The Walking Dead 11X19 Recensione: caccia a Eugene

La Giornata dei Fondatori è stata rovinata da Eugene e Max, ma è quest'ultimo a rischiare grosso. Intanto si fa strada una misteriosa variante zombie.

The Walking Dead 11X19 Recensione: caccia a Eugene
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A pochissime settimane dalla fine di The Walking Dead qualche domanda sorge spontanea sulla gestione di questo epilogo atteso da milioni di fan in tutto il mondo, ma che al momento non pare costruire alcun climax per l'epica - o meno - conclusione dello show tratto dai fumetti di Robert Kirkman, anzi. Coloro che hanno in mente il riassunto di The Walking Dead sanno bene che tra alti e bassi Rick e compagni sono finiti tra le grinfie di alcuni degnissimi avversari (vero, Governatore?).

Certamente, coloro che si aspettavano che il Commonwealth fosse la ciliegina sulla torta, il nemico definitivo dopo il fuoco di paglia dei Mietitori e l'iniziale esotismo dei Sussurratori, che non avevano acceso di certo i nostri animi. Ahinoi, nella recensione di The Walking Dead 11X18 avevamo avuto modo di scontrarci con una struttura ossimorica, che dopo l'action a tutto tondo della precedente puntata raffreddava la situazione con una tregua non certo brillante, per poi precipitare tutto con la volontà di Max e Eugene di smascherare i veri pensieri di Milton e figlio. Piano riuscito, ma ora?

Eugene Porter, da codardo ad eroe?

Ancora una volta è il prologo dell'episodio ad introdurre con la voce di Judith il protagonista della puntata, rafforzando la nostra ipotesi di stare assistendo a stralci del finale fumettistico, pur con le dovute distanze. Eugene è sempre stato un sopravvissuto sui generis che ha sfruttato il proprio intelletto non solo per fornire soluzioni brillanti o risposte nerd, ma anche per ingannare i suoi compagni di viaggio pur di sopravvivere. Ora Eugene ha cercato svelare la vera natura del Commonwealth in combutta con Max, ma ciò ha portato al salvataggio in extremis della sorella di Mercer da un Sebastian impazzito, gettato involontariamente da Eugene tra le braccia putrefatte di un vagante.

Così, nel Commonwealth è caccia all'uomo. Pamela Milton dimostra la sua leadership claudicante non riuscendo nemmeno a punire Lance per aver scatenato il delirio che ha portato alla dipartita del figlio, al punto da affidarne il destino alla sorte. Sembra però avere le idee più chiare su Eugene, ora protetto da Daryl e Rosita, che lo tengono nascosto, ma non possono impedirgli di lanciarsi in tentativi donchisciotteschi di coraggio che si sbriciolano nell'esegesi della figura dell'eroe da parte del cervellotico personaggio, che al contempo troverà la forza di fare la cosa giusta nell'amore per Max.

E, a proposito di Mercer, quest'ultimo rappresenta per tutto l'episodio - in maniera non molto convincente - l'altra faccia della medaglia; l'adempiere al proprio dovere nonostante la consapevolezza di essere dalla parte sbagliata, con prevedibili risvolti futuri. Tutto ciò sfocia in una serie di dialoghi scolastici con i vari protagonisti, tra i quali spicca quello con Princess, con un'azzeccata metafora tra il proprio travagliato passato e la situazione attuale del Commonwealth.

Per il resto, le love story nate nelle ultime stagioni sono state tra gli anelli più deboli delle sceneggiature di TWD, e quella tra Princess e Mercer è tra le più frettolose e meno riuscite, per questo ad interessarci maggiormente è l'approfondimento sul personaggio di Principessa che, già di per sé, non ha mai avuto molto da dire, tranne in rari casi.

La variante

Un discorso che può essere applicato in maniera forse più spietata alla nascente storia d'amore tra una Lydia ancora traumatizzata dalla perdita di Henry e un Elijah che, a dire il vero, non ha mai goduto di una tridimensionalità tale da suscitare il nostro interesse o quello di altri al di fuori di Maggie. Ecco perché ad emergere in questa dinamica non è l'introspezione completamente assente di Elijah, ma quella di Aaron, stimolata a sua volta dai tormenti di Lydia. Tutti elementi che, presentati a poche ore dalla fine dello show, ci gettano in una confusione anticlimatica che pare non tendere verso un gran finale degno di tale nome.

A contribuire a questa sensazione al limite del perturbante è l'apparizione di una variante tra gli zombie che finora abbiamo sempre conosciuto sì come letali, ma sempre affrontabili in sicurezza con i dovuti accorgimenti e le medesime dinamiche. E se questo potrebbe in effetti essere un elemento di spaccatura per aggiungere punti alle potenzialità di uno scontro tra i nostri e un'orda di vaganti senzienti, riteniamo che questo stravolgimento di lore sia arrivato fuori tempo massimo, mentre avrebbe potuto arricchire non di poco le vicende precedenti (basti pensare all'effetto positivamente straniante provato qualche stagione addietro nel sentire dei non morti parlare o vederli accoltellare i nostri beniamini; peccato fossero i Sussurratori). Una sensazione che si è piacevolmente ripetuta anche questa settimana, ma che ad un passo dalla fine ci fa storcere comunque un po' il naso.

The Walking Dead Stagione 11 The Walking Dead gestisce altro minutaggio prezioso in maniera a tratti confusionaria e anticlimatica nella resa degli antagonisti e nel ritmo delle scelte drammaturgiche di quest’ultima stagione. Tra aritmie narrative e storie d’amore improvvisate, ci troviamo anche di fronte ad un profondo stravolgimento di lore che arriva quasi al fotofinish e ci sorprende per le sue potenzialità, ma anche per lo scellerato tempismo col quale ci viene presentato.