Daredevil è ancora la miglior serie Marvel mai fatta

Daredevil è ancora adesso la miglior serie Marvel mai fatta: riscopriamo assieme perché il prodotto di Netflix ha conquistato tutti.

Daredevil è ancora la miglior serie Marvel mai fatta
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Era il 2015 e sembra già una vita fa. Forse la è, soprattutto se vogliamo calcolare il tempo con il Marvel Cinematic Universe. Tanto per fare due conti: il 10 aprile debuttava su Netflix la prima stagione di Daredevil, e dodici giorni dopo nei cinema avremmo visto Age of Ultron. Probabilmente è davvero una vita fa. Ora è tutto talmente cambiato che quasi si fa fatica a immaginarsi con il telecomando in mano pronti a vedere la prima serie Marvel... ufficiale, o almeno così la spacciavano all'epoca. Perché al momento non sappiamo ancora se i prodotti Marvel Netflix entreranno nel MCU.

Ma di una cosa siamo certi, perché ce la ricordiamo benissimo: Daredevil ci aveva folgorati tutti. Abbiamo divorato la prima stagione urlando a gran voce per la seconda, sbranando anche quella e poi chiudendo con la terza. In mezzo alti e bassi, a volte anche molto bassi, di tutto il comparto seriale Netflix-Marvel. Ma Daredevil è sempre stata il motore assoluto dei nostri pensieri, quindi vogliamo riscoprire perché a conti fatti, nonostante WandaVision, Loki, Falcon e Hawkeye è ancora la miglior serie Marvel mai fatta.

La brutale bellezza di Daredevil

Probabilmente la prima cosa che ci aveva conquistato di Daredevil era la sua differenza con il resto del Marvel Cinematic Universe. Il mood che Kevin Feige aveva fissato per il cinema era già preciso nel 2015, e la serie Netflix l'ha spazzato via tra sangue, sudore e cicatrici.

Matt Murdock prendeva botte e mazzate ovunque, era pieno di tagli e contusioni, doveva ricucirsi da solo e aveva bisogno di tempo per recuperare le forze. Era umano, tremendamente umano, pronto a picchiare come un fabbro ferraio per la sua idea di giustizia. Sentivamo il suo dolore, la sua voglia di rivalsa, le nocche pronte a scricchiolare tutte le volte che c'era qualcuno da salvare. O vendicare. E sentivamo Charlie Cox. Scelta talmente perfetta da aver fatto breccia nel cuore di tutti, fan e non fan della controparte cartacea del Diavolo di Hell's Kitchen. E infatti a dicembre siamo tutti saltati sulle poltrone del cinema quando l'abbiamo visto (stiamo ovviamente parlando di un certo film sull'Uomo Ragno, e qua trovate la nostra recensione di Spider-Man No Way Home). Il suo volto spesso tumefatto, con quel sorriso pieno di dolore, era tutto ciò che volevamo dall'Uomo Senza Paura in un prodotto Marvel. Tutto nasceva e moriva con Charlie Cox, ma anche quel tutto che gli gravitava attorno era perfetto.

Il Kingpin dei fumetti

Perché poi c'era lui, quello trascinato fuori dalle pagine inchiostrate e messo come un macigno purulento davanti a noi: il Kingpin. Con un attore di una bravura immensa che ottiene il giusto merito nel grande pubblico: Vincent D'Onofrio.

Quel suo modo di parlare a metà, i sorrisi glaciali, gli scatti d'ira e l'amore enorme orientato verso il male. La nemesi di Daredevil era perfetta esattamente come lui. Una serie che costruiva lo scontro tra bene e male sfumandone i contorni, prendendosi il suo tempo per raccontare ciò che Daredevil e Kingpin rappresentavano per New York. Un diavolo che rischiava la vita per salvarla e un finto benefattore che la avvelenava dietro la schiena. Lo scontro fisico e morale serpeggiava per tutti gli episodi, esplodendo poi con un'altra faccia della stessa medaglia: The Punisher. Daredevil ci ha anche regalato un fenomenale Punitore interpretato da Jon Bernthal in stato di grazia. L'equivalente di Matt Murdock a "una giornata sbagliata dal diventare come lui", citando le sue parole nella seconda stagione. Lo specchio distorto di tutto ciò che il Diavolo di Hell's Kitchen potrebbe diventare se non avesse la sua morale a tenerlo sulla retta via. Morale che vacilla per colpa di Elektra, l'amore tossico che percorre le vene dell'eroe, altra aggiunta di spessore della seconda stagione.

La miglior serie Marvel finora

Daredevil evolveva puntata dopo puntata, portandoci nel marcio e nel fango, prendendosi il suo tempo e sfaccettando tutti gli aspetti del protagonista. Ogni personaggio ne richiamava una caratteristica, positiva o negativa che fosse, come un doppio specchiato pronto a rappresentare un punto di svolta per l'eroe.

Eroe che volteggiava fra scene d'azione coreografate al millimetro, che non lesinavano sul sangue e sulla pastosità dei colpi inferti. Basta solo citare la scena della rissa nel corridoio per capire quanto il prodotto fosse davvero su un altro livello. Perché Matt Murdock sente il male attorno a sé, percepisce il dolore delle persone e non può stare fermo, deve fare qualcosa. Come un martire che si rialza sempre anche quando tutto gli sta dicendo di rimanere a terra. Come la serie stessa, che ancora si rialza dopo la cancellazione, piena di lividi, cicatrici e ferite. Ma pronta a sferrare ancora un pugno.