Da American Horror Story a Scream Queens, tutti i successi di Ryan Murphy

Mentre tornano le sue creazioni più recenti, ripercorriamo la carriera del fortunato sceneggiatore/produttore, artefice di programmi indimenticabili.

Da American Horror Story a Scream Queens, tutti i successi di Ryan Murphy
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"Created by Ryan Murphy." Una frase, al termine dei titoli di testa di una qualsiasi serie televisiva, che manda un messaggio chiaro: che sia a livello di tematiche o immagini, si sta per vedere un prodotto forte, spesso votato all'eccesso. Questo è il brand di Ryan Murphy, un'identità televisiva riconoscibile ma talvolta anche controproducente (tra gli addetti ai lavori c'era un po' di scetticismo iniziale sulla compatibilità tra Murphy e un programma come American Crime Story, dove gli istinti più parossistici del noto produttore e sceneggiatore sono stati tenuti a bada). Un marchio che si appresta a tornare sul piccolo schermo con nuove stagioni di Scream Queens e American Horror Story, all'insegna del divertimento macabro. Un traguardo, quest'ultimo, che forse anche lo stesso Murphy faticava ad immaginare quando ha mosso i primi passi nell'industria televisiva...

Il ragazzo "popolare"

La prima serie TV a recare la firma di Murphy è, insospettabilmente, un teen dramedy andato in onda su WB (prima che si unisse ad UPN per formare la CW), dal 29 settembre 1999 al 18 maggio 2001. Si tratta di Popular, la storia di due adolescenti costrette a socializzare, pur essendo l'una il contrario dell'altra a livello di popolarità, quando diventano sorellastre. Pur non discostandosi troppo dal modello di altre serie simili, il primo parto creativo di Murphy è, col senno di poi, riconoscibilmente suo alla luce dell'approccio satirico e l'uso di un umorismo talvolta assurdo. Insomma, un apripista per quello che diverrà il marchio di fabbrica dell'autore, presentato al grande pubblico nel modo più scioccante possibile: nel 2003 inizia infatti Nip/Tuck, feroce critica nei confronti della vacuità americana tramite l'escamotage narrativo della chirurgia plastica. Grazie alla sua combinazione di realismo (gli interventi chirurgici consentono a Murphy di aggirare il divieto televisivo legato alla nudità frontale, un dettaglio che negli anni successivi gli ha impedito di far partire un altro programma) e follia pura (la controversa storyline del Macellaio, odiata persino dal cast) la serie si impone, insieme a The Shield, come un appuntamento immancabile sull'allora giovane - in termini di programmazione originale - canale FX, divenuto la casa di Murphy per i suoi progetti più scomodi.

A tutta musica!

Mentre i chirurghi di Miami stanno per appendere i bisturi al chiodo (l'ultimo episodio di Nip/Tuck va in onda nel 2010), Murphy è già pronto ad esplorare nuovi territori narrativi, insieme ai sodali Brad Falchuk e Ian Brennan. Ed ecco che nel 2009, su Fox, arriva Glee, racconto liceale messo in scena a suon di brani di successo reinterpretati dal cast. Un'idea brillante che raggiunge vette incredibili nel corso della prima stagione (il culmine è l'episodio diretto da Joss Whedon, con una guest star del calibro di Neil Patrick Harris), per poi perdere un po' di smalto nelle annate successive, in particolare dopo la morte dell'attore Cory Monteith durante la pausa tra la quarta e la quinta stagione. Questo è accaduto nell'estate del 2013, due mesi dopo la cancellazione di quello che ad oggi è l'unico vero "flop" nel curriculum televisivo di Murphy: The New Normal, sitcom autobiografica su una coppia gay che decide di avere un figlio. Una serie sottovalutata che merita di essere riscoperta, a pari merito con il prodotto più normale firmato da Murphy, il film della HBO The Normal Heart, sull'epidemia di AIDS a New York nei primi anni Ottanta.

Antologia, portami via!

Nel 2011 va in onda il primo episodio di American Horror Story, la cui idea di reinventare il brivido sul piccolo schermo è accompagnata da una soluzione ideale al problema della carenza di idee man mano che la serie andrà avanti: ogni stagione formerà un nucleo narrativo a sé stante, senza prosecuzioni nei cicli successivi (anche se è stato confermato che tutte le stagioni sono ambientate nel medesimo universo). Il successo di questo approccio ispira anche due serie di stampo poliziesco, Fargo e True Detective, ma ad avere l'ultima parola è sempre Murphy, che continua sperimentare con il modello antologico in altre sedi, per l'esattezza lo slasher con Scream Queens (i cui protagonisti superstiti torneranno nella seconda stagione, ma l'etichetta antologica è giustificata dalla decisione di cambiare la scena del crimine) e il true crime con American Crime Story, il cui primo ciclo - dedicato ad O.J. Simpson - è diventato, a sorpresa, uno degli appuntamenti catodici irrinunciabili di quest'anno. E la macchina Murphy non ha alcuna intenzione di fermarsi, come conferma l'annuncio di un altro programma antologico in cantiere per il 2017: Feud, che debutterà con una versione romanzata del conflitto tra Bette Davis e Joan Crawford, interpretate rispettivamente da Susan Sarandon e Jessica Lange. L'attesa si sta già facendo spasmodica...