FullSpoiler: il finale di Dexter, aspettando il revival

Dexter è stata una serie dall'impatto notevole sul medium e, in attesa del revival, è giusto discutere un po' degli alti e bassi e del suo finale.

FullSpoiler: il finale di Dexter, aspettando il revival
Articolo a cura di

Approda anche in forma scritta FullSpoiler, il format di Everyeye inaugurato su Twitch che qui riproponiamo come rubrica per discutere dei finali delle serie tv che più hanno emozionato o deluso. Quale occasione migliore per iniziare se non il revival di Dexter in arrivo a fine anno? Certo, fa ancora un po' strano parlare di Dexter nel 2021. Non in un'ottica di una retrospettiva ovviamente; anzi, forse la serie con protagonista un monumentale Michael C. Hall meriterebbe ben più ampi spazi di discussione, poiché nel corso delle sue otto stagioni di argomenti, personaggi chiave e momenti, sia cult che un po' trash, ce ne sono stati a decine - se non a centinaia.

Fa strano parlarne nel 2021 perché ci troviamo a meno di quattro mesi dalla messa in onda di Dexter: New Blood, che fungerà da vera e propria nona stagione e che si è già mostrato in un piccolo teaser, ambientato dieci anni dopo il "primo" series finale. E le sensazioni, nonostante sia passato quasi un anno intero dall'annuncio del revival di Dexter, continuano ad essere contrastanti.

Dexter è un personaggio che, trattato con la giusta cura, può ancora oggi tranquillamente sbancare il botteghino, per così dire: è talmente profondo, talmente coinvolgente con il filo dei suoi pensieri, talmente perfetto nel sollevare squisiti e torbidi dilemmi di natura morale da poter segnare un exploit clamoroso anche nel mercato odierno. I problemi sorgono quando questa cura è mancata e l'altra faccia della medaglia è spaventosamente mediocre.

Tonight's the night...

Ma ripercorriamo celermente la storia di questa serie: il protagonista assoluto è Dexter Morgan (Michael C. Hall), un tecnico forense della polizia di Miami, specializzato in analisi del sangue e dei suoi pattern. Apparentemente il buon Dexter conduce una vita normalissima: amato dai suoi colleghi, benvoluto da amici e conoscenti, praticamente venerato dalla sorella Debra (Jennifer Carpenter). Visto da fuori non è altro che un uomo dolce, pacato, educato. Ma l'imbroglio è grande quasi quanto il suo terribile segreto, in quanto Dexter è a tutti gli effetti un serial killer dalle innegabili tendenze sociopatiche.

Non prova reale affetto per nessuno, se non forse per la sorella, né tantomeno gli interessa cosa gli accade intorno e a chi; l'unico suo reale desiderio e bisogno è quello di uccidere, una necessità nata a causa del suo traumatico passato e venuta alla luce molto presto. Fortunatamente a rendersene conto è stato il padre adottivo Harry (James Remar), un onesto poliziotto che, capendo subito l'impossibilità di liquidare le inclinazioni del figlio, decide di educarlo affinché le usi a fin di bene. Dexter, infatti, non uccide randomicamente, ma prende di mira criminali che la legge non può o non riesce a punire; oltretutto con le dovute precauzioni per non farsi scoprire.

E le prime due stagioni di Dexter sono indiscutibili classici della serialità, tra le migliori dell'intera storia del medium: personaggi disturbanti e moralmente combattuti, qualità dei dialoghi e dei pensieri del protagonista straordinari, colpi di scena clamorosi e confronti da pelle d'oca, a cui va aggiunto quel continuo sostrato ansiogeno e discutibile di star tifando ed empatizzando per e con un serial killer.

Tutto ciò realizzato nel 2006, in un panorama televisivo estremamente diverso da quello che stiamo vivendo ora, molto più chiuso e limitato sia per budget che per argomenti. Dexter fu un fulmine a ciel sereno dalla portata e dalla forza strabiliante, che mette veramente in dubbio molte delle nostre credenze e costumi - similmente a come faceva, ad esempio, il primissimo Death Note, ma con un'espressività e un'aggressività ben maggiore.

Qualità altalenante

Se allora Dexter è un prodotto di questo calibro, come mai esiste non tanto un revival di per sé, pratica comune negli ultimi anni, bensì un revival che mira a dare una chiusura migliore alle gesta della cosiddetta mano sinistra di Dio? Proseguiamo con la celere ricostruzione, poiché le vere problematiche della serie nascono con la quinta stagione, un arco narrativo che con Dexter ha davvero poco a che fare. La terza e la quarta, pur non arrivando ai risultati sensazionali degli esordi, svolgevano comunque un ottimo lavoro e ne è testimonianza il fatto che personaggi quali Miguel Prado (Jimmy Smits) e soprattutto Trinity (John Lithgow) rimangono tra i più adorati dai fan.

È dalla quinta in poi che palesemente si apre un declino - forse in parte dovuto all'addio di Clyde Phillips, showrunner delle prime quattro stagioni che ritornerà per il revival - fatto comunque di numerosi alti e bassi. Sono stagioni in cui Dexter ha tentato di aprirsi a nuovi orizzonti sperimentando storyline molto differenti, ognuna delle quali aveva potenzialità immense, non sempre sostenute da una realizzazione adeguata.

Il villain della sesta stagione è in tal senso emblematico: il Doomsday Killer (Colin Hanks) è un personaggio fascinoso, ricco di richiami e simbolismi religiosi e dalla messa in scena di alta fattura. Ma il plot twist dell'intera storyline non regge e causa delle incongruenze superficiali ed approssimative, buchi di trama incolmabili e raffazzonati, aspetti lontanissimi dalla qualità pura cui Dexter aveva abituato. È con questa ambivalenza che si è giunti al finale, accolto nel 2013 con una generale insoddisfazione dopo un'ottava stagione che non riusciva proprio a ripagare le aspettative. E forse il problema va riscontrato precisamente nell'impasto narrativo coinvolgente il rapporto a tratti inquietante tra il protagonista e la dottoressa Vogel (Charlotte Rampling), o meglio il modo scellerato con cui divide la stagione in due netti segmenti tra loro quasi non comunicanti.

Il risultato, nelle puntate conclusive che abbassano inspiegabilmente il ritmo e azzerano tutte le tematiche seducenti, è una totale - verrebbe da dire addirittura metodica e studiata - distruzione del coinvolgimento dello spettatore, della sua sospensione dell'incredulità e del pathos generale. Si arriva al series finale non con una voglia disperata per scoprire cosa accadrà al nostro antieroe, ma con un sentimento stanco e fastidioso riassumibile in "abbiam fatto trenta, tanto vale fare trentuno visto che ci siamo".

Un finale davvero cosi pessimo?

Tuttavia il finale in sé ha sorprendentemente una certa poesia al suo interno, mostrandoci un Dexter devastato dagli esiti della sua doppia vita e deciso a rinunciare a tutto ciò che ha più di caro al mondo, suo figlio compreso. Lui è un mostro e come tale deve restare solo, isolato, dimenticato da chiunque.

E la serie lo mostra con pochissime scene, un piccolo montaggio che però è speculare rispetto alle celebri sequenze che introducevano Dexter nella prima puntata: dove prima c'erano amici e conoscenti, adesso il vuoto; dove prima c'era un posto di lavoro e colleghi pronti a rispettarlo ed accoglierlo calorosamente, adesso c'è il freddo dell'Oregon e di una sterile compagnia di legname senza alcuna interazione; dove prima c'erano sua sorella e il figlio Harrison, adesso una cassa fredda, irriconoscibile, impersonale. Peccato che si raggiunga un momento topico del genere svuotati di ogni interesse, a causa della seconda parte dell'ottava stagione.

Cosa aspettarsi allora dal revival di Dexter? È la tipica domanda da un milione di dollari. I teaser fino ad ora mostrati, in attesa di un full trailer corposo, non rivelano molto, se non un Dexter che si è ricostruito una vita a quanto pare libera e priva delle sue inclinazioni, del suo passeggero oscuro. Sappiamo che in un modo o nell'altro il richiamo del sangue tornerà a dominarlo, sappiamo che verrà contrapposto di nuovo ad un villain, sappiamo che torneranno per scene essenziali sia il personaggio della Carpenter che di Lithgow, ma come tutti questi elementi verranno miscelati insieme per noi è ancora un mistero, che inizierà a svelarsi dal prossimo 7 novembre, in attesa di una data italiana.