Il quinto episodio di Ahsoka è uno dei punti più alti di tutto Star Wars

Il quinto capitolo di Ahsoka è un capolavoro emozionante e totalizzante, al contempo ricco di storia di Star Wars e capace di portare il franchise avanti.

Il quinto episodio di Ahsoka è uno dei punti più alti di tutto Star Wars
Articolo a cura di

Quando venne diffusa la notizia che negli Stati Uniti la quinta puntata di Ahsoka sarebbe stata proiettata addirittura in alcuni cinema, un mix di entusiasmo e timore ha iniziato a serpeggiare tra i fan. Naturalmente l'attesa non poteva non essere spasmodica, poiché avere in live-action un confronto tra Ahsoka e Anakin, oltretutto in una dimensione ancora piuttosto nebulosa come il Mondo tra i Mondi, è un evento che doveva avere giusto il responso mediatico e di pubblico. D'altra parte, però, è anche vero che si trattava di un ritorno di Star Wars al cinema, luogo che non è stato esattamente benevolo con la saga in termini qualitativi di recente, e che uno dei precedenti più celebri - sempre in casa Disney, tra l'altro - di una serie proiettata nelle sale riguardava Inhumans, non proprio qualcosa capace di dare una forte iniezione di fiducia - qui potete recuperare la nostra recensione di Inhumans.

E invece Ahsoka ha stupito una volta per tutte l'intera fanbase di Star Wars, consegnandoci non solo un punto di svolta per un personaggio ormai divenuto iconico, non solo un grande episodio ma uno dei momenti più alti dell'intero franchise. Lo abbiamo rimarcato nella nostra anteprima (qui vi rimandiamo alla nostra anteprima di Ahsoka) e lo ribadiamo tuttora: Ahsoka è al 100% Star Wars e il quinto capitolo è una commovente sublimazione di ciò.

Allieva e maestro

Ma perché è stato un momento talmente emozionante e riuscito? Innanzitutto è impossibile non menzionare la resa di Anakin, a partire dal ringiovanimento operato su Hayden Christensen. Se pensate che questa nostra affermazione sia un diretto riferimento critico ad apparizioni recenti e nello specifico ad Obi-Wan Kenobi, avete chiaramente ragione. Intendiamoci, non vogliamo certamente affermare che la resa sia stata perfetta in ogni singolo particolare, ma era comunque un passo necessario rispetto a certi flashback con un Anakin giovane ma cosparso inevitabilmente di rughe. Diciamo che abbiamo apprezzato lo sforzo, mettiamola su questo piano.

Ma è proprio la figura di Anakin in tutta la sua tragicità e, nonostante tutto, saggezza ad essere inquadrata meravigliosamente bene: la sua spavalderia e sicurezza nei propri mezzi non possono comunque nascondere quanto sia conscio di aver allevato - ed in seguito in parte deluso - una giovanissima Padawan in condizioni a dir poco critiche. Il confronto tra Ahsoka e il suo vecchio maestro è incentrato interamente su tematiche del genere, sul rapporto che si instaura tra le due figure e sul concetto di eredità. Poiché la Togruta è quasi certamente all'oscuro della redenzione di Anakin, la domanda che le serpeggia nella testa riguarda il suo destino, se sia costretta a ripetere lo stesso lascito di distruzione e morte portato da Vader. Una declinazione in salsa Jedi di tematiche in sostanza familiari e attualissime, la versione di Filoni del classico "tale padre, tale figlio" condotta alla perfezione e ricchissima di dettagli.

Si, almeno secondo noi sono gli straordinari dettagli a fare la differenza e ad elevare ulteriormente un materiale già ottimo. Ad esempio la musica: già nel finale della quarta puntata, proprio negli istanti conclusivi, la musica ha timidamente accennato poche note del tema di Darth Vader e la dualità tra Anakin e la sua controparte Sith è infatti parte integrante dell'episodio successivo - clamorosa la sequenza di lui immerso in una nebbia che passava costantemente tra Anakin e Vader. Così come non possiamo non ritenere clamoroso il dettaglio degli occhi rossi e non gialli classici dei Sith, aspetti che Star Wars ha letteralmente e tristemente abbandonato, come se Ahsoka vedesse nel suo vecchio maestro una personificazione del Lato Oscuro - ogni riferimento alla saga di Mortis in The Clone Wars è anche qui chiaramente voluto.

O i diversi stili impiegati da Anakin nei combattimenti con la spada laser, più leggiadro e atletico in versione Jedi e più pesante e duro nei panni di un Sith. La stessa cura può essere tranquillamente estesa ai flashback durante la Guerra dei Cloni, non tanto per le ambientazioni o la battaglie quanto per i costumi e quasi lo schiaffo in faccia allo spettatore nel mostrare una Ahsoka giovanissima già in guerra, qualcosa che non sempre viene trasmesso in tutta la sua potenza nella serie animata. Insomma, il percorso della nostra protagonista in questa puntata è coerente, logico, incredibilmente naturale e toccante, arricchito da una lunga serie di dettagli che rinforzano la sua evoluzione piuttosto che essere semplici richiami e citazioni.

Fa rima, è come poesia

Infine, un altro stilema cardine della storia di Star Wars e recuperato in maniera eccelsa da Filoni è una delle convinzioni forse più bizzarre dello stesso George Lucas, ovvero che eventi ripetuti con evidenti somiglianze facciano rima e diventino come poesia. Il problema è che lo stesso Lucas non ha saputo trarre il meglio da una simile teoria e non ci sembra una posizione particolarmente divisiva affermare che un Anakin poco più che bambino che segue le gesta di quello che sarà suo figlio con la Morte Nera sia stato un po' cringe invece che emozionante.

Filoni in Ahsoka ha dimostrato la potenza indiscutibile di questa idea: Ahsoka che viene attanagliata dai dubbi su una sua possibile caduta nel Lato Oscuro in quanto allieva di Anakin è lo stesso arco di Luke Skywalker nella saga originale; sul finale, in una sequenza maestosa per messa in scena e musica, che siano i Purgill a portare con ogni probabilità Ahsoka da Thrawn è una squisita coincidenza del destino in quanto sono stati loro stessi a condurre il Grand'Ammiraglio ed Ezra nell'altra galassia.

Qui si che la sovrapposizione di diverse scene è come poesia e fa rima, con l'emozione che travolge inesorabilmente e completamente lo spettatore. In poche parole, per chiunque ancora convinto che Star Wars sia in bancarotta creativa, sappiate che Dave Filoni ha usato le armi più classiche e criticate per sfornare un autentico capolavoro, uno dei punti più emozionanti e totalizzanti di una saga che va avanti dal 1977. Ma forse, in una serie che pian piano si sta trasformando in una piccola gemma, il dato più curioso è che siamo qui a tesserne le lodi pur non ammirando ancora Thrawn ed Ezra, cioè due dei personaggi più riusciti, carismatici e attesi del franchise.