Turn Up Charlie: la recensione della nuova serie Netflix

Nella nuova serie di Netflix Idris Elba mette in scena le sue passioni in un racconto leggero ma mai veramente a fuoco

Turn Up Charlie: la recensione della nuova serie Netflix
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Musica dance, relazioni familiari, tutte le conseguenze della movida elettronica e un pizzico di Missione Tata. Con una mossa un po' a sorpresa, sul catalogo di Netflix è arrivato un calderone a suo modo stravagante e carico di curiosità, non tanto per i singoli fattori che vanno a comporre la serie, di per sé abusati e ampiamente digeriti, quanto per l'origine dell'accostamento tra di loro. Turn Up Charlie è infatti un prodotto pensato e interpretato da un artista che mai ci saremmo aspettati di vedere alle prese con questo tipo di operazione e che alla fine dei conti risulta il vero, se non unico, motore di traino. Perché possiamo dirlo sin da subito, pur nella leggerezza e nel genuino incedere del racconto, la figura di Idris Elba sorregge e carica di significato un qualcosa di altrimenti ininfluente.

Operazione tata

Di energumeni solitamente associati a immaginari cupi e violenti trasportati poi in contesti a loro opposti, atti così a creare un ricercato ed ironico effetto di straniamento, il cinema e la televisione ne conoscono abbastanza. Pensiamo a Vin Diesel e Dwayne Johnson, diventati ben presto iconici generatori di meme e insoliti protagonisti di commedie per famiglie.

A far loro compagnia adesso troviamo anche il protagonista di Luther, che in questo caso è anche creatore della serie, assecondando così quello che non è solo un ruolo assegnatogli per fare cassa, ma la vera e propria realizzazione di una propria visione. Un modo per Elba per staccare dai ruoli drammatici ma anche per esplicitare quella che è una sua grande passione. Charlie Ayo, protagonista della serie, è infatti una rappresentazione dai toni autobiografici, che non solo permette un discorso sulla fama e la carriera, ma permette all'attore britannico di portare su schermo la sua passione per la musica e l'attività da dj. Una parabola pesantemente incentrata sulla sua figura calata però in un contesto narrativo disfunzionale, confusionario, senza un'identità definita da perseguire.

Quel che esce dalla confusione

Charlie (Elba) è uno squattrinato dj che dopo aver vissuto un improvviso picco di fama negli anni '90 si ritrova adesso a condividere l'appartamento con sua zia, passando da un lavoretto all'altro. Colta l'opportunità di fare da babysitter alla figlia di un suo storico amico, vede in ciò lo spiraglio per tornare sulla cresta dell'onda sfruttando la notorietà di Sara (Piper Perabo), madre della bambina, nel mondo della musica elettronica. Da qui il più classico degli sviluppi che vede in contrapposizione una bimba ribelle e un artista fallito, gradualmente sempre più in sintonia fino al totale consolidamento del rapporto di fiducia e affetto tra i due.
Sullo sfondo, l'ossessiva ricerca di un'affermazione autoriale, la crisi matrimoniale tra i genitori della ragazzina, e il loro rapporto con la figlia adesso rivalutato dal confronto che la "tata" mette a nudo. Uno sviluppo lineare e senza sorprese che fa il suo dovere, insomma. Non fosse altro che l'inserimento dei diversi temi affrontati rende il tutto più frastagliato e caotico, non sviscerando fino in fondo le direzioni intraprese e appesantendo una visione che pur senza particolari pretese potrebbe essere molto più liscia e piacevole.

Volendo strafare, non si riesce bene a identificare il target del prodotto, così come la sua vena principale, rimanendo a metà tra i toni della commedia, del prodotto per famiglie e del dramma. Perché le mescolanze tra generi esistono - la dramedy ha negli ultimi anni offerto tra i migliori prodotti televisivi - ma in questo caso si ha la sensazione di un amalgama casuale, non veramente voluto, figlio più della confusione che di un linguaggio studiato e personale. E alla fine rimane solo la piacevolezza di seguire per qualche ora le performance di un attore che rimane straordinario, anche quando calato in un contesto senza guizzi particolari.

Turn Up Charlie Turn Up Charlie nasce principalmente come un divertissement del suo creatore e si vede. Pur cercando di allontanarsi dall’archetipo di questo tipo di storie, il risultato è confuso e poco incisivo, finendo per sorreggersi unicamente sul carisma del proprio protagonista, mai veramente supportato da un contesto che va gradualmente oscurandosi.

5.5