The Walking Dead 10x21 Recensione: provaci ancora Carol

Il penultimo episodio extra di TWD 10 torna sulle dinamiche tra Carol e Daryl, con un focus su quest'ultima che centra parzialmente il bersaglio.

The Walking Dead 10x21 Recensione: provaci ancora Carol
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Se la nostra recensione di The Walking Dead 10X19 aveva evidenziato la nuova linfa ai personaggi di Aaron e Gabriel e la recensione di The Walking Dead 10X20 puntava tutto sull'introspezione di Princess, rappresentando di fatto due tra i più felici esempi di narrazione intima di questa tranche di episodi extra di The Walking Dead 10, arrivati quasi al capolinea torniamo a parlare di Carol. Perché è proprio lei la protagonista, insieme a Daryl, di "Diverged", penultima puntata di questo ponte tra la decima stagione dello zombie drama nato dalle pagine di Robert Kirkman e l'ultima stagione di The Walking Dead.

Avevamo infatti assistito ad una resa dei conti tra i personaggi interpretati da Melissa McBride e Norman Reedus, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di The Walking Dead 10X18, quando Daryl aveva finalmente capito le proprie priorità e il suo posto nel mondo, rinfacciando a Carol la sua pulsione a voler sempre fuggire dalle proprie responsabilità. Così, in attesa del gran finale che, per esclusione, ci vedrà ripercorrere il passato di Negan - il cui conto in sospeso con Maggie aleggiava già nella puntata che abbiamo analizzato nella recensione di The Walking Dead 10X17 - riprendiamo da dove ci eravamo lasciati, con Daryl e Carol sulla via del ritorno per Alexandria.

Macerie

Abbiamo capito che tra i due il rapporto appare quanto mai compromesso e all'inizio di quest'episodio assistiamo a quella separazione anche fisica che dà il titolo alla puntata. Mentre Daryl preferisce come di consueto trascorrere del tempo in solitudine prima di rincasare, Carol si dirige verso Alexandria. Nell'avamposto fervono i lavori di ristrutturazione per porre rimedio alla distruzione causata dell'invasione dei Sussurratori e ognuno dà il suo contributo, per poter finalmente risorgere dalle macerie.

Anche Carol cerca il suo posto all'interno di questo processo, con scarso successo, al punto che deve improvvisare un modo per rendersi utile, cucinando una zuppa con i pochi ingredienti che sono rimasti. Quello che è evidente dalla scrittura è che Carol deve però prima di tutto riuscire a sistemare le macerie che ha dentro di sé; quella distruzione emotiva conseguente alla morte di Henry che l'ha trascinata in un vortice di scelte impulsive, a tratti disperate ed insensate, che hanno anche messo a repentaglio la vita dei suoi compagni in nome di una vendetta che accontentasse tutti ed espiasse i sacrifici necessari a raggiungerla.

Non tutto è andato come previsto ed ora Carol si ritrova a fronteggiare il giudizio degli altri e il senso di non appartenere più alla comunità; una sensazione che l'ha più volte portata a ipotizzare e a realizzare la fuga, come rimproverato da Daryl. Nonostante le condizioni dell'avamposto non siano perciò favorevoli ad un utile impiego della sua figura, Carol cerca di dare il proprio contributo, ma dovrà innanzitutto capire che le difficoltà non si devono necessariamente affrontare da soli, perché il rischio concreto è quello di regredire.

Il ratto

Uno degli elementi narrativi peculiari di questa puntata è senza dubbio il ratto che Carol e Dog trovano in casa. L'animale si nasconde nell'abitazione per fare qualche fugace apparizione e creare una sorta di interazione ludica tra Carol e Dog nel vano tentativo di catturarlo, oltre che far precipitare ulteriormente la donna nel proprio senso di impotenza, che rispecchia quello già presente su più ampia scala.

A detta della showrunner Angela Kang, il ratto è ovviamente un espediente simbolico, che indicherebbe tutto ciò che è andato male ad Alexandria, vedendo quindi nel conseguente tentativo di Carol di liberarsene la summa del suo cercare di rimettere le cose a posto. Da questo punto di vista gli sceneggiatori avrebbero però potuto seguire un percorso più introspettivo nei confronti della donna, imparando la lezione del leggendario Fly di Breaking Bad, l'episodio low budget ambientato nel laboratorio di Gus Fring, nel quale una mosca rappresenta l'ossessione di Walter White per il proprio senso di colpa riguardo l'uccisione di Jane e la consapevolezza di aver superato ogni limite, nonostante siamo abbastanza certi che la base di partenza fosse anche quella.

Dopotutto Carol ne ha fatte di insensatezze, come il lanciarsi senza freni all'inseguimento di Alpha, facendo cadere anche i compagni nella trappola sotterranea dei Sussurratori e perdendo persino Connie nel crollo della caverna successivo all'utilizzo della dinamite. Capiamo che Carol voglia sentirsi nuovamente parte della comunità, ma i suoi comportamenti non vengono purtroppo mai ancorati ad una presa di coscienza del proprio operato, concentrando sempre il tutto sulla sola elaborazione interiore, rischiando così di cadere nel patologico e non in un percorso funzionale - anche negativo - dettato dall'introspezione, lasciandoci solamente con la buona capacità della McBride di giocare con le emozioni.

Nel dividere il duo Carol e Daryl, emerge però chiaramente, come accennavamo poc'anzi, che una delle soluzioni è senz'altro rappresentata dall'unione tra singoli, dalla collaborazione, come dimostra il fatto che molte delle situazioni nelle quali vediamo i due protagonisti nel corso dell'episodio avrebbero potuto essere risolte dalla presenza dell'uno o dell'altra nelle rispettive storyline. Niente di trascendentale, ma comunque efficace, al di là della pretestuosità della linea narrativa dedicata a Daryl. Peccato che il risultato non sia all'altezza dei precedenti due tentativi, che riuscivano a sfruttare meglio il connubio tra scrittura intimista e necessità di messinscena.

The Walking Dead Stagione 10 "Diverged" riprende le fila di "Find Me", l'episodio dedicato a Daryl, che aveva prefigurato lo scontro tra quest'ultimo e Carol. Qui vediamo le conseguenze di quello scontro e il tentativo di Carol di tornare a far parte di qualcosa, offrendo il proprio aiuto alla comunità di Alexandria, con scarsi risultati. Buona come sempre l'interpretazione della McBride, mentre l'espediente narrativo del topo poteva ambire a creare una maggiore introspezione nel personaggio di Carol.