Boris: la guida completa ai migliori episodi

Dopo un doveroso rewatch, vi proponiamo il meglio della “fuoriserie” italiana in sole dodici puntate: per chi non ha tempo da perdere.

Boris: la guida completa ai migliori episodi
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Abbiamo già discusso l'importanza della "fuoriserie" italiana nell'ambito della serialità nostrana e abbiamo ripercorso le origini di questa serie con il nostro speciale su Buttafuori, oltre ad aver discusso l'eredità di Boris in Liberi Tutti. Ora ci ritroviamo a tirare le fila sui migliori episodi di questa serie cult; una selezione nella quale abbiamo dato maggiore risalto alla prima stagione, selezionando ben cinque episodi, contro i quattro della seconda e i tre dell'ultima. Intervistati da FilmTv in occasione del ritorno di Boris su Netflix, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo hanno rivelato che, siccome era già un miracolo scrivere e dirigere una serie del genere e nessuno avrebbe immaginato una seconda stagione, gli autori spararono tutte le cartucce possibili - le più urgenti - nella prime quattordici puntate. Noi, in ogni caso, vi consigliamo il rewatch completo. Quelli che seguono, dunque, sono gli episodi che tra i quarantadue totali alzano la media dell'inventiva, del discorso meta-televisivo e soprattutto della comicità di Boris. Fate attenzione agli spoiler, ça va sans dire.

1x01 Il mio primo giorno

Giacomo Ciarrapico una volta disse che puntare tutto sul pilota per convincere un produttore o il pubblico è una cattiveria insensata. La prima puntata spesso è costretta a fare troppe cose insieme, come il set-up e la messa in scena di uno o più conflitti (a seconda dei protagonisti), per trovare anche il tempo di comunicare l'effettiva atmosfera generale della serie. Pensate alla (troppa) carne al fuoco dei primi minuti di ottime serie come Dexter o The Affair; non a caso, durante la scorsa edizione del festival di Venezia, Paolo Sorrentino presentò non il pilota, ma il secondo e il settimo episodio di The New Pope. Eppure, Boris comincia alla grande. Non solo vengono presentati a dovere tutti i personaggi (compreso Alessandro e il suo conflitto più grande, ovvero districarsi tra la fascinazione del set, la volontà di imparare e la frustrazione per la tremenda accoglienza), ma anche le manie e le idiosincrasie di tutta la troupe, come quelle di Corinna che blocca tutto, perché lei trentaquattro anni non li vuole proprio avere.

1x05 A + B = C

"B**io de culo!": l'entrata in scena di Martellone, cui Lopez affida la "linea comica" di Occhi del Cuore 2, è uno dei momenti di satira più incisivi ed esilaranti di sempre. Incredibile come si riesca a ridere della trivialità tipica dei (defunti?) cinepanettoni e allo stesso tempo a cedere al tormentone tristemente irresistibile del notaio interpretato dall'attore, sceneggiatore e regista Massimiliano Bruno.

Cortocircuiti spiazzanti che solo Boris riesce a creare. Ma la puntata non si limita alle "faccette" del notaio: l'abnegazione stakanovista di Stanis nel costruire le battute attraverso quelli che, secondo lui, sono i meccanismi logico-matematici della comicità è una stoccata verso tutti coloro che, da Zelig in giù, sono convinti che a far ridere siano bravi tutti.

1x06 Come Lars Von Trier

Sdoganamento della satira dei portatori di handicap - o meglio, di un certo vittimismo ostentato e subdolo -, ennesimo affondo alla politica ("de che partito è tu' padre?"), una pennellata di inaspettato erotismo, la citazione cinefila altissima: (tutti nudi) Come Lars Von Trier è una puntata ricchissima. Ma è anche una riflessione sul fandom peggiore, quello che sa tutto di qualsiasi componente del cast tecnico e artistico, compresi gli scheletri nell'armadio. "Banana, ti piace il surf? Io e te surferemo insieme". Stanis senza limiti: si rivolge così al fan sulla sedia a rotelle che viene a conoscere (e spiare) i suoi eroi.

1x12 Una giornata particolare

In Buttafuori, Giorgio Tirabassi era il "miglior buttafuori del mondo", uno che riusciva a "rimbalzare" i clienti con la forza del pensiero. Si trattò del miglior cameo di quel primo esperimento televisivo low-budget e spiazzante. Su Raiplay, lo vediamo invece protagonista di Liberi Tutti, sempre scritta e diretta da Ciarrapico e Vendruscolo e dedicata al compianto Mattia Torre. L'ingresso di Tirabassi in Boris è da manuale, con una puntata da assoluto protagonista nei panni di un direttore della fotografia che si finge regista dettando legge: duro, arrogante, dedito ai favoritismi e ovviamente sboccatissimo, ma capace di dirigere gli attori meglio di Renè. Solo lui, infatti poteva trasformare una super raccomandata agée e negata per la recitazione in un'interprete inaspettatamente credibile e intensa, grazie a un discorso motivazionale talmente hollywoodiano da sembrare genuino.

1x13 Stanis non deve morire

Altra citazione nel titolo ed episodio fondamentale, stavolta per ridere (e piangere) più dei meccanismi produttivi e creativi che del set in senso stretto. Occhi del cuore 2 viene cancellata a causa degli ascolti bassi: un disastro. Ma siccome è ancora in piedi l'accordo con i greci, va girata comunque l'ultima puntata: quella che prevede l'esplosione della clinica che ucciderà tutti i personaggi.

C'eravamo dimenticati di "Isaia Panduri", perfido dittatore del Burmini, inavvertitamente salvato dal dottor Giorgio, che quindi scatena l'ira di "rivoltosi separatisti laici". L'intuizione di uno degli sceneggiatori scansafatiche vale tutta la puntata, così come la rissa tra Stanis e Duccio ("Ti taglio la faccia!") mentre girano la scena bootleg del salvataggio di Stanis, per l'occasione regista e attore.

2x02 La mia Africa (seconda parte)

Comincia la seconda stagione, nuova regia (Ciarrapico e Torre ad affiancare Vendruscolo) più fluida e dinamica e primi esterni di Occhi del Cuore 2; una savana all'insegna dello stereotipo più consumato. Scegliamo la seconda parte di questo nuovo inizio perché i motori sono più caldi e il rodaggio è completo: sulla pelle del povero Alessandro, vivo per miracolo dopo la scarica elettrica della puntata precedente, frastornato e dolorante ma subito di ritorno sul set, assistiamo a una delle puntate più cattive, perché il ragazzo subisce una doppia umiliazione.

Quella pubblica per aver cacciato Cristina, la nuova attrice che sostituirà Corinna, e quella privata del bacio rifiutato da Arianna, anaffettiva e insensibile come non mai. Dopo gli auguri mancati di Renè a Benigni e la gioia immensa per l'addio alla "cagna maledetta", ecco il cliffhanger più bello di Boris: il Conte, ferito da un misterioso colpo di pistola nello studio del dottor Giorgio, è Corrado Guzzanti!

2x03 Chi si salverà?

Puntata da antologia. Magistrale entrata in scena di Corrado Guzzanti nei panni di Mariano Giusti, attore psicolabile che interpreta il perfido Conte: sotto le bende che gli fasciano il viso si nasconde, fin dall'inizio, un ghigno inquietante. Il comico romano è scatenato. Impossibile non notare che chi condivide la scena con lui, come Alessandro Tiberi (Alessandro) in camerino, è sempre a un passo dallo scoppiare a ridere. La fissazione per il ruolo di Padre Frediani dopo aver visto Gesù - sulla Roma-L'Aquila - si incrocia col compito ingrato di Renè di dover per forza licenziare qualcuno. È anche la puntata in cui si rivela l'enorme cuore del regista: convinto di dover cacciare il suo amico ventennale, si arrenderà a Lopez con un lealissimo "Duccio non lo caccio: prendete me".

2x07 A morte il Conte

Dedichiamo massimo un paragrafo a ciascuna partecipazione speciale, ma con Corrado Guzzanti non possiamo che concederci un'eccezione. Continuano i problemi causati da Mariano Giusti che si rifiuta di girare. Il motivo è leggendario: la sua conversione religiosa non tollera le bestemmie - sdoganate e censurate parzialmente - di tecnici ed elettricisti. Se nella puntata precedente minacciava Alessandro e lasciava stupefatto Renè, qui distrugge il suo camerino dopo aver sentito imprecare Biascica e continua a terrorizzare Alessandro, obbligandolo a pregare. Guizzo erotico nel finale, quando il ragazzo, costretto a dormire in teatro dopo uno sfratto, cede alle grinfie eccitate di Karin, che lo aveva "puntato" da tempo.

2x11 L'Italia che lavora

Tris di Guzzanti - non potevamo non includere anche la sua doppia prova d'attore - che interpreta oltre a Mariano anche il suo agente/prete campano Padre Gabrielli, colluso con la camorra, annoiato, venale... e con un figlio a carico. Quest'ultimo arriva in teatro per organizzargli un'intervista con l'equivalente de La vita in diretta.

Parlando degli attori di Occhi del Cuore, Mariano si rivolge così alla giornalista: "L'amore infecondo è all'origine di queste carriere. La fornicazione pesante, la travisazione dei sensi: sono tutte carriere che nascono in certi alberghetti a due stelle vicino alla stazione, momenti di squallore che diventano lavoro. È tutta gente presa dalla strada ma non la strada di giorno... la strada di notte, certi viali di Roma che tu sicuramente conosci. E lì comincia...". Memorabile anche la consulenza di Padre Gabrielli a Sergio sulla famiglia e la rivelazione sul segreto della vita a Biascica ("la palestra"). Continua la linea orizzontale della liaison tra Alessandro e Arianna, in cui si inserisce a sorpresa Stanis.

3x06 Coprolalia

La rete impone di "sporcare" la recitazione col turpiloquio (il titolo indica la propensione patologica a parlare volgarmente riferendosi di continuo agli escrementi, all'ano e gli organi generali) per avvicinare Medical Dimension alle atmosfere del cinema verità. Ma segnaliamo Coprolalia soprattutto per, incredibile a dirsi, la scena più bella girata da Ferretti e compagni, ovvero l'eutanasia del notaio/martellone: come in La formica rossa, anche questa stagione ha il suo momento di inaspettata bellezza, un piccolo saggio di regia e montaggio. Ovviamente, subito dopo, ci pensa un tormentone estivo a riportare tutti coi piedi per terra: vi ricordate qual è?

3x07 Come Durok

La terza stagione sale finalmente in cattedra, più che altro con una serie di assoli. Il prologo di Duccio ("Vi vedo verdi" al Fiction Fest), Massimo De Francovich nei panni di un nonno punk, sessodipendente e giovanilistico e Itala che vuole lasciare la troupe: è la terza età il tema della puntata, col geniale compendio delle "nuove direttive di rete", ovvero le tipologie di personaggi rappresentabili - ovviamente tutti stereotipati - che culmina proprio con l'imperativo di "svecchiare" gli anziani.

"I vecchi, cioè, non esistono più: sono tutti giovani", conclude ridendo una diabolica funzionaria della rete. Il contraltare è proprio quello di Itala, spaventata dal futuro e dal cambiamento, diffidente verso i giovani volenterosi (Lorenzo) e restia ad aggiornarsi. Come Durok è anche l'episodio in cui l'illusione che una televisione migliore sia davvero possibile raggiunge il picco più alto, suggellato dal discorso finale di Renè al festival delle serie tv.

3x13 Nella rete

"E tu non ridere, perché non c'è un c***o da ridere!". Concludiamo con lo sfogo più serio del "condottiero inaffondabile", come viene definito Renè dalla troupe, di quelli che rivelano l'anima nera di Boris. I presupposti di Ritorno al futuro, il gran finale diviso in due parti che chiude efficacemente il cerchio delle tre stagioni, partono da questa puntata, la più struggente di tutte. Il regista ha appena saputo che Medical Dimension è una trappola da fine carriera e così arriva in teatro in ritardo dopo una notte passata ad ubriacarsi con Duccio. Renè è a pezzi, talmente disperato che non riesce neanche ad arrabbiarsi quando Valerio (Marco Giallini) abbandona il set.

Poi, il miracolo: grazie al pesce portafortuna, che forse non è Federer ma proprio Boris, capisce come salvare la pelle per l'ennesima volta e corre dagli sceneggiatori. Cameo gustoso di Sorrentino e la citazione più bella della serie: la scatola di legno blu, vuota, nelle mani del Dottor Cane (Arnaldo Ninchi qui si rivela per la prima volta), è la stessa di Mulholland Drive, probabilmente uno dei migliori film di sempre a raccontare la parabola del sogno infranto.