Vikings 5: recensione del quarto episodio

Dopo una terza puntata non proprio esaltante, questo quarto episodio di Vikings torna a concentrarsi sui rapporti tra i personaggi.

Vikings 5: recensione del quarto episodio
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Nuovo appuntamento con la recensione settimanale di Vikings. Tantissima carne al fuoco in questo episodio con i rapporti tra i personaggi che prendono una piega improvvisa in più di un'occasione. La prolungata guerra porta alle prime frizioni sia i Sassoni che i Vichinghi, mentre, in Norvegia, Lagertha e Harald si preparano per il prossimo scontro.

Troppo in fretta

Se c'è una cosa a cui ci ha abituati Vikings nel corso degli anni è sicuramente l'evoluzione molto lunga dei personaggi. Basti pensare a Rollo e al suo doppio tradimento per Ragnar. Una cosa che si è evoluta nel tempo, non improvvisa. Beh, quest'anno, in Vikings sembrano voler avere troppa fretta. Infatti, in Inghilterra, Ubbe ha abbandonato Ivarr anche se dalla sua parte si è schierato anche Hvitserk. Quest'ultimo, però, sembra che non sia cresciuto con il fratello minore e dopo pochissimo tempo comincia già a mostrare i primi segni di insofferenza. Una cosa strana visto il carattere di Ivarr.
Allo stesso tempo, nel campo dei Sassoni, re Aethelwulf comincia a sentire i primi scricchiolii sotto il suo trono. È innegabile che abbia fatto la figura dell'inetto più di una volta. Sia contro Ragnar, che contro Bjorn, il re d'Inghilterra ha dimostrato più volte di non essere un leader militare all'altezza delle aspettative. Nelle prime tre puntate sembrava maturato ma dopo lo scoppio d'ira contro il vescovo Heahmund non ne siamo più molto sicuri. Per quanto riguarda quest'ultimo, invece, risulta sempre troppo fiacco. Meyers sembra quasi un ghiacciolo, è rigido, impostato e sembra completamente distaccato dall'azione. Lampi di follia, umiltà falsa e molta voglia di comandare. Forse, l'uscita di scena di Aethelwulf potrebbe essere la vera miccia per far divampare lo scontro tra il vescovo e il capo della grande armata vichinga.
Ma la vera partita a scacchi si gioca sicuramente in Norvegia. Da una parte Lagertha, dall'altra Harald. La prima, inspiegabilmente, si dimostra fin troppo magnanima con i suoi nemici, una debolezza che potrebbe costarle cara. Infatti, prima perdona Ubbe e gli offre il suo appoggio nella causa contro Ivarr, d'altronde Ivarr stesso potrebbe essere un problema per l'ascesa di Bjorn, dall'altra perdona la moglie di Ubbe stesso che cominciava a pronunciare ben più di qualche parola pro tradimento. Lagertha ha già fatto l'errore di fidarsi troppo in passato e, sicuramente, tutta questa misericordia non è un punto a suo favore.

Re Harald, invece, è riuscito nel suo intento di convincere Astrid. L'idea di unificare la Norvegia non lo lascia mai e l'unico modo per riunificare i vichinghi rimane quello di conquistare Kattegat e sedersi sul trono che fu di Ragnar Lothbrok. Ma per farlo ha bisogno, chissà perché, di una regina. Astrid accetta dopo una finta titubanza durata qualche puntata e i due si sposano. Ovviamente, il momento migliore per colpire rimane sicuramente questo: Kattegat sguarnita e senza guerrieri, Lagertha disorientata per il tradimento di Astrid e Bjorn lontano.
Proprio la parte riguardante Bjorn è quella più pesante e noiosa. L'arrivo in Sicilia al tempo del dominio musulmano fa fare ben più di qualche sbadiglio e lo stesso vale per la parte riguardante Floki che, non ce ne vogliate, non riusciamo proprio a digerire. Rallenta il ritmo di una narrazione che, almeno in queste due puntate, procede spedita in certi frangenti e col freno a mano tirato in altri.

Vikings - Stagione 5 Una puntata, questa, che vive di alti e bassi. I piani vanno avanti. I sotterfugi continuano, eppure tutto stenta a decollare. Ci eravamo, sicuramente, fatti un’altra idea di questa nuova stagione di Vikings ma, ad essere onesti, queste prime quattro puntate hanno abbassato di molto la qualità complessiva della serie. C’è anche da dire che il piano a lungo termine è chiaro e che la serie vuole arrivare ad un climax altissimo tra un bel po’ di puntate e che, quindi, questa lenta costruzione sembra necessaria. Il problema è, però, che il pubblico non è sempre così paziente come vorrebbero gli showrunner.

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