Tríada Recensione: su Netflix un thriller dalle triplici sfumature

In questa produzione messicana la protagonista scopre l'esistenza di due gemelle a lei sconosciute, in una narrazione ricca di colpi di scena e forzature.

Tríada Recensione: su Netflix un thriller dalle triplici sfumature
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Becca è un medico forense che viene chiamata sul luogo di uno scontro a fuoco, durante il quale ha a che fare con una donna gravemente ferita e identica a lei; l'altra persona rimasta coinvolta è una psicologa, con cui l'altra ragazza aveva qualcosa in sospeso. L'incredibile somiglianza spinge Becca ad indagare, portandola a credere di avere una gemella a sua insaputa e a indagare sul proprio passato.

In Tríada scopriremo ben presto niente è quello che sembra. Con il fondamentale aiuto del detective Humberto, padre di famiglia con il quale ha una relazione passionale, Becca finisce per svelare una verità impensabile e ben presto scopre l'esistenza di una terza presunta "gemella", anch'essa con molti segreti da nascondere. E la situazione prende una piega sempre più inquietante e paradossale, che rischia di mettere la vita di tutte e tre in grave pericolo.

Tríada: un trio (poco) compatto

Da sempre il tema del doppio è stato sviscerato in forme narrative sempre più ambiziose e complesse e quando il gioco si allarga addirittura ad un trittico di personaggi uguali tra loro il rischio che la trama prenda svolte improbabili è dietro l'angolo. Rischio che Tríada, nuova produzione originale Netflix - per altre uscite sulla piattaforma leggete il nostro speciale sulle uscite Netflix di marzo 2023 - non è riuscito a scampare e non è un caso che negli otto episodi che compongono questa prima stagione abbia luogo la fiera dell'inverosimile.

Una progressiva discesa in dinamiche sempre più assurde, che ad un certo punto vanno a tirare in ballo anche l'eugenetica e addirittura gli esperimenti condotti dai nazisti: se il primo episodio poteva far pensare ad una sorta di thriller dalle sottotracce mystery, ben presto l'illusione di partenza viene sviata da colpi di scena e rivelazioni che vanno a confondere sempre di più la trama principale, con numerose forzature nella gestione delle figure secondarie al fine di cercare sempre quel senso di sorpresa che alla lunga finisce per sfiancare lo spettatore.

Echi e rimpianti

Questa produzione messicana arriva nel catalogo di Netflix a qualche mese di distanza da un altra miniserie concettualmente simile quale Echoes - la nostra recensione di Echoes è a portata di clic - e ne condivide buona parte dei medesimi difetti. A cominciare da una gestione quanto meno approssimativa delle tre diverse identità interpretate da una volenterosa, ma poco convincente, Maite Perroni: a parte il cambio di look per distinguerne l'una dall'altra, ognuna delle differenti gemelle ha una caratterizzazione povera quando non addirittura caricaturale nei suoi calcolati eccessi, e non riesce ad appassionare il pubblico ai relativi personaggi.

Che sia Becca, Aleida o Tamara poco importa e spesso alla bella protagonista tocca esibirsi in scene di sesso sempre più gratuite che accompagnano le indagini, fino a quella resa dei conti finale dove tutti i nodi vengono al pettine in maniera a dir poco rocambolesca, fino a quell'epilogo "vendicativo" che sembra troncare sul nascere la possibilità di una seconda stagione.

Tríada dichiara di essere ispirata a fatti realmente accaduti, anche se non specifica quali: più probabilmente la storia ha preso spunto dall'incredibile vicenda di Eddy Galland, David Kellman e Bobby Shafran, che hanno scoperto soltanto da adulti la loro parentela, giacché erano stati separati alla nascita e si sono ritrovati in seguito per pura coincidenza. Per chi volesse saperne di più su questa bizzarra vicenda vi consigliamo la visione del documentario Three Identical Strangers (2018), che la ripercorre per filo e per segno.

Tornando a Tríada non possiamo che notare il ricorso a escamotage improvvisati quando la sceneggiatura ne abbisogna, soprattutto nella pseudo connessione mentale che le tre gemelle sembrano avere tra loro ma che viene utilizzata solo in determinati momenti per ovvi fini narrativi e viene invece dimenticata altrove quando la vicenda deve proseguire su un determinato binario. E i discorsi sugli esperimenti sociali, di come il contesto possa influenzare la crescita o meno di un individuo, sembrano messi lì quale ennesima banalità di un costrutto che vorrebbe farsi ambizioso ma risulta soltanto superficiale nella poi effettive messa in scena e risoluzione di certe tematiche.

Triada Una detective della scientifica scopre l'esistenza di una persona identica a lei dopo essere stata chiamata sul luogo di un conflitto a fuoco, ma finirà ben presto per scoprire come le sue "gemelle sconosciute" siano addirittura due e di come tutte loro siano al centro di un qualcosa di molto più grande e subdolo; svelare la verità non sarà semplice e la triplice protagonista si troverà ad affrontare tradimenti e drammatiche rivelazioni. In questa serie di produzione messicana il gioco narrativo esce spesso fuori strada e procede per forzature più o meno evidenti nel suo fragile equilibrio tra toni thriller e atmosfere mystery, all'insegna di un susseguirsi di colpi di scena via via più improbabili. Tríada vede la protagonista Maite Perrone cambiare look e taglio di capelli ma l'affascinante attrice poco può per infondere personalità a ognuna delle sue relative controparti, che finiscono per apparire una banale copia l'una dell'altra in una storia di specchi che naufraga sulle proprie ambizioni.

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