Vikings 5: recensione di metà stagione

Siamo giunti alla conclusione di queste prima metà stagione, sulla quale c'erano molti dubbi per via dell'assenza di Ragnar. Promossa o bocciata?

Vikings 5: recensione di metà stagione
Articolo a cura di

Ci eravamo lasciati con una quarta stagione divisa in due parti, con la morte di Ragnar e l'arrivo dei suoi figli pronti a vendicarsi. Ci eravamo lasciati con la morte di re Ecbert e re Aelle. Con un Rollo ormai francese e una grande armata alle spalle, i veri leader sono Ivarr e Bjorn. La quinta stagione si apre, quindi, con i due che dividono le loro strade in base ai propri obiettivi: il Senzaossa vuole continuare la grande campagna d'Inghilterra mentre Bjorn si rivela essere il vero figlio di Ragnar e della sua sconfinata sete di conoscenza. Più staccati, invece, Ubbe e Hvitserk con una Lagertha che è tornata al ruolo di vera e propria protagonista. Dopo dieci episodi è giunto il momento di tirare le somme su questa prima metà stagione: cosa ha funzionato e cosa, invece, poteva essere gestito meglio? L'assenza di Ragnar si fa davvero sentire così tanto come temevamo?

Sentimenti contrastanti

Vikings è una serie partita con poche pretese, un esperimento di History Channel che ha avuto un successo che in pochi si aspettavano. Successo dovuto anche al personaggio di Ragnar Lothbrok (Travis Fimmel) e alla sua completa follia: simpatico, ironico, sadico e affamato di conoscenza. Era normale aspettarsi che con la sua defezione qualcosa sarebbe necessariamente cambiato, e così è stato: la quinta stagione di Vikings, almeno per quanto riguarda questi primi dieci episodi, è un enorme punto interrogativo a cui non si riesce a trovare risposta. Si sa che si sta guardando Vikings ma è completamente diverso da quello a cui c'eravamo abituati: certo, il personaggio di Ivarr (Alex Høgh) è rifinito, studiato e descritto con dovizia di particolari, rispecchia alcuni tratti di Ragnar ed è uno stratega migliore di quanto il padre sia mai stato. Bjorn (Alexander Ludwig) è quello che è: un armadio vichingo che ha capito le vere motivazioni dietro le scelte del padre e che vorrebbe governare su Kattegat a differenza proprio di Ragnar. I due figli, nella mente degli showrunner, avrebbero dovuto colmare il vuoto, ma non ci sono riusciti perché inseriti in storyline incredibilmente deboli. Perché il vero problema è stato proprio questo: la mancanza di idee.

La stagione è iniziata con Ivarr che vuole rimanere in Inghilterra per sferrare il colpo di grazia agli inglesi mentre Bjorn decide di andare a esplorare il Mediterraneo. Scelte coerenti con quanto successo finora ma non coerenti negli sviluppi: il primo è rimasto in Inghilterra per conquistare York e poi ha deciso di ritirarsi di nuovo in Scandinavia senza apparenti motivi di fondo. Bjorn ha deciso di seguire la sua sete di conoscenza e si è ritrovato in Sicilia e poi in Africa dove ha assistito a scene senza senso e a un tentativo di omicidio che ancora adesso richiederebbe qualche spiegazione da parte degli sceneggiatori. Puntate intere sprecate senza motivo apparente, prive di ritmo. Un vero peccato, perché con una cura maggiore sicuramente avrebbero potuto rendere di più.

Storie deboli

Lo stesso vale anche per Lagertha (Katheryn Winnick) e Floki (Gustaf Skarsgard). La prima ha continuato per la sua strada e si è dimostrata un'ottima regina di Kattegat, ha trattato le ribellioni con condiscendenza decidendo di percorrere la via del perdono e non del pugno di ferro, sbagliando però con Harald. Floki, invece, è passato da beniamino dei fan a personaggio piatto, dalla storyline poco interessante o incisiva. La sua devozione agli dei è diventata la trovate peggiore di Vikings e la sua storia della scoperta dell'Islanda rischia davvero di far cambiare canale ai telespettatori.

I nuovi personaggi, invece, sono stati affascinanti, sì, ma solo per le prime puntate. Il vescovo Heahmund (Jonathan Rhys Meyers) riesce a tenere alta l'attenzione del pubblico per i suoi continui tradimenti, ma a far storcere il naso è proprio questo repentino cambio di idea, da paladino della cristianità a guerriero senza patria che combatte solo per sopravvivere. Alfred (Ferdia Walsh-Peelo) è diverso: nonostante sia un figlio illegittimo sale al trono d'Inghilterra contrariamente alla volontà di tutti. Chi ha studiato un po' di storia sa cosa farà Alfred il Grande, per gli altri lasciamo la sorpresa.

Vikings - Stagione 5 In definitiva, questa quinta stagione di Vikings è chiaramente transitoria ma non per questo da buttare. La serie di History si attesta comunque tra i prodotti migliori di questa nuova stagione televisiva: fotografia, budget e regia rimangono di altissimo livello. Le storie, ovviamente, hanno avuto il la iniziale ma hanno avuto bisogno di tempo per svilupparsi. Molti personaggi non necessari sono stati tagliati, vedasi Astrid e Halfdan, e le ultime puntate hanno subito un’impennata importante con tre episodi molto forti, coesi e violenti al punto giusto. Sicuramente la seconda parte di stagione sarà il vero banco di prova per Vikings e per il suo proseguimento per una sesta.

7