The Morning Show: Recensione della serie disponibile su Apple TV+

Basate su delle premesse potenzialmente colossali, The Morning Show si è rivelato uno spreco, se non per pochi aspetti e un messaggio incoraggiante

The Morning Show: Recensione della serie disponibile su Apple TV+
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Non è la prima volta che assistiamo ad un serie fortemente connessa al mondo del giornalismo, basti pensare a The Newsroom o alla più recente The Loudest Voice. Ma il progetto ideato da Jay Carson - produttore e consulente tra i più influenti di House Of Cards - per Apple TV+ aveva quella scintilla di genialità che pochi altri nomi possono vantare, quella potenziale marcia in più capace di segnare indelebilmente il medium. Trattare le problematiche del giornalismo moderno e i suoi rapporti sempre più stretti con la politica e in generale gli interessi della classe dirigente combinato alle tematiche legate al MeToo con tutte le sue possibili derivazioni è una ricetta vincente, capace persino di poterlo rendere un telefilm scomodo. Eppure a volte è proprio così che si trovano le galline dalle uova d'oro.

Un servizio di streaming appena nato, e quindi affamato di utenza da strappare ad un'agguerrita concorrenza, argomenti dirompenti ed attuali, un cast stellare: la scacchiera era perfetta. Tuttavia già le nostre prime impressioni su The Morning Show terminavano con un interrogativo dubbioso: basteranno quei temi per soddisfare le sue immense ambizioni? Purtroppo la risposta è un secco e diretto no.

Sveglia alle 3:30

Tautologicamente, protagonista indiscusso della serie è il The Morning Show, un telegiornale mattutino reso celebre dalla meravigliosa alchimia dei due conduttori, Alex Levy (Jennifer Aniston) e Mitch Kessler (Steve Carell), diventate delle vere e proprie icone nel mondo delle news. Questa grande famiglia felice, così come viene percepita all'esterno tra il pubblico, viene scossa dalle fondamenta per via di alcune accuse anonime contro Mitch, reo di aver perpetrato negli anni una lunga sequela di molestie sessuali, oltretutto contribuendo a creare intorno allo show un clima di silenzio oppressivo premiato da avanzamenti di carriera.

Licenziato immediatamente, il The Morning Show si trova a dover affrontare un momento durissimo, tra la scelta del nuovo partner di Alex fino alla gestione di quella roulette russa nota come il tribunale dell'opinione pubblica. La scelta ricadrà rocambolescamente su Bradley Jackson (Reese Whiterspoon), giovane giornalista in ascesa nota per il suo essere interessata solo e soltanto alla verità, senza vie di mezzo. E uno degli aspetti più intriganti che gli eventi pongono immediatamente al cospetto dello spettatore è il contrasto tra Alex e Bradley: un attrito non tra due personalità che difficilmente diventeranno amiche, ma uno scontro ben più ampio su due visioni differenti di fare giornalismo.

È l'aziendalismo e la sua comfort zone contro la voglia di ignorare gli interessi in gioco per offrire i fatti duri e crudi, un dibattito che mette in gioco le infinite questioni etiche derivanti da una professione particolarmente delicata. Fino a dove è giusto spingersi per centrare la verità? Fino a che punto è legittimo, d'altro canto, fermarsi e distogliere lo sguardo? Sembrerebbe facile puntare direttamente verso la risposta ovvia, ma quando bisogna scontrarsi con una miriade di fattori che spaziano dalla sfera politica a quella umana l'esito non è mai scontato. Una dimensione che The Morning Show coglie magnificamente attraverso il personaggio di Bradley e l'ottima interpretazione della Whiterspoon.

E il resto?

I problemi sorgono quando ci si ricorda - è molto facile dimenticarsene, ve lo assicuriamo - che la serie ha molte altre tematiche e soprattutto ben altri due protagonisti. Ora, nessuno potrebbe mai sostenere che ad oggi parlare del MeToo sia una sfida agevole, tutt'altro. È un argomento che richiede una cura maniacale dei dettagli, soppesando da qualunque angolo la sceneggiatura per essere sicuri di veicolare il giusto messaggio e non scadere in banali moralismi: condannare certamente ogni abuso sessuale ed ogni comportamento o ambiente che possa anche vagamente permettere tali atti, ma contemporaneamente ricordare che dal caso Weinstein la questione è oggi di una delicatezza estrema, soprattutto tenendo conto del vortice mediatico dei social media.

Come The Morning Show sia riuscito a bypassare anche questa riflessione basilare sul tema è ancora un mistero per noi e l'immagine che ne restituisce è una delle più povere, disarmanti e vuote mai viste: il cattivo è stato individuato e mandato via, adesso va tutto bene e si va avanti.

Non c'è profondità, non c'è una caratterizzazione minima del personaggio e del caos che sta, giustamente o ingiustamente, radendo al suolo la sua vita, non c'è neanche la voglia né l'interesse di sfruttare in maniera interessante l'argomento. Il minutaggio scarno su schermo riservato a Mitch ne è la prova.

Una serie corale priva di cast

L'unico effetto positivo di questa storyline è , quasi per caso, riuscire ad accompagnare lo spettatore verso un finale meraviglioso, cui si arriva con una carica emotiva soverchiante proprio a causa delle conseguenze messe in moto da Mitch. E le ultime scene in particolare mandano un messaggio dalla forza inaudita, per contenuto e messa in scena brillante. Tuttavia il leitmotiv di The Morning Show è fare terra bruciata intorno a sé pur di conquistare i suoi pochi aspetti positivi: il finale, infatti, sacrifica innanzitutto il ruolo del personaggio di Steve Carell, ridotto ad una sagoma con impazzo zero sulle vicende, incapace di variare in maniera significativa la narrativa della serie; non accontentandosi di ciò, le ultime due puntate annullano totalmente il senso dei personaggi di contorno. Si insiste spesso e volentieri lungo la stagione nel voler creare un denso microcosmo intorno allo show, poiché il comportamento di Mitch non ha scosso solo le persone più vicine ma chiunque abbia lavorato con lui per anni.

Dal conduttore dei fine settimana convinto di meritare di più al produttore esecutivo dello show che disperatamente tenta di ricostruire la baracca fino ad una coppia preoccupata dalle ripercussioni di un simile scandalo, c'è la volontà di dar vita ad un cast corale. Un tentativo dai risultati altalenanti, si passa da sinceri drammi umani a tentativi mediocri di piccoli giochi politici, che però perde ogni velleità in quanto nei momenti cruciali questi personaggi vengono sistematicamente abbandonati.

Ancora una volta, nessun impatto significativo sulla narrativa. L'elemento che, a parer nostro, pecca di scarsa caratterizzazione è indiscutibilmente Alex Levy, protagonista fin troppo scialba e salvata unicamente dal finale.

A volte c'è la sensazione di avere a che fare con personaggi diversi, non c'è la benché minima coerenza nelle sue azioni e la complessa situazione familiare tratteggiata intorno a lei è confusa, mal gestita e, di nuovo, abbandonata all'istante nei momenti spartiacque. Tirando le somme, Alex è lo specchio di The Morning Show: una serie dal potenziale sprecato, non fosse per dei brevi e clamorosi intermezzi.

The Morning Show Siamo rimasti un po' delusi dal potenziale sprecato di The Morning Show. Una serie con delle premesse ed idee sensazionali, un cast di tutto rispetto e distribuita su un servizio di streaming giovane e agguerrito. Era la situazione ideale, e invece ci si ritrova davanti un prodotto confuso, che per buona parte del tempo è diviso tra l'essere un dramma corale, una disquisizione sull'etica giornalistica e una feroce lotta politica. Da questo marasma di mancata pianificazione, ad uscirne vincitrice è solo il personaggio di Bradley e un messaggio finale da applausi. Il resto è un insieme di elementi senza direzione, personaggi costruiti a metà ed altri un po' incoerenti, uniti a storyline e riflessioni che vengono a malapena accennati e spesso mai più ripresi.

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