The Peripheral Recensione: l'imperfetto sci-fi di Amazon Prime Video

La serie tratta dai libri di William Gibson ha fascino da vendere, ma si perde troppo spesso in un oceano di verbosità.

The Peripheral Recensione: l'imperfetto sci-fi di Amazon Prime Video
Articolo a cura di

Realtà e finzione che si scontrano con linee temporali incrociate, futuri in grado di cancellare il passato e nuove biforcazioni che nascono in seguito a piccoli cambiamenti: la narrazione contorta del Ciclo del Jackpot, comprendente i due libri scritti da William Gibson, è l'anima che muove la serie originale Amazon Prime Video Inverso - The Peripheral. Lo scenario futuristico impostato dall'autore Scott B. Smith ci ha accompagnato per tutto il mese di novembre con le sue uscite cadenzate, concludendosi tra le serie tv Amazon Prime Video di dicembre 2022 con un episodio finale che ha il classico sapore "dell'arrivederci", perché lascia spalancate le porte ad un sequel che potremmo definire obbligato se non temessimo le astruse scelte dettate da logiche di mercato.

Nonostante questa sia una caratteristica che è rinvenibile nella maggior parte dei serial moderni, assume connotati particolarmente concreti per lo sci-fi prodotto da Jonathan Nolan e Lisa Joy, perché al termine di questa prima stagione si ha l'impressione di aver assistito soltanto ad un lungo prologo, incapace di soddisfare appieno le richieste di una trama convoluta che si dipana con molta lentezza.

La periferica del futuro

Tecnologia al servizio della comunità, ma anche del divertimento e dell'evasione, è questo il futuro del 2032 nel quale vive la famiglia Fisher: Burton (Jack Raynor) è un militare congedato in seguito ad una guerra domestica, trascorre le sue giornate giocando con la realtà aumentata ma è ancora unito ai suoi commilitoni da un apparecchio che ne collega le sinapsi rendendoli una vera e propria unità;

sua sorella Flynne (Chloë Grace Moretz) lavora invece in un negozio di stampa 3D, ma si sostituisce spesso al fratello durante le missioni virtuali aiutandolo a superare gli obbiettivi più ostici. La capacità della ragazza di agire fuori dagli schemi prefissati ha attirato le attenzioni di una misteriosa azienda colombiana, che sceglie l'ex-soldato per testare un nuovo visore non ancora presente sul mercato. Consapevole di essere soltanto un avatar per le acrobazie messe in atto da sua sorella, Burton lascia a Flynne l'onore di provare questa nuova periferica, e la giovane si trova così a vagare per le strade di una Londra futuristica per rapire una donna facoltosa. Portata a termine la missione virtuale Flynne elogia con fare incredulo l'assurdo realismo di quella simulazione, ma la sessione si rivela ben presto più di un semplice gioco tecnologico, perché i Fisher finiscono nel mirino di una società estremamente influente che ha intenzione di rimediare all'operato della ragazza.

Narrazione flemmatica

La storia imbastita dagli sceneggiatori - ispirati dai libri del padre fondatore dell'intero genere cyberpunk - aleggia sui confini del reale e del virtuale, presentando un futuro prossimo nel quale determinate tecnologie possono apparire plausibili, per poi virare con nettezza verso la fantascienza nuda e cruda quando comincia il gioco di linee temporali ed influenze oscure.

Evitando con accuratezza ogni possibile spoiler, così da lasciare agli spettatori il piacere di scoperte spesso conturbanti, si può comunque affermare che la periferica arrivata a casa Fisher sia ben più complicata di quanto i suoi possessori inizialmente credano, ed infatti a causa del visore si mettono in moto ingranaggi importanti e pericolosi che trascendono i confini del videogioco. Le evoluzioni della trama si nascondo nelle sfumature più che in concrete rivelazioni, e questo a causa di una tendenza al dialogo pomposo ed artificiale che dimostra (in tutti i suoi pregi e difetti) la provenienza da un'opera letteraria. L'intreccio di Inverso si muove infatti grazie ai discorsi costruiti attorno a personaggi inizialmente molto misteriosi - forse anche troppo, come vi dicevamo nel first look di The Peripheral - che si collegano con calma alla narrazione principale vissuta da Flynne e Burton, dando vita ad un'ambientazione corposa ed affascinante fatta di più voci ed altrettanti obbiettivi.

Le mire di un'azienda distopica, i facili guadagni di un gruppo di criminali valorizzati dallo Stato, ma anche le questioni familiari più intime sono portate sullo schermo con ricercata verbosità: se da un lato questo accentuare le conversazioni rende onore ad attori convincenti (molto spesso è proprio il radicale cambio di accenti a testimoniare il passaggio dagli Stati Uniti all'Inghilterra, senza doversi dilungare in scene descrittive), dall'altro finisce con il dilatare i tempi di un racconto che si allunga anche verso lidi evitabili, come nelle numerose spiegazioni degli eventi precedenti o nella descrizione di tecnologie fittizie, ma comunque già ampiamente esplorate dal genere.

Scenari affascinanti

L'intreccio si scioglie così con lentezza verso un finale che è per forza di cose aperto, perché otto episodi compassati non bastano a dirimere tutte le intriganti sfaccettature del racconto, lasciando la sensazione che questa prima stagione sia soltanto un grande prologo per qualcosa di grande da venire. A spezzettare gli innumerevoli dialoghi della serie ci pensano brevi sequenze d'azione - almeno una ad episodio - nelle quali è solitamente il combattimento corpo a corpo a dare dinamismo alla visione, riuscendo a convincere nella maggior parte dei casi ed a divertire con le assurde acrobazie dei lottatori.

Uno dei grandi meriti della serie si ritrova in una messinscena seducente, la quale gode di inquadrature suggestive e panorami resi vibranti proprio da quella tendenza al dialogo che spiega e dona sostanza al colpo d'occhio. Ad accompagnare l'estetica futuristica e decadente dello scenario ci pensa una fotografia molto calda, mentre l'uso oculato della computer grafica si lascia apprezzare per le sensazioni restituite da tecnologie inventate ed architetture allucinanti.

Inverso - The Peripheral Intrigante e misteriosa come la realtà simulata da una periferica sconosciuta, questa prima stagione di Inverso - The Peripheral si rivela un lungo prologo in attesa di qualcosa di grande all'orizzonte. La narrazione basata su accenni, bugie e mezze verità riesce ad accalappiare l'attenzione dello spettatore grazie ad un contesto fantascientifico corposo e credibile, che risalta con i continui dialoghi di personaggi inizialmente misteriosi ma sempre più importanti. La ricerca costante della conversazione finisce però con il dilatare i tempi di una storia che si svela con reticenza, finendo con il lasciare il pubblico con più domande che risposte, quando ogni pedina sembrava ormai al suo posto e pronta a scatenare l'inferno.

6.5