The Unlikely Murderer Recensione: l'inadeguata serie svedese su Netflix

Una ricostruzione storica del caso Palme a senso unico e poco curata, che sceglie di non far luce su molti indagati.

The Unlikely Murderer Recensione: l'inadeguata serie svedese su Netflix
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Il primo ministro svedese in carica, Olof Palme, viene ucciso la sera del 28 febbraio 1986. La figura di spicco del governo socialdemocratico è appena uscita dal cinema insieme a sua moglie, non ha la scorta con sé e i due si incamminano tranquilli lungo le strade innevate di Stoccolma. In via Sveavägen un uomo col cappotto blu notte e il cappello invernale gli si avvicina, comincia ad inveire contro di lui, estrae una pistola ed esplode tre colpi prima di dileguarsi nei vicoli bui della capitale. Olof Palme muore poco dopo, ha perso troppo sangue e i soccorsi non sono arrivati in tempo; la Svezia piomba nello sconforto per la perdita di un uomo idolatrato dalle masse.

The Unlikely Murderer racconta le confusionarie indagini che hanno determinato la più grande caccia all'uomo della storia svedese. A causa di incompetenze, ricostruzioni fallaci e strane ingerenze da parte di alcuni politici dell'epoca, l'assassino del primo ministro non è mai stato catturato. La serie tv Netflix tratta dal libro di Thomas Pettersson (qui trovate le uscite Netflix di dicembre 2021), racconta una storia che spicca per faziosità ed inesattezze, dando per certo che l'assassino di Palme sia stato un grafico della Skandia: Stig Engstrom. La realtà del fatti è nettamente più complicata di quanto lo show lasci intendere, ed oltre a non eccellere per precisione storica le cinque puntate di questa miniserie sono caratterizzate anche da una pochezza artistica che rende davvero difficile arrivare al termine del racconto.

Una ferita ancora aperta nel cuore della Svezia

Per comprendere lo sconforto nel quale cadde il popolo svedese quella notte di fine febbraio bisogna capire chi fu davvero Olof Palme. Un uomo appassionato e completamente dedito al popolo che aveva scelto di servire, esponente di spicco della sinistra Europea e continuamente in lotta contro i più potenti in nome della giustizia sociale. Palme era venerato dall'uomo medio, le politche delle sue due legislature avevano sempre avuto un occhio di riguardo per le fasce più bisognose della popolazione.

Un personaggio carismatico che nella narrazione di The Unlikely Murderer diventa una sorta di fastidioso comunistoide, in una visione conservatrice della storia che sembra quasi voler dare qualche attenuante al possibile assassino. Quello di Olof Palme fu il primo omicidio politico della storia svedese, una nazione che non aveva mai fatto i conti con una tragedia simile, ma dalla serie Netflix non emerge il dolore lacerante causato dalla scomparsa: ci si limita a poche immagini di repertorio, un paio di fiaccolate viste distrattamente in tv, prima di ritornare con l'attenzione sulle fumose indagini della polizia.

Ricostruzione a senso unico

La storia di The Unlikely Murderer ha uno scopo preciso: dimostrare che Stig Engstrom è l'assassino di Olof Palme. Non lo fa in modo velato, né subdolo, ma lo urla ai quattro venti come se fosse una cosa ovvia ed evidente.

Guardando questa serie tv si ha l'impressione che gli investigatori svedesi ai quali venne affidato il caso fossero degli incompetenti, perché seguendo le immagini la colpevolezza del grafico della Skandia sembra a dir poco lampante. In realtà la questione era, e rimane, particolarmente spinosa e molti punti sono tuttora oscuri a causa di testimoni che cambiano versione da un giorno all'altro e alla grossa mancanza dell'arma del delitto, che non fu mai ritrovata. I progetti di Palme erano invisi ai conservatori ed agli esponenti di estrema destra svedesi, per questo si sospettò di un omicidio con fini politici, tesi che assume validità in seguito alle morti sospette di alcuni testimoni chiave. Palme era vicino al blocco comunista di Stalin e Castro, pur criticandone aspramente il totalitarismo, quindi si pensò anche ad un coinvolgimento della CIA.

Un'altra pista portava addirittura alla P2 di Licio Gelli, che dall'Italia manovrava i fili europei attraverso omicidi e sparizioni misteriose. Le indagini furono complicatissime e molto costose, ma in questa serie tv gli agenti di polizia vengono dipinti come degli incapaci che non arrestano Stig Engstrom solo perché è "un assassino improbabile".

Le gravi mancanze della sceneggiatura

Come se non bastassero le grosse pecche sul piano dell'accuratezza storica, The Unlikely Murderer fatica anche come semplice prodotto di intrattenimento. La storia vede come protagonista Stig Engstrom, il grafico della Skandia che avrebbe sparato ad Olaf Palme. La prima puntata è una sorta di ampia panoramica dei fatti: con estrema lentezza pone le basi di una ricostruzione (inesatta) che vede Engstrom depistare le indagini per evitare la prigione ed allo stesso tempo desideroso di attenzioni da parte dei media.

Questo approccio flemmatico alla narrazione è mantenuto per grandissima parte delle cinque puntate, affossando la serie tv con una lentezza facilmente evitabile. Lo show cerca di ricollegare i vari punti che porterebbero all'incriminazione del grafico con salti temporali sempre più frequenti ed ingarbugliati: si passa dalla sera dell'omicidio (a vari orari ed in vari luoghi) agli anni immediatamente successivi, passando attraverso i primi del 2000 (durante i quali compare il giornalista Thomas Pettersson intento a scrivere il libro dal quale la serie è tratta) e all'infanzia di Engstrom, fino al 2020, anno di chiusura ufficiale delle indagini.

La narrazione si dilunga molto, forse eccessivamente, sul tratto narcisistico di quest'uomo annoiato che ama trovarsi al centro dell'attenzione, dimenticando di raccontare altre facce della sua personalità.

Per esempio nelle ultime puntate scopriamo che Engstrom ha un grave problema di alcolismo, ma viene descritto solo a parole e quasi mai dalle immagini attraverso le quali l'uomo sembrava più che altro un bevitore occasionale. La serie cerca di rimediare alla mancanza di comunicazione da parte della sceneggiatura con dei dialoghi che risultano didascalici e poco realistici nel colloquiale. Le battute vengono inoltre recitate da un cast di attori appena sufficiente, rovinando in fretta l'immersione dello spettatore. Il protagonista è interpretato da un poco ispirato Robert Gustafsson, che avevamo apprezzato nella nostra recensione di Il Centenario che Saltò dalla Finestra e Scomparve.

Una regia confusionaria e senza meta

Le scelte registe non risollevano la qualità generale del prodotto, ma si assestano su un livello mediamente basso, nonostante lo sforzo continuo di spiccare. Non sembra esserci un'idea chiara dietro le modalità di ripresa, le scene sono girate con troppe tecniche diverse e stancano molto presto. Il montaggio serratissimo stona con la lentezza generale della narrazione, con repentini cambi di inquadrature che avvengono a ritmo sostenuto, come se stessimo assistendo ad un film d'azione. All'interno di una qualsiasi sequenza di The Unlikely Murderer possiamo rinvenire innumerevoli bozze di idee che non si concretizzando mai definitivamente: primi piani, camera a mano, camera fissa, fegatelli, restringimento di inquadratura, variazioni della messa a fuoco.

Il tutto si sussegue attraverso inquadrature che non sopravvivono mai più di pochi istanti, come se il regista avesse il terrore di cadere nella staticità che già permea la sceneggiatura. L'unica costante di questa confusione registica è una fotografia in penombra: le scene sono illuminate dalle lampadine poste sui soffitti o dalla pallida luce che entra dalle finestre sempre velate dalle tende chiuse. Sul tutto aleggia uno strano senso di oppressione causato dalla gravissima mancanza di scene in esterni: all'interno di un minutaggio complessivo di quasi 200 minuti ci è permesso di uscire dal chiuso degli edifici solo una manciata di volte, causando la presenza di un'inutile claustrofobia che non ha alcuna funzionalità in termini di trama.

The Unlikely Murderer The Unlikely Murderer è una serie tv che non tratta con dovuta attenzione uno dei temi più scottanti della politica sociale europea. Una ricostruzione storica inesatta e faziosa, all'interno di un prodotto che fallisce anche nel tentativo di intrattenere a causa di una sceneggiatura pigra che non ha molto da dire. Il nuovo show di Netflix è contraddistinto da una regia indecisa, da un montaggio inutilmente veloce e da una fotografia artificiale e tetra. Il racconto di una vicenda decisamente controversa e molto dolorosa per il popolo svedese, che avrebbe meritato maggior rispetto ed una sensibilità superiore.

4.5