Game of Thrones: serve davvero un sequel su Jon Snow?

Dopo il sorprendente annuncio e le prime conferme, ragioniamo insieme su motivazioni e prospettive riguardo allo spin-off con Kit Harington

Game of Thrones: serve davvero un sequel su Jon Snow?
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La notizia degli scorsi giorni, secondo cui HBO sta pensando a un sequel de Il Trono di Spade con protagonista il Jon Snow di Kit Harington, ha diviso e non poco i curiosi e gli appassionati dello show legato alle opere di George R.R. Martin. Con ben sei spin-off di Game of Thrones in cantiere e la serie prequel House of the Dragon in arrivo ad agosto, sembra proprio che HBO non intenda lasciar nulla al caso e sia decisa a trarre il massimo da Westeros e dalle sue storie. Stando alle prime informazioni in nostro possesso, la produzione dovrebbe trovarsi già alle sue fasi iniziali e pare che Harington abbia già dato il suo consenso per rivestire i panni dell'amato personaggio di GoT.

A differenza di tutti gli altri progetti in via di sviluppo, questa sembra l'unica serie finora annunciata a portare avanti la storia di A song of Ice and Fire oltrepassando gli eventi narrati nell'ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade. L'idea di riaffacciarsi a un contesto ampiamente ridimensionato e rivalutato in negativo dal fandom, specialmente dopo un ultimo ciclo di episodi incongruente e raffazzonato, porta inevitabilmente con sé numerosi dubbi circa la bontà dell'operazione. Cerchiamo quindi di analizzare quanto più possibile l'importanza di un progetto simile per HBO e i rischi concorrenti al suo sviluppo.

Un salto nel vuoto, oltre la Barriera

Il progetto in questione intende focalizzare la propria attenzione su Snow, dando un peso finora mai ottenuto dal personaggio durante la serie ammiraglia. Certo, il fan favorite Kit Harington è stato uno dei principali protagonisti di Game of Thrones, ma non ha mai goduto di parecchio screen time per sfruttare tutto il potenziale di Jon e, soprattutto nelle ultime stagioni, la sensazione di molti spettatori è che il personaggio sia stato relegato a un ruolo secondario e quasi macchiettistico rispetto alle aspettative inizialmente riposte in lui.

Tornando indietro con la mente a profezie inconcludenti e a eredità mai sfruttate a dovere, lo show dovrebbe quindi riportarci a nord della Barriera, con il personaggio di Jon (conscio di essere Aegon Targaryen, figlio di Rhaegar e di Lyanna Stark) esiliato dopo aver contribuito in prima persona a cambiare le gerarchie in seno al Trono di Ferro. Come molti ricorderanno, la gestione di trame e personaggi negli ultimi episodi de Il Trono di Spade ha lasciato molti con l'amaro in bocca, evidenziando la voglia da parte degli autori di concludere quanto prima lo show - nonostante lo stesso Martin auspicasse una costruzione ben più oculata con almeno un altro paio di stagioni dopo l'ottava.

Avendo assistito alla gogna pubblica riservata agli showrunner David Benihoff e D.B. Weiss, i quali non solo hanno perso l'opportunità di lavorare a Star Wars, ma non saranno neppure coinvolti da HBO in queste nuove produzioni, risulta parecchio difficile dar fiducia ai vertici del colosso tv. Più nello specifico, quali racconti valevoli di attenzione potrebbero venir fuori dalle stessi menti che hanno approvato certe scelte narrative in passato? Quanta presa potrebbe avere il racconto della vita di un esiliato a nord della Barriera? L'ambiguità e la decadente mono-espressività del personaggio mostrata nelle ultime stagioni di GoT non fanno altro che aumentare i dubbi, complici le qualità tutt'altro che eccelse che Harington è riuscito a dimostrare.

Certo, l'idea di un prodotto che possa ridare dignità al personaggio e al contempo "correggere" alcuni degli errori fatti qualche anno addietro è allettante, ma spesso decisioni simili portano a conseguenze tutt'altro che positive, screditando quanto di buono fatto in origine e togliendo credibilità alle menti dietro la nuova produzione. Fra tutti i personaggi sopravvissuti al finale, Jon Snow è quello che meno si presterebbe a un racconto particolarmente intrigante - basti pensare ad Arya e al suo viaggio verso terre inesplorate, tanto per citare qualcuno. Anche se l'idea fosse quella di far ricongiungere i personaggi attraverso show paralleli, non è detto che rivederli all'opera in un altro contesto porti agli stessi risultati di un tempo.

La prospettiva dei colossi

Qualora ce ne fosse stato bisogno, quest'ultimo annuncio è l'ennesima riprova dei piani di HBO, che come in molti altri casi simili intende spremere fino all'osso ogni centesimo da un franchise fantasy di grande successo. Un po' come accade per Disney con Star Wars o per Netflix con The Witcher, la maggior parte delle produzioni affini all'opera di riferimento o totalmente distanti rispetto a essa stenta fin troppo facilmente a raggiungere qualità soddisfacenti, anche di fronte a ottimi risultati in termini di pubblico.

In un'ottica che premia l'appetibilità rispetto alla qualità, sarà interessante osservare ciò che accadrà già fra poche settimane con il primo di questi progetti paralleli. Seguendo simili premesse, House of the Dragon sarà il vero banco di prova per tutte le operazioni legate al mondo di Martin e il suo impatto sul pubblico decreterà con molta probabilità il futuro del franchise. La progettualità di HBO gioca d'astuzia in questo senso, dato che l'opera potrà dare un'indicazione chiara della curiosità dei fan: da una parte una produzione ambientata nel passato e con una forte base di riferimento, ma con personaggi nuovi; dall'altra una produzione che può far leva su un forte personaggio più che su una narrazione solida. Soltanto il tempo darà risposte chiare su entrambe, ma ciò che rassicura rispetto all'operato di tante altre major è che HBO ha già dimostrato di saper comprendere i momenti e l'utilità di certe operazioni.

Come accadde per lo spin-off sulla prima Lunga Notte, cancellato nonostante un pilota già pronto al lancio, non sarebbe strano immaginare un epilogo simile con alcuni di questi progetti, qualora non si rivelassero validi o con una storia per cui valga la pena impegnarsi. Proprio in virtù di ciò abbiamo un motivo in più per esser fiduciosi sulla buona riuscita di House of the Dragon, complice la collaborazione di Martin: dopo i commenti negativi e dopo il flop del finale di Game of Thrones, la barra posta da HBO sembra esser posta a uno standard ben preciso. Questo si ripercuote automaticamente anche sul progetto legato a Jon Snow: trovandosi ancora alle fasi embrionali dello sviluppo è decisamente troppo presto per pensare a prospettive nefaste, per cui possiamo concentrare la nostra attenzione su ciò che la serie potrebbe offrire - al netto dei dubbi sull'operazione in generale.

Il più grande pregio de Il Trono di Spade, e di conseguenza delle opere di Martin, sta nella varietà del suo universo e nell'infinità di dettagli che un world building oculato ha potuto offrire, rendendo ogni contesto denso e colmo di attività o di dettagli interessanti. Al di là delle numerose teorie dei fan su una trama che vedrebbe Jon come nuovo Re oltre la Barriera o che lo porterà a combattere una nuova minaccia (tra rinascite degli Estranei e caccie ai Draghi), ciò che è certo è che questa serie sarà il progetto più imprevedibile di tutti, non avendo alcun tipo di materiale sorgente da cui attingere. Un rischio enorme da una parte, una grande opportunità dall'altra.

Spiragli all'orizzonte

In ripresa da una romance finita in tragedia e dall'aver stravolto il destino di Westeros, l'idea di un percorso di guarigione e redenzione per Jon sarebbe decisamente un plot intrigante, ma forse non abbastanza per dominare la scena. L'eventuale aggiunta di personaggi già noti contribuirà a rendere il tutto più coinvolgente, forse la scrittura potrà dare un lustro finora mai avuto dal personaggio, ma è impossibile non pensare che l'unica motivazione dietro questa progetto sia far cassa. Di certo, la cosa migliore da fare qualora il progetto raggiungesse gli schermi sarà partire con zero aspettative, osservando attentamente come gli eventi si susseguiranno.

Non ha grande senso giocare in ottica rimediativa, perché raramente paga. Allo stesso tempo, non c'è motivo di creare un prodotto per mostrare i propri pentimenti al pubblico. Se non esiste alcuna necessità di un prodotto come questo, va comunque confermata grande curiosità nell'osservare eventuali decisioni e prospettive sul futuro di Jon e di Westeros. Da un punto di vista prettamente commerciale, fa certo riflettere la rincorsa spasmodica delle major nel mungere quanto più possibile i propri prodotti di punta, perseguendo (giustamente) le logiche commerciali ma trascurando troppo spesso la qualità delle proprie opere.

Alla luce di queste considerazioni, chiunque potrà vederla esclusivamente a proprio modo, da questa o da quella parte della Barriera. Quali sono i vostri pensieri sull'operato di HBO? Siete contenti del ritorno di Jon Snow? Fatecelo sapere nei commenti!