Westworld 3x06 Recensione: in forma smagliante

L'episodio di questa settimana riporta “Westworld” agli antichi fasti, ricucendo il leggero strappo che si era creato nell'episodio precedente.

Westworld 3x06 Recensione: in forma smagliante
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Ci eravamo lasciati con un po' di incertezza e con la speranza di un deciso cambio di marcia alla fine di Genre, l'episodio di Westworld della scorsa settimana. Abbiamo approfondito il passato del personaggio di Serac e assistito alla nascita di Solomon, la prima versione di quello che sarà poi battezzato Rehoboam, il sistema di IA in grado di mantenere il controllo sulla popolazione, prevedendo eventi potenzialmente entropici, al costo della privacy e della libertà individuale. Al contempo abbiamo avuto modo di testimoniare l'altra faccia della medaglia; la fine della dittatura di Rehoboam per merito di Dolores e la restituzione del libero arbitrio ai legittimi detentori, con tutte le incognite e le conseguenze positive e negative del caso.

Purtroppo l'importanza di queste tematiche e l'iconicità di questi eventi sono stati offuscati da una scrittura scostante e da una regia non all'altezza, ma l'episodio di questa settimana di Westworld promette di correggere il tiro e di riportare la serie agli antichi fasti. Scopriamolo nella nostra recensione.

Decoerenza su tre livelli

L'Uomo in Nero è uno dei protagonisti di questo episodio, e con lui la sua versione giovanile e quella di filantropo e di uomo d'affari conosciuta dal mondo esterno; c'è persino William da piccolo con il padre. Tutto questo grazie ad una simulazione che permette al nostro di dialogare in contemporanea con tutti i suoi alter ego, per riuscire a trovare il bandolo della matassa nella sua mente confusa e capire se la sua vita si sia dipanata davanti ai suoi occhi, o se sia frutto di autodeterminazione.

Intanto Serac fa pressione su Maeve affinché porti a termine il suo compito; quest'ultima ha però bisogno di alleati, se vuole sconfiggere Dolores. Serac predispone così la stampa del corpo di Maeve e compagni, facendo ritornare persino Hector e permettendo alla donna di dialogare con una versione di Dolores , la cui unità centrale danneggiata è in possesso di Serac.

Nel frattempo Charlotte cerca di portare a termine il piano, ma l'acquisizione di Delos da parte di Serac viene completata e la controparte di Dolores è costretta a salvare un backup dei dati degli host di Westworld, prima che Serac li distrugga. A lui infatti interessa solo la chiave di decrittazione. Ma la dualità che si sta sviluppando in Charlotte, in bilico tra la fedeltà a Dolores e i nuovi sentimenti per la famiglia della donna della quale ha preso le sembianze, tradisce la sua natura di host e per questo Serac le sguinzaglia contro i suoi uomini. Charlotte scopre così che Serac sta stampando nuovi host e, nel tentativo di fermarlo, segnerà forse per sempre il conflitto tra Maeve e Dolores. Dopo essersi liberata delle minacce, Charlotte torna per mettere in salvo la "sua famiglia", dando priorità ai sentimenti.

Un cambio di passo

Se il precedente episodio di Westworld non aveva certo brillato nel panorama di questa terza stagione, Dechoerence riporta la serie agli antichi fasti. Il merito va in primo luogo alla sceneggiatura, che garantisce varietà e freschezza tematica in ogni frangente, mentre la regia - che era uno dei maggiori punti deboli del precedente episodio - si rivela in questo caso all'altezza del compito, punteggiando i dialoghi con mano esperta e costruendo in crescendo l'azione, fino allo scioccante, quanto inevitabile exploit finale, che apre più di una strada sul futuro della stagione.

Riuscitissima dal punto di vista registico la descensus ad inferos di William, che affronta le sue varie incarnazioni, restituendoci la strepitosa prova attoriale di Ed Harris che, nonostante il numero relativamente ridotto di presenze in questa stagione, si conferma uno dei pilastri portanti di Westworld. La performance corale di tutto il cast appare però encomiabile; Evan Rachel Wood brilla anche nella breve apparizione di questo episodio, nell'ennesima incarnazione di Dolores, che non è mai uguale alla precedente, in un gioco di calibrazione che fa capire quanto questo personaggio sia ormai suo.

Ottima anche la performance di Tessa Thompson, che riesce ad esprimere ogni controversa sfumatura di Charlotte; peccato invece per il ruolo finora risicato di Bernard, che non riesce a mettere in mostra le grandissime doti attoriali mostrate in precedenza da Jeffrey Wright, protagonista assoluto di Westworld 2.

Lo sforzo produttivo di HBO si dimostra ancora una volta titanico e non smetteremo mai di elogiare elementi chiave della serie come il production design e il comparto effetti speciali, che immergono lo spettatore in un universo narrativo credibile e immaginifico, senza tendere alla spettacolarizzazione fine a se stessa, ma sempre al servizio di una narrazione che ha sempre sviluppato prima di tutto l'aspetto valoriale dell'idea, senza mai sacrificarlo sull'altare dell'estetica.

Desincronizzazione

Il sesto episodio di questa stagione di Westworld è l'esemplificazione narrativa della teoria della decoerenza quantistica, secondo la quale l'interazione tra un sistema e l'ambiente esterno conduce alla perdita di coerenza; in poche parole alla desincronizzazione. Ed è proprio questo che accade ai personaggi della serie in questo episodio; ogni preconcetto e presupposto è compromesso dallo scontro con la realtà dei fatti e quindi dall'influenza della realtà stessa.

Suzanne Wrubel e Lisa Joy drappeggiano così una sceneggiatura densa di eventi e di tematiche che si rincorrono tra i personaggi. A cominciare da William, che deve calarsi nelle profondità del suo essere per distinguere la natura delle sue pulsioni dalla maschera che ha sempre indossato, con risultati per nulla scontati. Passando per Maeve e la questione degli affetti, che diventa prerogativa di vendetta e di potenziale rafforzamento del patto con Serac.

Per arrivare infine a Charlotte/Dolores, che è l'esemplificazione più diretta e struggente del concetto del quale si fa portatore il titolo dell'episodio. Dopo l'iniziale rigetto tra corpo e mente, Charlotte ha sviluppato un'affezione per la sua famiglia che nemmeno la sua controparte umana aveva e che, anzi, rappresenterà il fattore decisivo per smascherarla agli occhi di Serac, del quale la vera Charlotte era complice all'interno della Delos.

La sua programmazione la obbliga alla fedeltà al piano di Dolores, ma la realtà dei fatti e soprattutto le emozioni le impongono di salvaguardare la sua (nuova) famiglia. Un'emotività che in questo episodio le farà inevitabilmente perdere una di queste certezze e potrebbe trascinarla verso il tracollo finale. L'effetto matrioska sul piano valoriale di Westworld si fa così sempre più evidente.

"Sento che mi sto allontanando sempre di più da te. Da noi.", confessa infatti Charlotte a Dolores, e questa rimane una delle prese di coscienza più preziose della serie, perché il libero arbitrio porta sì all'autodeterminazione, ma non alla comunanza e all'unione tra le parti. Charlotte capisce proprio questo nel momento in cui decide di mettere quella che ora riconosce come la propria famiglia al primo posto. Tutto questo rappresenta un ulteriore anello nella catena introspettiva forgiata dal duo Nolan/Joy, che, partendo dalla metafora dell'automa, si sta ora sempre più ricongiungendo all'umano, in un eterno ritorno che rappresenta uno dei punti più alti della serialità contemporanea.

Westworld - Stagione 3 “Dechoerence” è finora uno dei migliori episodi di questa stagione di “Westworld”. La sceneggiatura di Suzanne Wrubel e di Lisa Joy è ricca di storyline e di colpi di scena, favorita dalla puntuale regia di Jennifer Getzinger, che gestisce in maniera ottimale i tempi della narrazione, centellinando l’azione a favore di un grande sviluppo dei personaggi. Manca veramente poco al finale di stagione e dopo che Dolores è riuscita a restituire il libero arbitrio alla popolazione mondiale, le linee narrative dei singoli personaggi si corteggiano e si scontrano in una frizione che sfocia in una messa in scena di livello altissimo, che ci riporta ai fasti delle passate stagioni. Meave, Charlotte, William, Serac, Bernard e Dolores, tutti convergono verso un confronto finale che potrebbe sovvertire tutte le aspettative, perché “Westworld” vive delle idiosincrasie della vita reale e, come abbiamo scoperto fin dall’inizio, gli host non sono poi così diversi dagli esseri umani.