Vikings 6x04 Recensione: una tregua problematica

La quarta puntata di Vikings rappresenta una piccola e piacevole pausa per creare delle solide fondamenta, che però lasciano qualche dubbio.

Vikings 6x04 Recensione: una tregua problematica
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Più le puntate di Vikings scorrono, più un aspetto non necessariamente positivo prende quota: la midseason sembra voler soltanto bandire la tavola per un finale coinvolgente e grandioso, ma nulla di più. Era un rischio che i fan temevano fin dall'adozione del formato in 20 puntate - e di conseguenza la divisione in due tronconi da 10 ciascuna - poiché sembra sensato sacrificare la spettacolarità per costruire delle fondamenta più solide. Una strategia che, però, non è mai stata attuata: ogni midseason ha avuto, tra alti e bassi, il suo arco da raccontare e non sembra una decisione saggia rinunciarci proprio durante la stagione finale.

Tuttavia il quarto episodio della serie (leggi qui la recensione di Vikings 6x03, la puntata precedente) è solo un mero temporeggiare lungo 40 minuti con brevissime eccezioni. Quando ci si avvicina ad una svolta accade qualcosa che riporta tutto al punto zero, a dinamiche già viste o semplicemente ritarda gli avvenimenti. Nonostante i suoi enormi meriti e momenti positivi, la verità è che la sesta stagione di Vikings non ha ancora una sua fisionomia definita.

La ricerca di un'identità

La struttura della puntata è piuttosto semplice: Bjorn (Alexander Ludwig) viene invitato ad un parley con re Olaf (Steven Berkoff) dopo l'evocativa sconfitta per discutere il futuro dell'intera Norvegia; a Kattegat Ubbe (Jordan Patrick Smith) tenta di responsabilizzare il fratello Hvitserk (Marco Ilso), ormai in preda all'alcool e al delirio, perseguitato da violente visioni di Ivar (Alex Hogh Andersen); il villaggio di Lagertha (Katheryn Winnick) si prepara all'assalto dei banditi; infine a Kiev Ivar si impegna ad accudire sempre più prodigo di attenzioni il principino Igor (Oran Glyn O'Donovan), mentre Oleg (Danila Kozlovsky) ordina un'imponente invasione della Scandinavia.

Le note più positive provengono, sorprendentemente, dalla storyline di Lagertha, l'unica che davvero si distingue in questo episodio per forza, minutaggio ed impatto emotivo. Alcune scene riescono davvero a commuovere e sconvolgere, permeate da quel senso di orgoglio e di appartenenza al popolo vichingo che trasmettono valori sorprendenti ancora oggi, dopo 6 stagioni. Non cambia il suo carattere piuttosto stantio, ripetitivo e fine a sé stesso, magari persino portando un accanimento sinceramente eccessivo nei confronti di un personaggio che ha già dato tutto, ma rimane positivo il fatto che gli sceneggiatori stiano provando a trarne il massimo.

Ciò che c'è di buono

È interessante anche il modo in cui viene dipinta la discesa nella schizofrenia di Hvitserk, durante la premiere tratteggiato solo al pari di un ubriacone scontento, una condizione che in realtà nasconde un malessere ben più profondo: il figlio di Ragnar che forse tra tutti ha avuto meno fortuna e riconoscimento è ridotto ad un individuo inaffidabile e debole, incapace di sfuggire alle ingombranti visioni dovute ai traumi affrontati dopo la scellerata decisione di schierarsi con Ivar. Però su questo piano si insinua il malessere più vasto e generale della midseason, che dovrà necessariamente approdare a qualche svolta narrativa, al momento impensabile. È difficile comprendere il gioco a lungo termine di Ivar nell'avvicinarsi a Igor e nell'insegnargli addirittura la lingua norrena, sicuramente dettato da un timore reverenziale nei confronti di un regnante più sadico e sanguinario di lui.

Così come è difficile intravedere quali possano essere le future mosse di Bjorn, forzato in un ruolo e in una guerra che non gli compete e non sente suoi.

Sarebbe assurdo richiedere tante risposte a questo punto della stagione e oltretutto da una semplice puntata di transizione e non fatichiamo a notare in una simile narrativa incerta dei valori non banali, in primis quello di poter sorprendere in ogni modo lo spettatore. Insomma, Vikings ha delle infinite possibilità ora che la penna di Hirst è tornata su ottimi livelli per caratterizzazione dei personaggi e messa in scena magistrale, ma al contempo è una situazione che deriva paradossalmente da una mancata fisionomia che tarda ad arrivare.

Vikings - Stagione 6 Il quarto appuntamento con questa stagione conclusiva di Vikings è soltanto un episodio di transizione. Si consolidano determinati equilibri - il parley di Bjorn con re Olaf - e si approfondiscono alcune dinamiche solo accennate nelle puntate precedenti - Ivar con il principino Igor e la situazione drammatica in cui vessa Hvitserk. L'unico vero e deciso passo in avanti è portato sorprendentemente dalla storyline di Lagertha che, pur non scacciando tutti i dubbi su un arco ripetitivo e riempitivo, riesce ad offrire diverse sequenze dal forte impatto. In generale, ciò che questi primi scorci di stagione rivelano è una serie sicuramente tornata in forma sotto tanti punti di vista, ma che ancora non riesce trovare la sua quadratura del cerchio. Potrebbe essere un effetto voluto, non lo neghiamo. In ogni caso, lo scopriremo solo nelle prossime settimane.