Winning Time Recensione: lo show su Sky che racconta l'ascesa dei Lakers

Come rendere grande uno sport e una squadra: è quello che racconta la serie Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers.

Winning Time Recensione: lo show su Sky che racconta l'ascesa dei Lakers
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Ci credereste se vi dicessimo che il basket non ha goduto da sempre dell'attenzione che suscita ora? Né dal punto di vista del pubblico, né per un richiamo mediatico. E né tantomeno per un culto che mette al centro i giocatori, diventati negli anni per i fan come degli dei scesi in terra, pronti a librarsi in aria per fare punto e rimanendo magari appesi con leggiadria al bordo di un canestro. Forse vi sorprendereste nel sapere che il poco interesse non riguardava puramente l'aspetto sportivo, bensì un pregiudizio che vessava l'ambito della pallacanestro, il quale non permetteva l'adeguato rispetto per la legittimazione di un mercato sia agonistico che intrattenitivo.

La questione razziale era spesso al centro della poca fiducia suscitata dal basket, come l'incapacità di comprendere le opportunità di uno sport che poteva riservare una fonte di fortuna e soldi. Quella che viene raccontata nella serie Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers, disponibile nel catalogo di giugno 2022 di Sky e NOW.

Lo zampino di Adam McKay

Una narrazione che tratteggia il risanamento di una squadra da cui partì il reale successo di un intero sport e che trascinò dietro a sé uno stuolo di risonanza e riflettori da rendere il basket un inedito campo su cui non solamente scontrarsi, ma poter trarre i più profumati e bramati profitti.

Quelli che vorticano attorno all'area spettacolare, fatta del tipico showtime e del mondo dell'intrattenimento improvvisamente affascinato e attratto dalle potenzialità di partite e giocatori. Nonché quello degli sponsor, degli articoli sportivi, dei marchi che potevano sfruttare una nuova finestra per catturare il trasporto del pubblico, pronto ad associare scarpe e tute ai suoi beniamini e a fare del basket con i suoi accessori una vera e propria armatura con cui andare in battaglia. Un impero edificato quasi da zero e che arriva sulla HBO passando prima per il libro Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s di Jeff Pearlman, adattato per la televisione dagli ideatori Max Borenstein e Jim Hecht. Tutto sotto lo sguardo speciale di Adam McKay a vegliare sulle fila della produzione, per una serie che nella ritmicità, nella rottura della quarta parete, nei discorsi diretti con gli spettatori e nelle frecciatine lanciate con arguzia verso la telecamera ritrova vivacemente lo stile dell'autore e una sorta di emulazione del suo cinema e talento artistico - quello che abbiamo esaltato nel suo ultimo film nella recensione di Don't Look Up. Un'ispirazione tangibile che trova comunque una certa originalità nella serie americana, di cui da lodare è l'incredibile lavoro sulla fotografia retrò curata da Todd Banhazl e Mihai Malaimare Jr., la quale permette il susseguirsi delle immagini come sequenze appartenenti ad un passato esistito e che il pubblico può veder scorrere davanti ai propri occhi.

Tutte le versioni del basket

Una ricostruzione minuziosa degli anni Ottanta, dalla precisioni dei costumi e delle divise al designer delle scenografie, i quali richiamano una determinata scelta estetica che passa dal voler rendere le scene non solamente godibili da fruire, ma autentiche nella loro rappresentazione.

Come per lo sceneggiato che cerca di mescolare la tante linee narrative di tutti i protagonisti che hanno innalzato il tempio del basket e hanno portato questo sport alla gloria, non tralasciando mai le storyline o il background di alcuno dei personaggi, ma facendoli muovere tutti nella medesima direzione ossia quella posta a stendere le varie ramificazioni che hanno condotto giocatori, allenatori e investitori alla fama. Una storia densa che arriva quasi in contemporanea con un altro prodotto riportato questa volta in prima persona, ma che vede al centro il medesimo protagonista. Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers è infatti la vicenda romanzata che Earvin "Magic" Johnson racconta nella docuserie They Call Me Magic, rilasciata su Apple TV+. Un quadro ovviamente personale e ristretto rispetto alla moltitudine di vicende nel risultato seriale di Borenstein e Hecht, ma che testimonia lo zelo che il basket da decenni sa oramai stuzzicare, di cui aveva dato prova nel 2020 anche il The Last Dance su Netflix dedicato alla figura di Michael Jordan (recuperate la recensione di The Last Dance). Un'altra prova della strapotenza di uno sport che sa come funzionare benissimo quando trasposto per l'audiovisivo, tanto nella versione fiction che nel reportage reale, per una serie che nello spargere semi e radici mostra i risultati e la fondazione di un luccicante olimpo.

Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers è il racconto di come il basket è diventato il polo nevralgico del mercato sportivo e dello show business. È la storia sceneggiata di giocatori, dirigenti, allenatori, persone che vorticavano negli anni Ottanta attorno ad uno sport pronto a raggiungere il successo e la fama. Una serie curata nella fotografia retrò, nel design delle scenografie e nel gusto vintage delle riprese. Un prodotto supervisionato da Adam McKay, di cui si percepisce l'influenza nello stile, soprattutto per la rottura della quarta parete e il collegamento diretto che instaura tra pubblico e storia.

7.5

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