Recensione True Blood - Stagione 3

Sangue fresco in arrivo con la terza stagione del fenomeno televisivo firmato da Alan Ball

Recensione True Blood - Stagione 3
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Dopo aver conquistato gli Stati Uniti e scatenato l'opinione pubblica, True Blood si trova ad un nuovo inizio. L'enorme successo avuto in termini di ascolti avrà sicuramente portato gli autori a pensare al futuro della serie in maniera più "vasta" di quanto avvenuto in precedenza. Dieci sono i libri attualmente pubblicati per la collana "The Southern Vampire Mysteries" di Charlaine Harris, e non è ancora chiaro per quanto tempo ancora Alan Ball vorrà fare correre la sua creatura. Sicuramente, però, lo stesso Alan Ball ha ideato questa stagione con occhi proiettati al futuro, anche se non possiamo ancora stabilire con quanta lungimiranza.

Tra vampiri secolari e lupi mannari

La trama inizia da dove era stata interrotta. Scopriamo che Bill è stato rapito da un gruppo di lupi mannari asserviti a un vampiro millenario, Russell Edgington, re del Mississippi. Sookie cerca disperatamente di trovarlo, facendo nel frattempo la conoscenza di Alcide, un lupo mannaro "buono", con problemi sentimentali. Eric viene a sapere che Russel è stato l'artefice della morte dei suoi genitori, assieme al suo branco di lupi mannari di cui aveva per lungo tempo cercato le tracce.
Ancora una volta si ripete il paragone con Twilight, in questo caso tra i lupi mannari Alcide e Jacob. Entrambi "buoni e pettoruti", entrambi inseriti specificatamente per movimentare i rapporti sentimentali. Possiamo dire che per ora la mossa è vincente, e Alcide guadagna rapidamente la simpatia del pubblico.
Russel, invece, si rivela subito il miglior "cattivo" della serie. Per i primi nove episodi la trama che lo vede protagonista nel ruolo di villain risulta perfettamente scandita, e molte delle sue scene sono già "cult". Purtroppo nell'arco conclusivo il suo personaggio viene notevolmente ridimensionato e, come vedremo, questa è una delle gravi pecche della stagione.

Sporcarsi le mani.

Uno dei punti cardine della terza stagione di True Blood è la rivalutazione di determinati personaggi.
Grande attenzione è stata spesa nell'evoluzione del personaggio di Sookie, che guadagna molto in carattere e simpatia, uscendone molto più solido di prima.
I due buoni per eccellenza, Sam e Bill, calano leggermente le loro maschere lasciando intravedere un "lato oscuro" della loro personalità. Nel caso di Sam, il lato oscuro è determinato dal suo passato, che lo vede come insospettato protagonista di furti e assassinii, nel caso di Bill, invece, la situazione è più problematica ed interessante.
Un plot twist studiato nel dettaglio terrà in sospeso il suo personaggio per tutta la stagione, inducendoci addirittura a rivalutare le primissime scene della prima stagione, nello specifico il suo incontro con Sookie. Buono o cattivo? Innamorato o interessato?
In generale tutti i personaggi vengono tenuti sospesi sul "filo del rasoio" per quanto concerne la loro moralità e praticamente tutti finiranno per "sporcarsi le mani".

Un cast mastodontico.

La stagione mostra il fianco ad alcuni pesanti difetti, molti dei quali vanno a colpire i personaggi "esclusi" dalla storia principale. Alan Ball ha preferito, anziché cercare di collegare i personaggi in una storia comune, costruire una storia per ogni personaggio, corredandola di nuovi personaggi. Tra padri, madri, fratelli, vampiri, lupi mannari, nuove cameriere, fate e stregoni il conteggio delle "nuove entrate" è impressionante. Le aggiunte ammontano a quasi una ventina di personaggi in totale. Questi nuovi cicli narrativi alla fine andranno quasi a soppiantare (come tempi) la trama principale, risultando mal costruiti, e rimarranno quasi tutti in sospeso.
Per il personaggio di Jason si può fare lo stesso discorso; dopo un inizio promettente, lo vediamo perdersi in un numero spropositato di trame, nell’ordine: il senso di colpa per aver ucciso Eggs (che si ricollega più avanti al senso di colpa per aver ucciso il vampiro gay della prima stagione), la carriera da finto poliziotto accordatagli da Andy (e questa storia si rivela subito un grande spreco di potenziale comico), l’amore per una donna “misteriosissima”, il rapporto di rivalità con un ragazzino esuberante in cui rivede se stesso. Troppe trame che spesso finiscono solo per suscitare un senso di confusione nello spettatore, mentre le risate scarseggiano.
Parlando dei nuovi personaggi in sé, invece, non possiamo che apprezzare l'attenzione nella caratterizzazione di ognuno di essi. Da questo punto di vista sono in gran parte introduzioni apprezzabili, peccato che molte tra le migliori vengano "eliminate" nel corso della stagione.

Un nuovo inizio

In conclusione possiamo affermare che questa stagione è in gran parte una introduzione e una preparazione ad eventi successivi. Una fase di transizione, quindi, con un ciclo finale di episodi anti climatico e di dubbia riuscita; ma è anche una stagione ricca di eventi e di scene memorabili, che tiene incollati allo schermo fino alla fine, sfoggiando puntate esaltanti e dinamiche tra i personaggi più interessanti delle due stagioni precedenti.
Regia e fotografia si perfezionano, venendo a creare un prodotto visivamente compatto e affascinante (le discutibili parti oniriche vanno lette alla luce di un prodotto che ama giocare col "trash" e con la pacchianeria).
Purtroppo non si può promuovere a "pieni voti" la stagione, che soffre nelle trame secondarie (che spesso sembrano viaggiare “fuori sincrono” rispetto alla trama principale) e nell'arco conclusivo. L'appuntamento rimane fissato per l'anno prossimo, in attesa di scoprire se Alan Ball avrà pensato bene a come concludere quanto iniziato in questa stagione, anche se per il momento i dubbi son tanti.

True Blood - Stagione 3 La terza stagione di True Blood è in definitiva una scommessa, un "rilancio", un nuovo inizio. Ora come ora la scommessa sembra troppo azzardata, e la mole di personaggi e storie finisce per creare un senso di caos nello spettatore. Il finale anti climatico e tutta una serie di cliffhanger poco riusciti non lasciano esattamente ben sperare per il futuro. Ora Alan Ball deve solo dimostrarci che ci sbagliavamo.