American Horror Story: come Ryan Murphy ha definito l'horror antologico

In occasione del suo arrivo su Amazon Prime Video, riscopriamo come Ryan Murphy ha ridefinito il genere antologico con la sua serie horror.

American Horror Story: come Ryan Murphy ha definito l'horror antologico
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Se fra gli show più chiacchierati e popolari del nuovo millennio figura spesso il nome di American Horror Story, non è certo frutto del caso. La serie antologica ideata da Ryan Murphy nel 2011, periodo in cui il suo Glee era all'apice del successo, si è configurata sin da subito come un prodotto intrigante e rivoluzionario per il medium e ha permesso al suo creatore di raggiungere la piena consacrazione nel panorama autoriale televisivo. Forte di un concept dalle molte sfaccettature, la terrificante opera di Murphy ha sorpreso sin da subito pubblico e critica per la sua particolare struttura narrativa: fino al 2011 il concetto di serie antologica prevedeva che ogni episodio fosse libero dagli altri e quindi autoconclusivo; con AHS, invece, fu la prima volta in cui un'intera stagione veniva considerata come arco narrativo mirato a concludersi alla fine di un ciclo di episodi.

Aprendo così la strada ad altri esperimenti dello stesso tipo - basti pensare a Fargo o a True Detective - American Horror Story puntava a scuotere nel profondo la sensibilità e la coscienza degli spettatori, raccontando l'orrore e il macabro in maniera del tutto innovativa. Desiderando analizzare l'importanza e l'influenza avuta dalla serie nel mostrare un nuovo modo di fare tv, si potrebbe riassumere l'intera rivoluzione di Ryan Murphy usando il concetto di "esaltazione del diverso": sfruttando a proprio favore elementi narrativi originali e celebri frammenti di storia americana, lo showrunner ha portato alla luce tematiche importanti che mirano all'esaltazione della diversità e allo sdoganamento dei pregiudizi.

Con nove stagioni all'attivo - e con AHS 10 in lavorazione - il colosso del network FX non ha alcuna intenzione di fermarsi e sembra voler sfruttare al massimo il genere antologico per continuare a far discutere. Pur lasciando spazio a numerose sbavature nell'arco delle varie stagioni, American Horror Story si configura a tutti gli effetti come un prodotto coraggioso e importante per la crescita del fenomeno legato alla serialità televisiva. Osserviamone quindi insieme gli spunti più interessanti e le peculiarità che lo rendono un titolo che vale la pena recuperare, dopo l'inserimento del titolo nel catalogo Amazon Prime Video.

Un racconto sull'orrore

Se il dialogo sulla struttura narrativa risulta già interessante di per sé, quello sullo stile della narrazione merita un'ulteriore menzione. Soffermandosi solamente sul titolo della serie, appare chiaro e lampante ciò che American Horror Story intenda raccontare. Eppure è il modo in cui lo fa che riesce a creare attorno a sé tanto seguito: pur inglobando in ogni sua forma l'orrore come tratto distintivo, questi viene elevato a mezzo comunicativo utile a spostare il focus su generi ben diversi che possano toccare il cuore di chi osserva.

Di fatto, più che di orrore in senso lato, sarebbe più opportuno celebrare l'utilizzo del grottesco come strumento a supporto del racconto: non sarà affatto raro notare elementi tipicamente drammatici all'interno delle stagioni, così come non dovrà sorprendere la presenza di alcune macabre scene vicine al demenziale e all'umorismo più nero.

Il tema che più di ogni altro riesce a legare lo spettatore ai personaggi e alla narrazione risiede però nella componente empatica che lo show mira a evidenziare. Sia chiaro: il terrore è sempre presente e in alcuni casi la fa addirittura da padrone, dimostrando come la serie abbia superato nel corso degli anni ogni limite di censura o tabù riservato al genere.
Tuttavia, anziché autocelebrarsi come semplice racconto dell'orrore, American Horror Story punta ad esaltarsi come racconto sull'orrore che l'uomo riserva nei confronti del diverso.

Ryan Murphy, autore dichiaratamente omosessuale e vittima di discriminazione, ha dedicato una grandissima attenzione alla rappresentazione dei reietti e degli emarginati sin dalle prime scene, auspicando il superamento dei pregiudizi e includendo spesso personaggi facilmente ignorati altrove. Che si tratti di individui appartenenti alla comunità LGBTQIA+ o a soggetti completamente al di fuori dei tipici canoni televisivi, lo show riesce davvero a trovare uno spazio per tutti.

Interpreti, molto più che personaggi

In questo senso, la serie di Murphy e Falchuk porta una ventata d'aria fresca anche per quanto riguarda la scelta dei personaggi. Facendo leva su un cast di grandi interpreti - da Jessica Lange a Sarah Paulson, da Evan Peters a Kathy Bates - affiancati da volti completamente nuovi, viene evidenziato ancora una volta come l'attenzione non sia concentrata sull'estetica ma sulla sostanza. Il carattere di un personaggio, così come la sua storia e le sue azioni, sono costruiti ad arte per colpire lo spettatore o quantomeno per incuriosirlo e spingerlo a comprendere ciò che il fato ha in serbo per lui. Il vero fascino di personaggi dall'animo tetro e dagli oscuri segreti risiede nelle numerose sfaccettature che gli attori sono in grado di mostrare stagione dopo stagione.

Proprio così; una delle caratteristiche più forti di American Horror Story risiede nell'alchimia fra i propri interpreti, i quali si trovano ogni anno alle prese con un personaggio completamente diverso dal precedente. Un esperimento, questo, che ha una duplice valenza: mostrare l'eclettismo del cast e permettere agli spettatori di legarsi affettivamente all'attore, ancor prima che al personaggio. Per quanto non sempre condivisibile, appare inequivocabile come questo particolare sia stato un punto di forza per il prosieguo dello show e abbia contribuito enormemente al successo della serie.

Reinterpretare le paure dell'uomo

Al netto di alcune stagioni meno riuscite di altre nell'aggiungere materiale valido al complesso gioco di rimandi e citazioni della serie, gli autori meritano senza dubbio un plauso per il loro tentativo di costruire un universo narrativo ricco e vasto in cui le stagioni sono collegate tra loro da un filo sottile. Un gioco che coinvolge parecchio i fan riguarda infatti il tentativo di mettere insieme i vari punti che la serie disperde nel tempo e nello spazio, tra contesti ed epoche spesso distanti fra loro, analizzando per lungo tempo eventuali personaggi ricorrenti o cenni ad alcune location delle stagioni passate.

Se l'elemento antologico gioca un ruolo fondamentale, non va comunque tralasciato un tema portante che torna sempre a galla nell'universo di American Horror Story: il fato incombe sempre su ogni individuo, e il passato finisce spesso per influenzare il presente ripetendosi come in un triste ciclo di eventi.

Cercando dunque di combattere questo destino oscuro e all'apparenza inevitabile, la serie porta alla luce la vera paura dell'uomo e la mette al centro di un dialogo che si lega stretto con i timori e le imposizioni della società americana attraverso le varie epoche storiche. AHS sviluppa così un racconto gotico su più livelli che raccoglie diversi elementi storici reali e li mette al servizio dei più classici elementi del genere horror, rendendo quei timori primordiali più presenti e pressanti.

Le verità di un'America che cambia

Nel tentativo di umanizzare i propri mostri e di creare empatia con lo spettatore, la serie punta a raccontare l'America tra ieri e oggi, portando a galla argomenti attuali e mai del tutto risolti. Probabilmente American Horror Story non sarà mai uno show incentrato solamente su case infestate, streghe e folli alla deriva, perché non è nato con quell'intento; ciononostante, è proprio grazie a questo particolare che l'opera trova il suo maggior punto di forza. Puntando il dito contro l'emarginazione, mettendo alla luce senza mezzi termini le più grandi paure dei bigotti, AHS spinge lo spettatore a riflettere sui limiti della società moderna in un mondo che cambia costantemente.

Prendendosi il rischio di far notare i timori e le problematiche al centro dei dibattiti più accesi, la serie riesce a distinguersi come uno dei prodotti più contemporanei del nostro tempo - in ogni senso del termine. Alle spaventose e sanguinose sequenze di eventi si alternano continuamente interessanti conversazioni legate al concetto di razza, genere e morale che spingono l'acceleratore oltre i confini dell'ordinario. Del resto, se c'è un motivo per cui lo show sia riuscito ad accontentare molti spettatori è esattamente questo. Nel dedalo dei suoi scontri e delle sue battaglie, AHS cerca di mostrare le cose per ciò che sono senza alcun timore di essere giudicato.