Vikings 6x08 Recensione: affrontare le conseguenze

Dopo avvenimenti strazianti, per Vikings è il momento delle conseguenze e tutti sono costretti ad affrontarle, dai vincitori ai vinti.

Vikings 6x08 Recensione: affrontare le conseguenze
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E odio così tanto le conseguenze. Dio, non farmi affrontare questo. Perché lo so che ti ho deluso e non voglio occuparmene, ecco come recita una - neanche troppo vecchia - canzone pop punk. Sintesi perfetta dell'ottavo episodio di Vikings, aggiungeremmo noi. Una delle frasi più suggestive e impressionanti pronunciate durante il funerale di Lagertha era proprio il fatto che, senza di lei, il mondo fosse inevitabilmente cambiato. E quando uno scenario si modifica bisogna affrontare conseguenze, aspettative, delusioni, anche nei momenti più bui o paradossalmente più radiosi.

Il risultato è una puntata particolarmente ambivalente, su tutti i fronti: si passa velocemente da una qualità altalenante ad un ritmo ancora piuttosto irregolare, eventi interessanti e confronti da pelle d'oca intervallati da mini archi narrativi fiacchi e ripetizioni un po' vuote e fini a sé stesse.

Una fama venuta meno

Il mondo è dunque cambiato. Lo sa dolorosamente bene Bjorn (Alexander Ludwig), in un'annata che non gli dà tregua. Persa la corona di Norvegia, persa la madre, adesso è costretto a dover perdere anche un fratello, poiché in quanto re di Kattegat non può lasciare impuniti i crimini di Hvitserk (Marco Ilso). E l'ira che si scatena sul figlio di Ragnar ormai scomparso tra i fumi dell'alcool e della droga assomiglia ad un flagello implacabile di crudeltà mista a tristezza inconsolabile. Bjorn è, senza alcun dubbio, il personaggio dalla più intrigante introspezione psicologica in questa sesta stagione, poiché per una volta la sua umanità è visibile a chiunque. Il celebre Ironside, il fianco di ferro imbattibile e fiero, è ora il perdente e molti iniziano a dubitare del suo operato, in primis lui stesso, al punto da chiedere apertamente aiuto. Non al popolo, ma alle persone a lui più vicine, la corazza inscalfibile è aperta e sanguinante, passaggio sottolineato da un meraviglioso dialogo con una persona insospettabile.

Previsioni di guerra

Ma il mondo è cambiato allo stesso modo per Harald (Peter Franzen), quasi sorpreso dalle responsabilità che comporta il suo nuovo ruolo. Come primo re di Norvegia l'abbiamo visto soltanto bere, mangiare e festeggiare la grande vittoria con i suoi fedelissimi elettori, pur non avendo idea di cosa fare per mantenere le vaghe promesse date. Probabilmente nella sua visione ideale bastava sedare le insignificanti quanto ovvie rivolte dei sovrani che non lo accettavano e il gioco sarebbe finito, il suo sogno coronato. Ma le responsabilità di un sovrano sono molto più pressanti di ciò e su questo Olaf (Steven Berkoff) lo incalza numerose volte, fino ai risvolti drammatici in chiusura di puntata. Il re di Norvegia serve non per dominare internamente, ma per difendersi da eventuali invasioni su larga scala che Harald non aveva nemmeno preso in considerazione.

Il problema è che la destrutturazione dell'immaginario e della fama di Bjorn avviene nella prima parte dell'episodio e la presa di coscienza problematica di Harald solo negli ultimi minuti. Nel mezzo di questi due cruciali spartiacque si susseguono piccole scenette sterili e ripetitive. C'era davvero bisogno di inserire un ennesimo scatto di ira ingiustificata di Oleg (Danila Kozlovsky)?

La sua psiche sta tristemente diventando, dopo essere stata una novità lodata, un teatrino noioso e inconcludente, al pari dei tradimenti di Bjorn. Ma se in quest'ultimo caso agisce l'idea di destino e di ripetizione ossessiva degli errori del padre che in Vikings è presente da un paio di stagioni, nel caso del Profeta russo non c'è nulla, è tutto molto fine a sé stesso. Siamo sicuramente ben lontani dalla staticità di metà stagione, eppure c'è ancora da lavorare.

Vikings - Stagione 6 Il mondo è inevitabilmente cambiato, questo è il punto focale dell'ottava puntata di Vikings. Ci sono delle conseguenze da affrontare, i (pochi, a dir la verità) eventi che la sesta stagione ha mostrato stanno finalmente avendo il loro impatto sul mondo vichingo e chiunque, dallo sconfitto Bjorn fino al vincitore Harald, deve agire. E su questo aspetto l'episodio fa il suo dovere, caratterizzando il personaggio del figlio di Ragnar in maniere inedite e facendo comprendere al nuovo re di Norvegia la gravità del suo ruolo. Sono però momenti che arrivano specialmente in apertura e chiusura di puntata, intervallati nel mezzo da piccole scenette poco ispirate, noiose e ripetitive. Qualcosa si muove ma c'è un equilibrio da trovare.