convince il thriller antartico con Alvaro Morte
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Le prime impressioni su The Head ci avevano fatto ben sperare per il futuro della serie thriller dalle atmosfere antartiche che tanto richiamano La Cosa di John Carpenter, ma solo una visione d'insieme è riuscita a permetterci di giudicare pienamente questa co-produzione tra Mediapro Studio, HBO Asia e Hulu Japan che vede tra i protagonisti Alvaro Morte, il Professore de La Casa di Carta. Ora che questo racconto in sei episodi è giunto a conclusione possiamo dire che il risultato è decisamente positivo e che The Head si conferma una delle più interessanti uscite Amazon di agosto, al netto di inevitabili compromessi. Per scoprire più nel dettaglio di cosa stiamo parlando, seguiteci nella nostra recensione completa.

Dieci piccoli ricercatori

Nel nostro speciale su The Head avevamo già avuto modo di confermare l'intenzione degli autori di raccontare una sorta di giallo antartico, più vicino ad Agatha Christie, che al capolavoro di Carpenter, con il quale tuttavia questa serie dimostra di avere un legame indissolubile, oltre a condividerne la location; ma la situazione è ancor più sfaccettata. Sebbene costretta ad abbandonare ogni velleità fantascientifica - l'assassino di The Head è reale e agisce per ben determinati motivi - questa serie si avvicina più all'opera carpenteriana, che a sua volta deve molto all'intreccio dei romanzi gialli, in un gioco di vasi comunicanti che vive di contaminazioni.

L'intreccio di The Head non ha infatti lo squisito fascino di un giallo in piena regola e all'apparenza non ne eredita le sfaccettature più fantasiose, prediligendo in determinati frangenti un taglio più action che più si confà all'opera di Carpenter. La serie dei fratelli Pastor rimane comunque un esempio su come gestire un arco narrativo chiuso, limitandosi ad una singola location, con un numero ristretto di personaggi; tutte caratteristiche sviluppate da La Cosa, che di base è un giallo fanta-horror dai risvolti esistenzialisti. A quest'ultimi, The Head sostituisce però l'elemento del crimine, l'intreccio procedural, il tema della colpa e del compromesso, senza purtroppo raggiungere le vette d'eccellenza di prodotti recenti come Knives Out - Cena con Delitto. Questa serie riesce comunque a mantenere centrale l'elemento umano giocando con gli stilemi visivi del genere horror e il risultato, come prevedibile, non è netto, con una narrazione sì valida, ma che decide di restare all'interno di uno schema ben circoscritto, senza indulgere in quelle divagazioni anche solo teoretiche, che avrebbero dato più smalto al racconto.

The Head vive dei suoi personaggi e delle loro idiosincrasie, cercando di indirizzare la narrazione sui binari della (dis)illusione, per condurre lo spettatore in luoghi e momenti ben precisi ed ottenere, a seconda del momento, una determinata reazione ad un ogni nuovo tassello che va ad aggiungersi al mosaico complessivo. La non attendibilità del racconto gioca con la sospensione dell'incredulità per creare una realtà velata da una patina di verosimiglianza che funziona per quasi tutta la durata della stagione, la cui intelaiatura può intravedersi in determinati frangenti, lasciando così spazio ad interpretazioni che potrebbero svelare il finale anzitempo. Nonostante ciò la soluzione del mistero appare soddisfacente al netto di qualche forzatura.

Forse avrebbe giovato una riflessione più profonda sugli avvenimenti che hanno scatenato l'ondata di omicidi all'interno della Polaris VI, mentre gli ultimi due episodi liquidano in maniera abbastanza sbrigativa tutta l'ampia questione legata alle pulsioni individuali e individualiste contrapposte al bene comune. A tal proposito ci sarebbe stato senza dubbio spazio per approfondire la psicologia di ogni personaggio, invece che relegare a rivelazioni dal sapore sensazionalistico una caratterizzazione a volte troppo effimera. Un caso emblematico è proprio quello dello stesso Ramòn, il cuoco interpretato da Alvaro Morte, il cui arco di sviluppo è stato disseminato di inneschi narrativi rimasti inerti o che per lo meno avrebbero potuto godere di maggiore tridimensionalità, estendendo il discorso anche al resto della squadra, che in alcuni casi ha sofferto di un trattamento anche meno lusinghiero da parte degli sceneggiatori, che in quei casi non ci ha permesso di empatizzare a sufficienza.

La strada sicura

Il lavoro di Jorge Dorado sulla regia forgia la narrazione di The Head alternando gli stilemi del drama procedurale alla tensione di stampo orrorifico che sfocia spesso nell'elemento action. In quest'alternanza troviamo alcune scelte ispirate di messa in scena, che punteggiano uno stile valido ed organico, ma che manca forse di quegli sprazzi di ispirazione che affiorano troppo poco nella totalità del minutaggio. Anche la regia, come la scrittura, decide quindi di muoversi su binari prestabiliti nella maggioranza dei casi. Questo approccio ripaga, ma non permette a The Head di innalzarsi al di sopra di altri prodotti dello stesso genere.

Nonostante ciò vale la pena decretare il successo di questa co-produzione internazionale e segnalare innanzitutto l'ottima performance del cast che, a parte qualche incertezza, come già avevamo avuto modo di evidenziare nelle nostre prime impressioni, riesce a reggere l'intreccio e a restituire una buon risultato d'insieme. Un doveroso plauso va all'ottimo lavoro di scenografia che ha ricostruito una stazione di ricerca antartica nei minimi particolari e al reparto effetti visivi che - al netto di qualche scivolone - ci ha fatto dimenticare che la serie è stata girata a Tenerife.

The Head The Head è il thriller dell'estate. Il lavoro di scrittura dei fratelli Pastor riesce a dipanare l'intera vicenda autoconclusiva nel corso di sei episodi, mentre la regia di Jorge Dorado regala una messa in scena convincente, sebbene entrambe le parti trovino un sicuro rifugio nella linearità, senza particolari slanci o guizzi creativi. Un risultato che ripaga e che nell'insieme fa di The Head un esperimento più che riuscito dal respiro internazionale, con un cast che convince quasi sempre e una sinergia tra i vari reparti che si fa apprezzare nel risultato complessivo.

7.8