Westworld 2x09: Vanishing Point, la recensione

Un po' a sorpresa, ad un episodio dal termine, gli eventi non vanno avanti, ma ci si sofferma sulla vita di William.

Westworld 2x09: Vanishing Point, la recensione
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Oramai è tutto vero, mancano solamente sessanta minuti, o poco più, per mettere la parola fine a questa seconda stagione di Westworld. Dopo lo splendido e contemplativo ottavo episodio, chi si aspettava l'inizio della cavalcata finale rimarrà in parte deluso. "Vanishing Point", recuperando parzialmente le modalità dell'episodio precedente, ancora una volta lascia da parte le accelerazioni narrative per dedicarsi all'approfondimento di un singolo personaggio, spiegandone finalmente le ragioni, la storia più nascosta, e svelando finalmente i suoi più reconditi segreti. Stiamo ovviamente parlando di William, l'uomo in nero, il cowboy carismatico, di personalità, uomo con una missione che alla fine si trova faccia a faccia con la verità del suo essere, costretto a raccogliere gli amari frutti del dolore che ha provocato. È un episodio che in qualche modo ci porta agli inizi, all'origine di tutto, a quel legame indissolubile tra William e Dolores, al loro destino comune. Ma andiamo con ordine.
[Attenzione: sono presenti spoiler.]

La storia di un uomo

Come dicevamo, l'episodio è principalmente incentrato sull'uomo in nero, ancora ferito a seguito dello scontro con Maeve, e adesso portato in un punto di recupero da sua figlia Emily. Data la situazione è giunto il momento di scoprire le carte. La ragazza è a conoscenza del fine ultimo della Delos e di suo padre per primo, il raggiungimento di un'immortalità cibernetica data dalla sintetizzazione dell'essenza umana dentro intelligenze artificiali perfette. Desiderio di Emily è entrare a far parte del progetto, non che ne condivida veramente il fine, ma perché lo considera come la sua unica possibilità per scoprire una volta per tutte le ragioni che portarono sua madre al suicidio. Finalmente infatti conosciamo Juliet (interpretata da Sela Ward) ed esploriamo meglio la vita privata di William e il suo rapporto di coppia. Non lo sappiamo, ma ci viene fatta vivere la serata durante la quale la donna si toglierà la vita. Un'alternanza tra il presente dell'uomo in nero ed Emily - con alcuni spezzoni anche per gli altri personaggi - e quella sera, ci porta gradualmente al momento cruciale, quello che pensavamo avesse segnato per sempre il comportamento di William. Quale sorpresa allora scoprire che i rapporti di causa ed effetto erano esattamente gli opposti.

L'oscura verità

Il processo di svelamento ribadisce una volta di più quale fosse la vera natura di William, non l'uomo affabile, filantropo, brillante e piacevole che voleva mostrarsi al mondo, ma il violento e psicotico torturatore del parco. Il suo vero io è quello che solo nel parco riesce ad esprimere, è un uomo brutale, maniacale, costretto ad indossare una maschera per poter passare come normale nel mondo reale. È la scoperta di questa verità, il peso di dover convivere con questa consapevolezza, dell'impossibilità di vivere con un uomo che non è mai esistito, che spinge Juliet verso il suicidio, unica via di fuga dal castello di bugie e dolore edificato da William. Lo svelamento della vera natura dell'uomo si concretizza allora in uno dei momenti più dolorosi, più veri, di tutta la serie. Nella sua follia, convinto che Emily sia soltanto un altro dei giochetti di Ford, arriva ad uccidere la sua stessa figlia, fino a che non si rende conto dell'errore, della verità, dell'orrore a cui è arrivato. È il punto più basso di un uomo meschino, patetico, spaventato dalla morte, se non dalla sua stessa malvagità, tanto da cercare delle scuse, delle giustificazioni, tanto da, supponiamo, arrivare a verificare se esso stesso non sia sempre stato un host, un essere di un altro mondo. Sarà vero? Dobbiamo aspettare il finale.

Liberarsi dal giogo

Se è vero che William

è il protagonista assoluto dell'episodio, non sono mancati sguardi anche sugli altri personaggi, ognuno colpito dal proprio conflitto. Bernard - dopo aver confermato che l'Oltre Valle è la Forgia, il luogo dove sono conservati tutti i dati sugli ospiti immagazzinati negli anni - sembra resistere e apparentemente respingere l'influenza e la presenza di Ford nella sua mente, con l'unico obiettivo di arrivare alla Forgia prima degli altri host per proteggerla. Lo stesso creatore del parco è protagonista di un momento toccante con Maeve, la sua preferita a quanto pare, per cui aveva disegnato un futuro di libertà nel mondo reale, sottovalutando la sua vera libertà di scelta e azione. Il momento più importante però è quello che vede costruirsi un parallelo di sofferenza nelle vite di William e Dolores. Teddy, ormai rimasto solo con la sua amata, compie finalmente un viaggio di autocoscienza, arrivando alle origini del parco, ai primi istanti in cui vide Dolores. Ricorda il suo amore, la sua vita, subisce il confronto con il presente, quello che la donna è diventata. Assetata di sangue, vendicativa, meschina, pronta a sacrificare e sfruttare chiunque per arrivare al proprio obiettivo. Insomma per niente diversa dal suo nemico, per niente diversa da William. Così come Juliet allora, anche Teddy arriva alla decisione finale per liberarsi dal giogo.

Riflessioni

È un episodio strano questo. Tanto affascinante, quanto problematico. Racchiude in sé le gioie e i dolori di una serie, evidenziandone pregi e difetti. È statico dal punto di vista narrativo, non aggiungendo niente, ma allo stesso momento impreziosisce di dettagli un mosaico complesso. Fa lo stesso dell'episodio precedente, ma dove quello era affascinante, travolgente, e ci mostrava un lato lontano dalla storia principale, ma inedito, questo alla fin fine ci ripete, ci spiega, ci ribadisce, cose che già sapevamo, che sono sempre state nell'aria, che forse non avevano bisogno di essere raccontate. Allo stesso tempo però è l'episodio delle interpretazioni, del monumentale lavoro di Ed Harris e Anthony Hopkins, e in generale la conferma e delle ambizioni e delle incertezze di questa seconda stagione. Mancano solamente sessanta minuti, o poco più, per la fine, per William e Dolores. Perché, in fin dei conti, sono sempre stati Willam e Dolores.