The Third Day: il mystery di HBO con Jude Law e Naomie Harris

La nostra recensione di The Third Day, miniserie con Jude Law e Naomie Harris nata dallo sforzo congiunto di HBO e Sky.

The Third Day: il mystery di HBO con Jude Law e Naomie Harris
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Il primo episodio della miniserie coprodotta da HBO e Sky, The Third Day, presenta un uomo apparentemente molto triste e in preda alla follia che si ritrova, suo malgrado, su un'isoletta appena al largo della costa inglese. Una puntata rivelatrice, in un certo senso, per quanto riguarda le priorità dello show: spingere l'acceleratore più sul mistero che sulla trama. L'atmosfera della serie è molto criptica, ricca di colori saturi e cottage caratteristici che regalerebbero un bel fine settimana a chiunque se non fosse per gli inospitali residenti, un po' strani e leggermente creepy. Nonostante la cornice inquietante dello show, tuttavia, la natura circolare della storia impedisce che si accumuli una quantità apprezzabile di tensione durante i primi cinque episodi, per aumentare solo nell'ultimo.

Il pilot dice molto allo spettatore prima ancora di introdurre l'isola. Sam (Jude Law) è un uomo come tanti: marito, padre, lavoratore. Già nelle prime battute lascia trasparire i suoi stati d'animo: prima arrabbiandosi e sbraitando, mentre parla al telefono di un furto di denaro dall'ufficio, e poi mostrando una tristezza smisurata e inizialmente inspiegabile, mentre crolla sulla riva di un ruscello. Si riprende però dalla sua crisi di pianto alla vista di una giovane donna, Epona (Jessie Ross), che si sta impiccando a un albero nel bosco. Scatta, si barcamena tra le frattaglie, le salva la vita e la accompagna a casa, mentre l'adolescente mormora: "Mi uccideranno."

Epona vive in una comunità isolana indipendente, chiamata Osea, che è accessibile solo per breve tempo ogni giorno, quando la bassa marea scopre una stradina di epoca romana. Una volta lì, Sam è pervaso da sensazioni contrastanti. La prima è che il posto sia in qualche modo familiare, anche se per quanto ne sappia la sua unica connessione con Osea è che suo nonno fu di stanza lì durante la Seconda Guerra Mondiale; la seconda è la stessa che hanno solitamente gli spettatori più avvezzi ai film horror, ovvero che gli abitanti di località sperdute sanno essere bizzarri, inquietanti e nascondono segreti.

Il folklore di Osea

Sam intuisce che c'è qualcosa che non va in quel posto remoto, con le sue tradizioni quasi pagane e il sospetto della sua gente che si alterna all'eccessiva cordialità verso gli estranei, ma in un modo o nell'altro riesce sempre a lasciarsi scappare le sue occasioni per tornare sulla terraferma.

Attingendo a piene mani da film come Midsommar di Ari Aster e The Wicker Man di Robin Hardy, The Third Day si sforza di non rivelare troppi dettagli della trama nei primi episodi (sono 6 in totale), cercando di attirare gli spettatori un po' per volta. Si serve quindi del comportamento diffidente di Sam e del cliché di offuscare i confini tra realtà e fantasia per rendere in qualche modo difficile capire cosa davvero stia accadendo al protagonista.

I personaggi secondari contribuiscono ad ampliare il coinvolgimento e iniziano a confondere un già turbato Sam: tra questi meritano di essere citati i Martins (Paddy Considine ed Emily Watson), coniugi disadattati che gestiscono l'unico pub di Osea e passano da sospetti ad affidabili in un istante.

Poi c'è Jess (Katherine Waterston), una ricercatrice americana che studia le tradizioni dell'isola sia antiche (baccanali celtici, sacrifici e simili) che recenti (un festival simile al Burning Man progettato per stimolare il turismo): è una donna affascinante e misteriosa, con dei segreti che l'avvicinano molto all'oscuro passato di Sam.

Come le pellicole che sembra emulare, The Third Day deve gran parte del successo alla sua capacità di tenere il sipario calato fino alla rivelazione finale. Lo show (ecco il trailer di The Third Day) ha però una combustione lenta, troppo tempo è infatti dedicato allo sconcerto di Sam mentre cerca di separare realtà e immaginazione.

A rallentare ulteriormente il ritmo è la struttura di The Third Day: i primi tre episodi (raccolti nella tranche "Estate") sono separati da una seconda serie di tre ("Inverno"), in cui un altro forestiero (Naomie Harris) finisce per rimanere intrappolato su Osea - c'è di mezzo un episodio di collegamento ("Autunno").

La transmedialità di The Third Day

Qui bisogna aprire una parentesi. La produzione HBO nasce come un esperimento transmediale, che invita chiunque la guardi a raccogliere tutti i pezzi del puzzle per ricostruire l'intera vicenda e sviscerarne i suoi misteri: Autunno, diversamente da Estate e Inverno, è stato un evento di 12 ore trasmesso in diretta streaming su Facebook (The Third Day è la prima serie con eventi live).

Purtroppo, con tutta probabilità, non andrà mai in onda su Sky per via di ovvie ragioni logistiche, ma ciò ha senso se si pensa appunto alla transmedialità di The Third Day. Se vogliamo, l'impossibilità di vedere Autunno in televisione fa un po' parte del gioco. A ogni modo, l'evento serve solo ad approfondire certe dinamiche e per esplorare meglio alcuni aspetti, ma non è indispensabile per godersi lo show e seguire la trama.

Se c'è una cosa che si può recriminare alla serie TV è l'impressione di trovarsi davanti a qualcosa di già visto. Un'impressione che, tuttavia, va a scemare dopo i primi due episodi. Certo, le puntate iniziali sono lente e un po' pasticciate, colpa di una serie di elementi abusati nel genere horror: il villaggio isolato, gli abitanti apparentemente innocui ma fuori di senno, l'immancabile festival; ma il terzo episodio fa in qualche modo decollare la trama e la seconda parte, quella con un'ottima Naomie Harris, è un susseguirsi di colpi di scena.

Oltre il mistero

La serie HBO funziona meglio quando prepara gli spettatori alla rivelazione dei segreti di Osea e dei suoi circospetti abitanti piuttosto che quando è il momento di scoprire le carte in tavola. C'è molto dramma in The Third Day: i personaggi hanno passati difficili, hanno perso persone care o lottano affinché ciò non avvenga, e il loro dolore traspare in molte delle scene clou. In una delle battute più emblematiche della serie, Sam cerca di spiegare la tristezza come un fardello da portare da soli: "Il dolore non funziona in questo modo, non puoi condividerlo... l'agonia è personale".

Sebbene Osea sia costellata di cartelli e murales disturbanti, che dovrebbero fare da monito a personaggi come Sam per tenerli lontani dal posto, con l'incedere degli episodi la serie si focalizza meno sugli elementi horror e più sui conflitti quotidiani e umani che minacciano di lacerare l'isola. Gli spettatori potrebbero essere spinti a vedere The Third Day fino alla fine per scoprire quali siano i segreti più profondi e oscuri di Osea, ma è il dramma umano dello show, nascosto sotto la sua superficie mystery, a colpire più di qualsiasi altro aspetto.

The Third Day L'intento dei produttori è stato raggiunto, The Third Day è davvero una bella miniserie. La trama poteva prendere una piega scontata e prevedibile, invece riesce a far ragionare lo spettatore che brama di arrivare all'ultimo episodio per saziare la sua sete di risposte. Jude Law e Naomie Harris bravissimi, ma tutto il cast in generale dà prova di sapersi calare bene nella parte di personaggi bigotti, attaccati al folklore locale. La fotografia e la regia sono davvero un piacere per gli occhi, merito anche degli splendidi scenari naturali forniti dall'isola di Osea. Complimenti a Sky e HBO per uno show che, seppur un po' lento e di nicchia, si ritaglia uno spazio importante tra le migliori miniserie di quest'anno.

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