Bridgerton 2: la nuova stagione è migliore o peggiore della precedente?

Dai personaggi all'aria ottocentesca, dall'erotismo ai sentimenti: che Bridgerton 2 abbia superato il successo della prima chiacchierata stagione?

Bridgerton 2: la nuova stagione è migliore o peggiore della precedente?
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Se la prima stagione di Bridgerton aveva fatto parlare di sé per la sue scene piccanti e la sua esplorazione - largamente mainstream - del sesso, il proseguo dello show della fabbrica di Shondaland uscito tra le serie di marzo di Netflix (ed eccovi anche la nostra recensione di Bridgerton 2) fa di una scrittura più attenta e un sentimento più sagace la sua cassa di risonanza. Ad una settimana dal suo lancio sulla piattaforma Bridgerton 2 raggiunge un nuovo record di visualizzazioni su Netflix, dando la definitiva conferma di un successo di cui il prodotto deve ritenersi pienamente soddisfatto, così come il suo creatore Chris Van Dusen.

Sicuramente è impossibile non poter attribuire alla conoscenza e alla fama della prima stagione la grande attesa che ha seguito l'arrivo di un nuovo racconto a tinte rosa e che si augurava potesse essere altrettanto frizzante e romantico come era accaduto col debutto nel 2020. Ma a sostenere l'exploit di uno show che è stato in grado di superare i risultati del suo precedessore è una narrazione che sembra essersi voluta concentrare maggiormente sulla delineazione di una storia d'amore in piena regency era, seguendone anche nella stesura i precetti che avvicinano il racconto a una novella in pieno stile Jane Austen.

Stessi temi, scrittura migliore

Pur mantenendo l'impeccabile colonna sonora contemporanea riproposta però in versione orchestrale, mostrando sempre una visione ben più progressista di quanto non fosse quella della donna nell'Ottocento, Bridgerton 2 ha dalla propria l'abilità di sapersi distinguere dalla prima stagione per un sentimento più classico, ma non per questo antiquato.

Per una formula scritta e riscritta nel corso dei secoli, ma che nell'espressione degli enemies to lovers riconosce la più infuocata delle trovate per far scattare la scintilla negli animi dei protagonisti. Quegli Anthony Bridgerton e Kate Sharma che si punzecchiano come farebbe un'ape col suo pungiglione, pronti ad iniettarsi un fascino e un elisir che non li vedrà più separati dopo aver superato tutte le intemperie di fronte a cui si troveranno. Col suo porsi come uno spaccato moderno ambientato nell'epoca georgiana, la prima stagione di Bridgerton aveva ricercato un chiacchiericcio che fosse certamente legato alla composizione e all'insieme narrativo della propria serie, ma che andasse a puntare più sullo scandalo che sulla reale attenzione allo script, per un risultato che potesse compiacere per i gossip di corte piuttosto che per la raffinatezza della propria penna. Allontanandosi per racconto e protagonisti, Bridgerton 2 ha potuto trovare uno spunto che potesse distaccare la storia esposta in precedenza così da poter giocare tanto sull'opportunità dello show di poter attribuire ad ogni stagione una sua personalità, quanto di mantenere alla propria base i temi principali dell'amore, della famiglia e del matrimonio.

Un'attenzione maggiore è stata dunque imposta nella descrizione dei caratteri dei due protagonisti: l'autorità ferrea del visconte Bridgerton fatta vacillare dalle intenzioni altrettanto irremovibili della neo arrivata Kate Sharma. Il desiderio di un uomo di voler prendere moglie con i requisiti migliori per continuare a tener fede al voto di dover sostentare la sua intera famiglia messo a repentaglio dalla determinazione di una giovane donna di vedere sposata con un nobile inglese la propria sorella.

L'irruenza dei due spiriti contribuisce ad una versione rivisitata di un Orgoglio e Pregiudizio in cui Anthony Bridgerton è un novello Mr. Darcy e Kate Sharma si avvicina alla testardaggine di Elizabeth Bennett, riuscendo perfettamente a tenere testa alla protagonista austeniana. Le motivazioni che spingono i personaggi a dover seguire le loro azioni risultano del tutto giustificate nell'ottica del miglior comportamento da intraprendere per il raggiungimento dei loro obiettivi, ma come spesso accade è poi la vita a mettersi in mezzo, stavolta rappresentata dall'incrocio di due animi affini.

Dalla bidimensionalità del duca alla profondità dei personaggi

L'algido aspetto e i turbamenti dovuti al passato del duca Simon Basset sono poca cosa messi a paragone con l'approfondimento di una scrittura che ha dato a Kate e Anthony le più che sensate ragioni per agire come avversari nella prima parte della loro storia, finendo poi a bruciare di passione.

E, come loro, l'intero assemblaggio del cast. Ogni personalità della seconda stagione vede meglio delineata la propria interiorità, i sogni che li sospingono, il legarsi o meno con le persone dentro e fuori la luccicante Mayfair. Così come l'intrigo di quella Penelope che cela i propri pensieri dietro al nome di Lady Whistledown, la cui sotto trama contribuisce ad un'analisi sulle sferzate che si è pronti a lanciare solamente con le parole e di quanto sia più facile agire di nascosto che poter portare alla luce i propri segreti. Apprezzata di più l'intera schiera di personaggi di Bringerton, è poi su di una chimica elettrizzante che l'insieme della storia riesce a volteggiare. Quella che muta la sessualità della prima stagione della serie nella sottolineatura di un sentimento fatto solamente di sfioramenti. Repentini, prolungati, mani che vorrebbero poggiarsi dove non potrebbero e volontà peccaminose dichiarate a voce.

Molto più che l'atto fisico in sé, Brindgerton 2 fa dell'impossibilità di consumare l'amore tra i protagonisti la sua fonte di più efficace erotismo, che si rivela tale anche e proprio in funzione di una scintilla come quella dell'amore che ha avuto la maniera di sedimentarsi all'interno dei personaggi nel corso degli otto episodi. Non solo e non mero bisogno carnale, quella tra Kate e Anthony è la necessità di portare al culmine il loro incontro tanto a gesti quanto a parole.

Il visconte e la viscontessa Bridgerton

È d'altronde anche il sapersi calare con devozione nei propri ruoli che ha contribuito all'esaltazione di due figure e di due interpreti come Jonathan Bailey e di Simone Ashley. Un tenore che non erano riusciti a toccare Phoebe Dynevor e Regé-Jean Page, le cui performance si abbinavano alla leziosità del contesto ottocentesco della serie, non elevandosi mai per le proprie interpretazioni. Al contrario, invece, dell'animosità con cui i colleghi nella seconda stagione hanno saputo invidiabilmente inebriare, per una vicinanza tra personaggi e una bravura che innalzano realmente il valore seriale di Bridgerton.

Bridgerton 2 è come una pagina bianca in cui, pur portandosi dietro il proprio debutto, vengono tratteggiati i contorni di una storia più accorta che parte focalizzandosi sui suoi protagonisti per aprirsi poi al resto degli eventi. La sinergia creata tra interpreti e racconto che si ripropone anche nella connessione che il pubblico ha saputo percepire con questa seconda stagione. Il merito di potersi dire superiore alla prima e di vedere ancora più profondamente uniti i fan alla serie. Un saluto da un visconte e una viscontessa che si amavano e che noi stessi abbiamo amato.