Undone: recensione della surreale serie animata di Amazon

La serie Amazon si presenta come una delle più intriganti novità di questo 2019, conducendo lo spettatore in un'odissea meravigliosa

Undone: recensione della surreale serie animata di Amazon
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In una normale recensione si cerca sempre di inquadrare un prodotto, proveniente da un qualunque ambito dell'intrattenimento, nei cosiddetti generi, poiché bisogna far comprendere al lettore di cosa si stia parlando. Recentemente, però, se si guarda ad alcuni medium - dalla letteratura al cinema fino ai videogiochi - sta diventando più complicato e limitante far ricorso a simili categorie, per il banale motivo che spesso questa sintesi non riesce a trasmettere tutto ciò che il prodotto rappresenta. Ed è esattamente il caso di Undone: la serie Amazon Prime Video creata dalle menti dietro Bojack Horseman potrebbe essere descritta come un thriller psicologico fortemente esistenziale, un dramma dalle decise tinte di black humour, a tratti un giallo. Ma non basterebbero a contestualizzare una serie dal carattere così unico, stravagante e audace. Un crimine, vista la bellezza di un'odissea dolcemente e drammaticamente umana quale in fondo è la vicenda di Alma (Rosa Salazar). Allontanandosi e rifiutando ogni schema di genere, Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy hanno creato qualcosa di realmente diverso e sorprendente, che fa storia a sé. Un centro praticamente perfetto - l'ennesimo - per Amazon.

I'm so bored of living

Protagonista assoluta del racconto è Alma, una ragazza in profonda crisi esistenziale: non le è sufficiente avere un buon lavoro e una relazione stabile, la sua vita le appare irrimediabilmente noiosa e si sente a pezzi, sbagliata. Alma sa che non c'è nulla di male in una vita del genere, eppure non può far altro che chiedersi se non ci sia di più, se la nostra esistenza sia davvero soltanto quello che vede. Spartiacque decisivo è un gravissimo incidente che quasi uccide la nostra protagonista, che però da quel momento in poi inizia a provare cose bizzarre, tra vivere in maniera non lineare alcuni eventi e rimanere intrappolata in loop temporali. Nonché avere visioni e conversazioni con il suo defunto padre Jacob (Bob Odenkirk), morto misteriosamente quando lei era non era nemmeno un'adolescente. È soltanto l'inizio di un viaggio metafisico e surreale, visivamente maestoso e travolgente, capace di annullare la distinzione tra ciò che è reale e non, di porci continui dubbi su tutti gli aspetti che siamo abituati a considerare e bollare come anormali. Ma probabilmente il primo e più grande successo di Undone è quello di rimanere ancorata al reale pur proponendo una trama che palesemente tende verso l'astratto e il metafisico.

Try not try

In effetti appare molto concreto il rischio, con un tale canovaccio, di farsi risucchiare dal fascino dell'astratto e di realizzare qualcosa senza molta sostanza. Undone distrugge quasi immediatamente questa paura perché, proprio come la sua protagonista, mette un piede nell'indeterminato e un altro nel reale, grazie a una caratterizzazione sensazionale dei pochi personaggi su schermo. Da Sam (Siddharth Dhananjay) a Becca (Angelique Cabral), rispettivamente il fidanzato e la sorella di Alma, ogni protagonista è delineato magistralmente con pochissime battute. Sono loro, con i loro problemi e sentimenti, a tenere unita e compatta la serie, a renderla emotivamente coinvolgente e a creare i momenti di più grande impatto emotivo. Perché si, Undone è sicuramente la possibile schizofrenia di Alma, ma è anche il disperato tentativo di comprenderla da parte di Sam, i rimorsi e la sensazione di non essere così diversa di Becca o le continue intrusioni della madre Camila (Constance Marie), già traumatizzata da alcuni misteriosi episodi riguardanti il padre Jacob, figura inafferrabile e fino alla fine mai chiara. Un piccolo universo fatto di emozioni contrastanti coronato, infine, da piccoli squarci - inseriti impeccabilmente - di quella comicità disillusa che già tanto aveva dato in Bojack Horseman.

Feel like the sky

Il punto focale resta però lei: la schizofrenia di Alma. O meglio, lo spettro della schizofrenia. Non bisogna scambiare o anzi ridurre Undone a una "semplice" rappresentazione della malattia, perché non è questo il suo obiettivo. Non è Psycho o Shutter Island, per intenderci. L'attenzione della serie si concentra più sugli interrogativi che una simile condizione solleva: siamo davvero certi che la vita sia soltanto quello che vediamo e che non ci sia altro? Siamo davvero sicuri che tutti i comportamenti che tendiamo a considerare anormali e malati lo siano? Come ripete più volte Jacob, uno sciamano nelle tribù indiane veniva considerato una persona cruciale, mentre nella nostra società verrebbe rinchiuso in un istituto psichiatrico. Quindi è un individuo malato o è la nostra cultura a considerarlo tale? Sono interrogativi che hanno ispirato, ad esempio, un filone massiccio della filosofia del secolo scorso, impegnata in una ricerca costante delle radici stesse della cultura occidentale, per capire l'origine dei nostri schemi mentali e scoprire ciò che veniva prima. E Undone si fa meravigliosamente carico di tutte queste domande squisitamente contemporanee, realizzandone su schermo una rappresentazione che alterna momenti sognanti e fiabeschi ad altri disturbanti e traumatici.

Trust me

E qui entra in gioco la tecnica del rotoscopio utilizzata per la realizzazione della serie animata Amazon. Non ci dilungheremo in questa sede - lo abbiamo già fatto nella nostra anteprima - ma in breve il rotoscopio è una tecnica di animazione usata per restituire un forte senso di realtà alle scene. Ed è un effetto che in Undone è percepibile ovunque, sempre, con risultati a dir poco straordinari. L'unico neo è un innaturale effetto di vibrazione dei contorni, uno dei marchi di fabbrica del rotoscopio, che però viene usato in maniera molto furba, rendendolo addirittura necessario in alcune scene. Non disturba minimamente quel meraviglioso quadro in movimento che Undone è.

Ma allora stiamo parlando di una serie perfetta? No, perché ha comunque qualche passaggio a vuoto specialmente sul versante narrativo - i momenti investigativi di Alma sono ricchi di piccole forzature - e magari il finale in sé era piuttosto scontato, anche se ci si arriva con una carica emotiva non indifferente. Piccole macchie che possono irritare ma non frenano le ambizioni di un progetto da applausi, portato avanti con una competenza e un coraggio infiniti e piuttosto rari nel panorama attuale. Per questo Undone merita non soltanto una fragorosa standing ovation, ma in più il nostro più caloroso consiglio e, speriamo, un successo al pari delle sue incantevoli qualità.

Undone Nicolas Gomez Davila in uno dei suoi aforismi scrisse: "Se l'universo non è impegnato in un'avventura metafisica, tutto è banale". Ed è l'esatto pensiero che attraversa ogni giorno la vita di Alma, la protagonista di Undone, terrorizzata da una quotidianità composta dalla stessa e infinita routine. La sua vita cambierà quando affronterà un’odissea dolcemente e drammaticamente umana, surreale e metafisica. Un viaggio straordinario, sia a livello visivo che contenutistico, in cui si alternano continuamente momenti sognanti e fuori dalla realtà e istanti tremendamente reali. Undone è una sfida a tutto ciò che consideriamo reale e non, a tutto ciò che consideriamo normale e non, facendoci a tratti perdere l'equilibrio e dubitare. E non bastano qualche passaggio narrativo a vuoto o un finale piuttosto prevedibile a rovinare un'esperienza imperdibile, sicuramente una delle più belle sorprese di quest'anno.

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