The Politician: recensione della nuova serie comedy di Netflix

La corsa ambiziosa di un liceale alla presidenza del consiglio studentesco, tra dibattiti esagerati e ipocrisie politiche

The Politician: recensione della nuova serie comedy di Netflix
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La TV e i giornali ci hanno abituato da tempo a comprendere le insidie e le ipocrisie dell'attività politica, ma non accade tutti i giorni scorgerle in un contesto così apparentemente semplice come la scuola. Il produttore Ryan Murphy firma il suo esordio su Netflix con la prima stagione di The Politician, mostrandoci la sfrenata ambizione di un liceale, Payton Hobart, che desidera realizzare il sogno di diventare un giorno presidente degli Stati Uniti d'America.

Per farlo dovrà prima raggiungere qualche tappa importante: farsi ammettere ad Harvard, ma soprattutto vincere la campagna elettorale per la presidenza del consiglio studentesco. Per Payton non è solo un evento scolastico, ma una questione di vita o di morte.
Visivamente accattivante e a tratti assurdo, in pieno stile Murphy, The Politician mira a far sorridere, ma è anche la triste rappresentazione di una gioventù facoltosa, vuota ed emotivamente fragile.

L'ambizione tra autenticità e caricatura

La scrittura di The Politician è ricca, sia dal punto di vista narrativo, che formale. L'estetica curata e il susseguirsi di scene che testimoniano la frenetica campagna di Payton (Ben Platt), dei suoi collaboratori e dei suoi avversari, cattura lo spettatore e dona un senso di familiarità a coloro che in passato hanno già imparato ad apprezzare lo stile riconoscibile di Ryan Murphy. Tutto ciò che vediamo sembra quasi essere una grande caricatura della vita e dei rapporti umani, amplificata dalla ricchezza dei personaggi e da quella patina artificiosa che traspare dalla fotografia colorata e dalla regia attenta al dettaglio.
Lo stesso Payton dichiara di aver studiato la vita dei grandi Presidenti degli Stati Uniti del passato e li vuole imitare con un'organizzazione maniacale che lascia poco spazio alla spontaneità. Tutto nella sua vita sembra rispondere a un preciso disegno, che si trasforma presto in un'ossessione e in una vera e propria battaglia che mette a repentaglio sentimenti ed empatia.

In questo contesto la vera e propria protagonista della serie è proprio l'ambizione, rappresentata non con la negatività di un sentimento che corrompe chi lo sfoggia, ma come una spinta ambigua al successo. Non ci sarebbe stato nulla di originale in una banale invettiva contro l'ipocrisia dell'aspirazione politica, per questo il disegno di Murphy - che torna a collaborare con Brad Falchuk e Ian Brennan - è più complesso, piacevolmente sfaccettato e abbastanza maturo da mostrare quanto la bramosia non sia altro che un sentimento terreno, costantemente sottoposto alle incoerenze dell'essere umano.

The Politician prosegue così, oscillando tra esagerazione e delicatezza, tra l'eccessiva pianificazione dei suoi personaggi e l'imprevedibilità delle loro emozioni. Fin dalla prima puntata l'ambizione fa perdere di vista il senso della proporzione, trasformando la determinazione a diventare presidente del consiglio studentesco in una campagna elettorale esagerata, giocata tutto su una sfrenata propaganda politica che non ha certo i toni di un evento scolastico.

L'ambizione di Payton e delle figure che gravitano attorno a lui - dall'avversaria Astrid (Lucy Boynton) fino ai collaboratori James (Theo Germaine) e McAfee (Laura Dreyfuss) - si trasforma in un gioco politico che sfugge presto di mano, che conduce allo sfruttamento dei bisogni altrui, del politically correct e dell'empatia, ma che - nonostante i timori di Payton di non provare nulla per nessuno - mette anche in mostra tutta la fragilità di questi giovani, abituati ad avere tutto. La patina di falsità sporadicamente crolla, mostrando dolore e solitudine.

Il rovesciamento del politically correct e della rappresentazione

Nella campagna condotta da Payton alla Saint Sebastian High School, si può intravedere tutta l'ipocrisia che purtroppo caratterizza il mondo politico. È proprio così che Murphy affianca all'assurdità di molte storyline - in particolar modo quella che coinvolge Infinity e sua nonna (un'esuberante Jessica Lange) - una buona dose di realismo.
Seppur fuori proporzione, la propaganda politica di questi adolescenti non ha nulla da invidiare a quella condotta dai politici più affermati e si gioca tutta su indagini statistiche, iniziative e tante, tante promesse. La maturità della scrittura sta proprio nell'indirizzare queste promesse sulle tematiche più calde degli ultimi anni, che più stanno a cuore a un gruppo liceali. Si fa leva sul bisogno di auto-affermazione degli studenti, sulle loro insicurezze e sul desiderio di farsi ascoltare.

In questo modo Murphy non ci fa mancare proprio nulla, ridicolizzando il comportamento tipico della classe politica, strappandoci un sorriso, ma svelando anche lo sfruttamento di tematiche come la rappresentazione della diversity: Payton e Astrid cercano di conquistare i voti delle minoranze (perfino dell'unico Haitiano presente nella scuola), degli individui affetti da disabilità, dei non-binary e degli emarginati, e lo fanno senza l'empatia richiesta da chi vuole davvero cambiare il mondo.

Il loro arrivismo è rispecchiato anche dalla scelta dei vice, in particolar modo nel coinvolgimento di Infinity Jackson (Zoey Deutch), ragazza malata di cancro. La bizzarra storia di Infinity si trasforma in un vero e proprio calvario per Payton, quando si sollevano dubbi sulla veridicità della patologia della ragazza, ma anche lo scopo di portare all'estremo la falsità delle campagne elettorali e lo sfruttamento mediatico dei più deboli, per un solo scopo politico.

La complessità emotiva di The Politician

Almeno sulla carta The Politician appartiene al genere della commedia, ma per tutta la narrazione mette in mostra figure dai tratti tragici, intrappolati in ville lussuose, ma tristemente sole. La loro ambizione va oltre il desiderio di affermarsi nella vita, ma sembra un tentativo di riempire un vuoto, di dare alla vita una motivazione. Payton si mostra impaurito all'idea di essere "solo un politico", si interroga più volte sulla propria incapacità di empatizzare con le persone e arriva addirittura a credere di essere un sociopatico, ma l'ottima interpretazione di Ben Platt ha donato grande spessore al personaggio, svelando più volte la sua intensa carica emotiva.

La patina di opulenza e artificio non basta a soffocare tutti i sentimenti di personaggi che rischiano costantemente di perdere se stessi in un mondo troppo complesso, tanto da arrivare anche a gesti estremi. Il tocco ironico di The Politician non ridicolizza mai le tematiche più delicate affrontate dalla serie, come per esempio quella della depressione e del suicidio.

The Politician - Stagione 1 Con una vena assurda e colorata tipica di Ryan Murphy, The Politician si rivela più maturo e complesso di quanto non sembri a prima vista. Mostrandoci l'ambizione di un giovane desideroso di diventare Presidente del consiglio studentesco, la serie svela anche tutta l'ipocrisia delle campagne politiche, piccole o grandi che siano, e la solitudine dei ricchi adolescenti pronti a tutto pur di diventare qualcuno, ma persi in un'esistenza fatta di apparenza. L'ottima performance degli interpreti, tra cui spicca quella di Ben Platt, è riuscita - nonostante qualche assurdità e l'abbandono di storyline verso la fine della stagione - a rappresentare al meglio la complessa emotività della generazione rappresentata.

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