Futurama, 20 anni dopo: il futuro (animato) che ancora amiamo

A due decenni dalla prima messa in onda, ricordiamo la seconda, strepitosa e immortale serie animata di Matt Groening.

Futurama, 20 anni dopo: il futuro (animato) che ancora amiamo
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Era il 28 marzo 1999: sono passati esattamente vent'anni dal debutto sulla Fox di Futurama, la seconda serie animata a cura di Matt Groening dopo il successo fenomenale de I Simpson. Proprio la popolarità della famiglia gialla spinse il network a commissionare un nuovo prodotto del suo autore, anche se poi non seppe esattamente come gestirlo: ci furono molte discussioni iniziali sul contenuto dello show (in particolare gag più adulte come le cabine per il suicidio) e sul potere decisionale della Fox, che in fin dei conti fu nullo; gli episodi andarono in onda in modo erratico, con spostamenti continui nel palinsesto; e nel 2003 si decise di non continuare.
La serie fu però riscoperta in DVD e tramite le repliche su Adult Swim, il che portò alla produzione di quattro film e, grazie a Comedy Central, altre due stagioni, andate in onda tra il 2010 e il 2013. Ancora oggi, nonostante quattro diversi finali in dieci anni, la serie non ne vuole sapere di morire, e molto probabilmente la rivedremo in un futuro prossimo. Ma perché, a due decenni dalla prima messa in onda, è ancora considerato un gioiello dell'animazione televisiva?

Scienza e humour


Tra i principali elementi di fascino della serie c'è senz'altro la sua comicità molto particolare, che va oltre la semplice satira di fenomeni e problemi del presente tramite deformazioni degli stessi nell'anno 3000 per rivolgersi a un pubblico molto più di nicchia, con inside joke basati sulla fantascienza ma anche su veri concetti scientifici come il principio dell'incertezza di Heisenberg o l'esperimento mentale del gatto di Schrödinger, senza dimenticare varie trovate linguistiche (tra cui la gag ricorrente sulla totale estinzione del francese).
Merito di un team di sceneggiatori molto particolare, sotto la supervisione generale di Groening e David X. Cohen: tra dottorati e lauree specialistiche, gli autori dei 140 episodi di Futurama erano, a detta dello sceneggiatore Patric M. Verrone, "gli autori di cartoon più istruiti di sempre." Tale intelligenza è riscontrabile anche nei momenti di umorismo in apparenza più "basso", come quando viene svelato che il robot Bender deve consumare alcool a intervalli regolari per non arrugginire, o che le feci dell'animale domestico Mordicchio (in realtà l'emissario di una razza altamente evoluta) possono essere usate come carburante per i viaggi nello spazio.

Un altro tipo di famiglia

Laddove la prima serie di Groening è parzialmente in crisi da anni perché le personalità dei personaggi sono statiche e difficili da far maturare, l'altro punto di forza di Futurama è l'alchimia tra gli impiegati di Planet Express e la loro interazione con altri personaggi, anche quelli più caricaturali come il Diavolo Robot (doppiato in originale da Dan Castellaneta, alias Homer Simpson). La strana "famiglia" di cui entra a far parte Philip J. Fry, fattorino che nel 1999 rimane ibernato per mille anni, è fatta di umani e alieni che cambiano e maturano nel corso delle sette stagioni, con vere e proprie trame a lungo termine come la storia d'amore tra Fry e Leela o lo stesso congelamento del protagonista, i cui retroscena diventano parte integrante di alcuni episodi particolarmente memorabili.
È il motivo per cui, ogni volta che gli autori hanno dovuto concepire un possibile finale di serie, hanno deciso di puntare sul pathos e sul nostro affetto sincero per quei personaggi, lasciandoci con un misto di lacrime e sorrisi. Difficilmente verrà adoperata la stessa strategia quando Groening o la Disney (ora proprietaria della 20th Century Fox Television) deciderà di porre fine alle avventure catodiche di Homer, Marge e compagnia bella.

"Good news, everyone!"

Pur avendo diversi rivali di un certo peso, Futurama può anche vantare se non il migliore, sicuramente uno dei migliori cast in assoluto, da ascoltare rigorosamente in lingua originale: da professionisti del settore del doppiaggio come Billy West, John DiMaggio e Maurice LaMarche che si dividono la maggior parte dei personaggi maschili (come ha detto DiMaggio, "Ci sono episodi dove Billy parla da solo per cinque minuti") ad attori in carne e ossa passati dall'altra parte della barricata come Katey Sagal (doppiatrice di Leela e ultimamente nota come Gemma Teller in Sons of Anarchy), con la consueta aggiunta di guest star di ogni tipo, da Stephen Hawking ad Al Gore passando per quasi tutto il cast originale di Star Trek. E poi, nella sesta stagione, l'inside joke definitivo: Groening e i suoi collaboratori, nell'ambito di un panel del Comic-Con nel 3010. Dopo aver ricevuto istruzioni precise sul divieto di fare domande su quell'altra serie, Bender chiede: "Oh, quando lo fate il secondo film dei Simpson?".

A tutto meme!

Infine, è innegabile l'impatto che la serie ha avuto sulla cultura popolare odierna se prendiamo in considerazione i social, e per l'esattezza quel fenomeno inarrestabile che è il meme. Tra Fry che rappresenta tutti noi quando esce un nuovo prodotto invitante dal target anche solo vagamente nerd ("Shut up and take my money!", frase che gli autori ammettono di aver scritto sapendo che avrebbe avuto una vita lunga sul web) o il professor Farnsworth che incarna il pessimismo cosmico legato alle cose più stupide che si possono leggere in rete ("I don't want to live on this planet anymore"), lo show è riuscito a condensare, in poche immagini e con le parole giuste, quel misto di entusiasmo e disperazione che caratterizza la società di oggi. E poi c'è Bender, autore della perla di saggezza definitiva, quella che meglio riassume dove forse siamo diretti in quanto razza umana: "Yeah, we're boned!". Sì, siamo fregati. Nel frattempo, consoliamoci con i vecchi episodi di una serie che, anche a vent'anni di distanza, non invecchi