True Story Recensione: Kevin Hart e Wesley Snipes contro tutti

Il nuovo show di Netflix è un miscuglio riuscito di dramma e commedia, che diverte grazie a delle sane dosi di azione.

True Story Recensione: Kevin Hart e Wesley Snipes contro tutti
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Conosci una persona e credi di sapere tutto di lei: le sue ambizioni, i problemi, dove è cresciuta e in cosa crede. Esiste una parte all'interno di ognuno di noi che è riservata ed oscura, della quale forse non si è fieri, e ti illudi di poter conoscere anche quel piccolo anfratto nella mente del soggetto che frequenti da una vita. Quell'angolino, però, viene illuminato solo quando la situazione è estrema, quando ci si trova spalle al muro a dover prendere una decisione che farà la differenza tra la vita e la morte. Quando questo succede potresti scoprire qualcosa che forse sarebbe stato meglio non vedere.

Kevin Hart e Wesley Snipes sono i protagonisti di True Story; una storia che li vedrà precipitare in un vortice soffocante di omicidi ed insabbiamenti, costretti a stringersi nella fratellanza per salvare le loro vite e quelle di coloro che amano. La serie scritta da Eric Newman - produttore di successo ed anche autore di alcuni episodi di Narcos: Messico (seguite la guerra ai cartelli della droga nella nostra recensione di Narcos Messico 3) - si aggiunge ai titoli Netflix di novembre 2021 ed è composta da sette capitoli che gestiscono bene il ritmo di una narrazione drammatica, senza però nascondere una sottile e intelligente vena comica.

Supereroi part-time

The Kid (Kevin Hart) è un comico che ha sfondato nel mondo del cinema grazie al suo ruolo in Antiverse, l'ultimo film di una saga di supereroi. La celebrità lo ha travolto con ondate di soldi e fan in visibilio; ovunque vada è circondato da legioni di ammiratori e giornalisti, ma la star sembra adesso capace di mantenere una vita tranquilla dopo anni burrascosi sul piano personale.

Tornato nella Philadelphia che lo ha cresciuto, Kid ritrova suo fratello Carlton (Wesley Snipes) invischiato nei soliti problemi finanziari: il ristorante che gestisce rischia la chiusura e ha bisogno di 600 000 dollari per tenerlo a galla. Kid non si è mai tirato indietro quando suo fratello ne aveva bisogno; il ristorante di Carlton è stato infatti pagato e sostenuto negli anni grazie ai soldi dell'attore, ma questa volta ha deciso che non finanzierà un altro progetto destinato ad essere un buco nell'acqua. Carlton sembra comprendere, forse c'è davvero una svolta all'orizzonte quando capisce che in tutti questi anni è stato un peso sulle spalle per il fratello minore, sia sul piano economico che su quello sentimentale. Ma una sbronza di troppo sconvolge i loro piani: in una sola notte la situazione precipita e i due si ritrovano invischiati all'interno di una storia terribile che li scoprirà spietati, e solo collaborando potranno sperare di insabbiare tutto ed evitare l'infamia.

Una storia credibile e tesa

La trama di True Story gira intorno al rapporto tra i due fratelli protagonisti: una relazione di amore sincero, a volte tossica, fondata sui loro trascorsi difficili e sulla volontà assoluta di difendersi a vicenda contro tutto e tutti. Una fratellanza ottusa ma sempre credibile, così come sono plausibili tutte le svolte di una sceneggiatura reale e concisa, che scorre via rimanendo godibile dal primo all'ultimo minuto. Il risultato principale di questa narrazione snella e ben piantata a terra è quella di immedesimare lo spettatore con i protagonisti sullo schermo, rendendo la storia affascinante ma sacrificando i grossi colpi di scena che spesso fanno spiccare questo genere di trame.

Le svolte inaspettate sono infatti solo due nell'arco di tutta la serie, e si contraddistinguono per ritrovarsi ai poli opposti sulla scala della sorpresa. L'ultima, alla fine del sesto episodio, viene costruita bene ma risulta fin troppo prevedibile, lasciando addosso un po' di insoddisfazione fortunatamente cancellata da un puntata finale tesa e frenetica. Il primo colpo di scena invece, quasi al termine del pilota, piomba come un fulmine a ciel sereno e dona un senso di sgomento ed eccitazione. Fino a quel momento la narrazione aveva un vago sentore di già visto, nonostante la bontà della scrittura, ma una singola scena cambia le carte in tavola accendendo l'interesse.

Wesley Snipes mette in ombra Kevin Hart

"Signori, avevate la mia curiosità, adesso avete la mia attenzione" direbbe il Calvin Candie di Django Unchained, un film i cui toni fieramente afroamericani ritroviamo anche in True Story (sapevate che le battute razziste misero in difficoltà Di Caprio, costretto nel suo ruolo di detestabile schiavista?). I dialoghi e le situazioni della serie Netflix sono infatti cuciti addosso ai due attori principali, Hart e Snipes, e ai loro co-protagonisti Tawny Newsome e William Catlett.

Un cast composto in gran parte da attori afroamericani, che puntano forte sulla fisicità più che sul ritmo della recitazione, risultando in ogni caso adeguati e ben calati nelle rispettive parti. Wesley Snipes è indubbiamente il migliore tra i presenti, la sua interpretazione di un Carlton complicato e difficile da inquadrare è ottima, mentre Hart fatica a ricoprire un ruolo ben lontano dai personaggi in cui ha imparato a destreggiarsi negli ultimi anni. Kid è il protagonista e a lui sono dedicati i momenti riflessivi dello show, e purtroppo in questi Kevin Hart non brilla, ma è indiscutibile nella robustezza delle poche e dense scene d'azione. I fratelli, come i colpi di scena di cui parlavamo prima, si distinguono quindi per fascino e riuscita generale. La scrittura è il miglior pregio di True Story, dai dialoghi alla caratterizzazione dei personaggi, ma la serie Netflix si difende bene anche dal punto di vista registico grazie all'immediatezza restituita dalle tante inquadrature con camera fissa alternate al dinamismo di lunghi carrelli.

Le scene di azione hanno un buon ritmo e gli attori contribuiscono a restituire una fisicità che rende il tutto credibile. Molto simpatico anche il gioco di richiami continui ad altri show Netflix e le strizzatine d'occhio alla polemica cinecomic: piccoli particolari che tengono sempre viva l'attenzione dello spettatore, spezzando la prevedibilità di una trama che nel suo essere verosimile è croce e delizia.

True Story - Serie Netflix True Story si distingue per una narrazione plausibile ed interessante, scritta ad uso di un cast afroamericano che riesce a dare una buona spinta fisica alla sceneggiatura. Un Wesley Snipes in gran spolvero compensa per un Kevin Hart indeciso nel ruolo di protagonista pensante, ma perfetto quando ritrova la sua comfort zone di azione e dinamismo. La trama ha nell'attendibilità il suo miglior pregio ma anche il peggior difetto: rimanendo sempre credibile, infatti, riesce a catturare l'attenzione dello spettatore ma cade nella prevedibilità di alcuni colpi di scena che non riescono ad incidere.

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