The Mist: Recensione della serie tratta dal libro di Stephen King

Trasporre su schermo le opere Stephen King è una operazione molto complessa... vediamo come se la cava la serie The Mist.

The Mist: Recensione della serie tratta dal libro di Stephen King
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Esistono storie che ci fanno emozionare; esistono storie mediocri; esistono, come ci ricorda Maccio, storie che non esistono; e poi c'è The Mist, serie horror in onda, negli Stati Uniti, da un po' su Spike, e in onda, in Italia, da pochissimo su Netflix. Ecco, The Mist è uno di quei prodotti che possiamo definire brutti a cuor leggero, senza remore o rimpianti.
Ma andiamo con ordine. Prima di essere uno show, la serie di Christian Torpe è una conferma del fatto che trasposizioni capolavoro del calibro di Shining sono puramente casuali, rarità uniche nel panorama delle conversioni su schermo delle opere di Stephen King.
La colpa non è certamente di uno dei maestri della letteratura contemporanea, ma dello spirito sbagliato con il quale la maggior parte dei produttori si avvicina alla sua scrittura. Tralasciando i pochi veri gioielli, dati alla luce da personalità altrettanto uniche, lo spirito è quello dello sfruttamento del marchio King, la volontà deriva più dal poter esibire una scrittina del tipo "ispirato/tratto dal romanzo/novella/racconto di Stephen King", non da un amore per l'opera, né da un'intuizione di trasformazione
The Mist in questo contesto non fa eccezione ma, anzi, riconferma ribadendo a squarciagola la regola aurea del "non potremo mai avere un'opera decente che renda giustizia a King".

Lentamente arriva la nebbia

Come nell'omonima novella, che apre la raccolta Scheletri del 1985, abbiamo una piccola cittadina del Maine, in questo caso Bridgeville, che vede la sua tranquilla vita improvvisamente sconvolta dall'arrivo di una misteriosa nebbia.
Tralasciando l'assenza di pathos con cui in apertura di serie la nebbia scende sul paese, è proprio dal momento di vero inizio della storia che partono i problemi seri. Una delle più grandi forze di King è non tanto il lato spaventoso in sé, quanto la capacità di tratteggiare caratteri. La mostruosità, la paura, la suspense, sono magistralmente generate e particolareggiate tramite la minuziosa costruzione di personaggi credibili, sfaccettati, dalle molteplici forme. Sono personaggi vivi, e come tali possono nascondere le più grandi perversioni dentro di loro, e comportarsi nei modi più imprevedibili ma realistici nel momento del dramma. L'utilizzo di storie dal taglio horror non hanno mai l'obiettivo ultimo di creare paura fine a se stessa, è al contrario un espediente per poter analizzare in prima battuta l'animo umano.

The Mist fa finta di niente ed elimina questo aspetto, puntando più su un'effetto cospirazionista e misterioso molto simile a quello già visto in Under the Dome, altra trasposizione mediocre dell'opera di King.
Trasporre a schermo chiaramente non deve voler dire replicare in tutto e per tutto l'essenza di un romanzo, questo è chiaro, e di per sé le modifiche ad un certo plot, così come un cambio di finalità o tematiche sono da ben guardare, se non auspicabili; il problema è quando allontanandosi dal progetto originario si incappa in una propria incapacità di scrittura, e questo è il caso.

E il naufragar è amaro in questa nebbia

Personaggi piatti, tensione mal gestita, dramma mai veramente funzionale e integrato nella narrazione, ma sempre ma sempre sguaiatamente sovraesposto nel tentativo, fallito, di voler provare a creare empatia, o quantomeno suscitare una qualsiasi forma di emozione senza però riuscirci. È un caos indistinto The Mist, mal scritto, mal pensato e mal recitato. Non bastasse anche il lato tecnico non favorisce una percezione favorevole di quello che stiamo guardando.
Una messa in scena pessima, povera di creatività o ispirazione, con una CGI di basso livello ci portano dalle parti di produzioni amatoriali dagli scarsi valori.

Non funziona praticamente niente come dovrebbe, eppure alla fine, quando tutto sembra chiudersi, arriva il primo, vero sussulto di paura. Quella che sembra la parola finale ci lascia invece con un sospetto, il dubbio di un cliffhanger accennato. Che ci sia una seconda stagione? L'orrore, questo significa l'orrore.

The Mist - stagione 1 Ancora una volta la "maledizione King" colpisce, rendendo di fatto The Mist una serie concepita male e realizzata peggio. Più che di una vera e propria maledizione dovremmo piuttosto parlare dell'ennesimo tentativo di sfruttare in maniera facile un marchio come quello di King, proponendo un prodotto raffazzonato e senza anima.

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