Recensione Wolf Hall

La miniserie tv in sei episodi targata BBC e tratta dai romanzi di Hilary Mantel si mantiene su alti livelli qualitativi, traspordandoci con maestria negli intrighi di palazzo alla corte di re Enrico VIII visti dallo sguardo di Thomas Cromwell.

Recensione Wolf Hall
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Da Un uomo per tutte le stagioni a L'altra donna del re, fino alla recente serie televisiva di culto I Tudors, la storia di Anna Bolena e Enrico VIII è stata sviscerata più e più volte sia sul grande che sul piccolo schermo. La minserie in sei episodi Wolf Hall, prodotta da BBC e tratta dall'omonima saga di romanzi della scittrice Hilary Mantel, sceglie però un approccio diverso alla pagina storica osservandone gli sviluppi attraverso gli occhi di un personaggio fondamentale del periodo: il politico e primo conte di Essex Thomas Cromwell, interpretato in questa raffinata trasposizione dall'attore teatrale Mark Rylance, considerato il più grande della sua generazione e attorniato da un cast preparato e (quasi) rigorosamente britannico. Se nel first look pubblicato poco tempo fa avevamo già speso lodi per la prima puntata, il resto degli episodi non ha fatto che avallare la nostra impressione positiva, confermando il progetto tra i più riusciti dell'anno in corso e facendoci sperare in una messa in onda anche sulle reti italiane.

Pedine del re

Re Enrico VIII, in seguito al rifiuto del Papa di annullare le sue prime nozze per potersi risposare con Anna Bolena, si autoproclama capo della Chiesa, nonostante le reticenze del cardinale Mosley. Questi, inviso alla nuova futura regina, viene ridotto in condizioni di povertà che lo condurranno alla morte. Da quel momento il suo più fidato consigliere Thomas Cromwell diventa il braccio destro del re e, grazie alla sua nuova carica, ordisce una vendetta contro coloro che hanno fatto cadere il suo vecchio signore. E mentre la corte viene scossa da scandali e dalla paura di una nuova possibile guerra, Cromwell scoprirà quanti vipere si annidino dentro al palazzo reale e dovrà agire d'astuzia per sopravvivere agli intricati giochi di potere che vi hanno luogo.

Perfezione d'intenti

Il regista Peter Kosminsky gioca abilmente col mondo del palcoscenico, pur mantenendo saldamente uno stile da televisione d'altissimo livello. I toni compassati ma appassionanti già scorti nel primo episodio assumono maggiora valenza nel districarsi di complotti e intrighi nei quali assume una forte importanza la gestione verbale dei dialoghi e degli sguardi, con scelte di montaggio che rendono chiaro in ogni sua sfumatura un racconto ricco di personaggi e di situazioni.
In un mondo in cui è l'ambiguità a dominare tutte le figure partecipanti a queste schermaglie nobiliari, Cromwell (di origini umili ma d'intelligenza superiore) cerca sempre di mantenere una coerenza personale che lo porta ad essere apprezzato anche nelle situazioni più controverse: come un canarino costretto a divenire un rapace, ma mai autore di atti di gratuita crudeltà, il protagonista si muove con passi calibrati e attenti in una partita a scacchi dove chi perde può rischiare la vita. E se ad un certo punto diventa predominante la tormentata storia d'amore e odio tra il re e Anna Bolena, il regista non dimentica di concentrarsi sui dettagli secondari, creando con Wolf Hall un'opera che fa di un realismo (seppur plasmato, viste le diverse libertà prese dalla scrittrice dei romanzi) bruciante il suo maggior punto di forza. Dalle ambientazioni che trasportano con facilità in quell'epoca passata, sino alla cura dei costumi e delle scenografie e con un discreto numero di comparse, i sei episodi tracciano una linea di perfezione impeccabile, lasciando forse le porte aperte a un continuo visto il finale semi-aperto.
Mark Rylance conferma tutte le qualità elogiate nel corso degli anni dalla critica teatrale, infondendo al protagonista un'umanità sofferta e toccante, in una dolente e credibile sottrazione che incute comunque timore e rispetto, ma il resto del cast non gli è da meno: anche Damian Lewis e Claire Foy (intensissima nell'episodio conclusivo) dimostrano di essere attori di razza, così come tutti i validissimi interpreti di contorno.

Wolf Hall Wolf Hall conferma tutte le qualità già intraviste nel primo episodio. Potendo contare su un cast di altissimo livello, a cominciare dal monumentale protagonista Mark Rylance, i sei episodi della miniserie targata BBC trascinano con una forza compassata e magnetica negli intrighi di palazzo alla corte di Re Enrico VIII, mettendo in primo piano la sua tormentata love-story con Anna Bolena senza dimenticare dettagli e approfondimenti sulle vicende secondarie. Il progetto televisivo è una piccola gemma del recente panorama televisivo britannico che sarebbe un peccato perdersi.

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