God of War: l'eventuale serie Amazon è una buona idea o un rischio?

Dopo un via libera che trova sempre più conferme, esploriamo eventuali aspettative e rischi di un adattamento televisivo della IP Playstation

God of War: l'eventuale serie Amazon è una buona idea o un rischio?
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Come accennato nei giorni scorsi da un report di Deadline, pare che Sony e Playstation siano in contatti abbastanza avanzati con Amazon per produrre una serie tv su God of War per la piattaforma Prime Video. Si tratterebbe di un'ulteriore acquisizione di grande livello da parte del colosso di Jeff Bezos, capace di muoversi in anticipo rispetto alla concorrenza su IP particolarmente appetibili sia in termini produttivi, che di pubblico. Stando alla fonte della notizia, i produttori esecutivi Mark Fergus e Hawk Ostby, già al timone di The Expanse, dovrebbero collaborare con Rafe Judkins de La Ruota del Tempo e con Playstation Studios per portare su schermo le avventure di Kratos.

Nonostante le titubanti dichiarazioni di Sony sulla serie di God of War risalenti a qualche tempo fa, tutto sembra ormai muoversi con decisione verso la prospettiva decantata da Jim Ryan, con prodotti Playstation sempre più presenti sul mercato cinematografico e televisivo. Se Uncharted ha sbancato il botteghino con il suo primo film, facendo leva su nomi del calibro di Ruben Fleischer e Tom Holland, anche le proposte televisive sembrano voler mantenere le stesse ambizioni: Fergus e Ostby sono stati anche gli autori di Children of Men e del primo Iron Man, e la loro presenza lascia spazio a parecchie speculazioni. Approfondiamo quindi ipotesi, prospettive ed eventuali problematiche relative allo sviluppo di un'opera così delicata.

Materiale e Contesto

Pur sapendo ancora poco o nulla sulle dinamiche del possibile adattamento, è risaputo che la perla modellata nel tempo da David Jaffe e Cory Barlog rappresenti una delle proprietà più amate dai fan e dai videogiocatori di tutto il mondo. Con sette titoli all'attivo e un ottavo in arrivo a fine anno, la serie di God of War offre un incredibile spazio di manovra per gli showrunner e porta con sé altrettanti rischi legati alla sua trasposizione su un nuovo medium. Alla luce degli ultimi due titoli, legati a un contesto e a un'ambientazione norrena e non più vincolata all'antica Grecia vista nella principale trilogia, il primo quesito verte dunque su quali aspetti decideranno di concentrarsi le vicende della serie tv.

Cominciare con un racconto di vendetta, passando poi al radicale cambio di rotta visto nei capitoli più recenti, potrebbe creare più di qualche grattacapo in writing room. Non tanto per l'effettiva difficoltà di trasposizione delle vicende, dato che la trama dei primi giochi è sempre stata abbastanza lineare, quanto per il collegamento eventuale che dovrebbe sussistere tra i due universi raccontati nella saga. Raccontare i mondi degli Dei e l'azione insita nelle vicende rappresenterà senza dubbio la sfida più grande per lo show.

A differenza che in passato, il potenziale narrativo concesso dal piccolo schermo può porsi come terreno ideale per delineare opere videoludiche di questa portata. Liberandosi dai vincoli imposti dalla visione cinematografica, il formato seriale agevola senza particolari difficoltà la natura episodica dei vari titoli interni a una serie di videogiochi: non sarebbe affatto strano concentrare i propri sforzi su una stagione per capitolo, concedendosi il giusto spazio per caratterizzare personaggi come Atena o Zeus senza incappare nel macchiettistico. In questo senso, anche eventuali salti temporali potrebbero essere affrontati con maggiore serenità, premettendo la loro contestualizzazione agli occhi dello spettatore.

Anche ipotesi che vedono un considerevole ampliamento del materiale di partenza non sono quindi da escludere: eliminare la componente di gameplay da un'opera action, prendendosi la briga di mettere in scena il giusto quantitativo di violenza e combattimenti, offre maggiore spazio per enfatizzare l'elemento drammatico tanto caro alle produzioni televisive moderne - specialmente guardando alla maturazione delle iterazioni norrene. Da qualsiasi prospettiva si intenda osservare il progetto, non mancano rischi enormi da correre e altrettante opportunità che sarà fondamentale saper cogliere nella maniera migliore.

Rischi e opportunità

Il mondo dell'intrattenimento contemporaneo è sempre stato spinto ad adattare opere assai conosciute, dai libri ai fumetti. L'avvento dei videogiochi ha suscitato un discreto interesse in ottica rappresentativa, ma dopo vari tentativi decisamente poco riusciti sembra che l'industria abbia finalmente carpito le potenzialità (narrative e non) del medium.

L'avvento dei servizi di streaming e le innovazioni tecnologiche hanno senz'altro accelerato il processo, avvicinando i videogiochi a una visione sempre più realistica e quindi vicina alle esigenze estetiche e rappresentative di altri media. Continuando a lavorare sul settore, accollandosi rischi sempre maggiori, le case di produzione stanno pian piano acquisendo le giuste competenze per raccontare il videogioco in maniera efficace. Dopo anni di delusioni e fastidi di varia natura, ci si ritrova dunque al centro di una nuova alba per questa tipologia di adattamenti, al punto che il materiale videoludico sembra stia diventando fra i più ambiti di cui accaparrarsi i diritti. Qualsiasi gamer avrà ormai riconosciuto ciò che serve a una trasposizione per esser considerata apprezzabile al di là della propria caratura tecnica: preservare lo spirito e il cuore di ogni opera si rivela essenziale per il successo e per questo il focus dovrebbe concentrarsi sulla scelta di professionisti che conoscano il materiale originale, di personalità forti che si sentano in grado di ampliare o maneggiare elementi di grande peso con particolare attenzione.

Gli esperimenti di Castlevania e Arcane sono dei chiari esempi di come il medium televisivo possa prestarsi perfettamente a produzioni nate dai videogiochi, se sfruttato a dovere per render giustizia al titolo di riferimento. Le possibilità date da un videogioco sono pressoché infinite, sia perché una narrazione libera da meccaniche permette di muoversi su un grande spazio da riempire come meglio si crede, sia perché le dinamiche dello sviluppo seriale permettono di superare eventuali vincoli tecnici imposti da un gioco. Non è quindi necessario trasporre perfettamente l'opera, e neanche a God of War si chiederebbe tanto. Ciò da cui non si può prescindere, alla luce di quanto appreso oggi, è la presenza di una figura che guidi la visione creativa in maniera uniforme e paritaria con quella del videogioco.

Non si tratterebbe di uno sforzo immane, se si pensa al lavoro di Riot e a quello che probabilmente svolgerà Neil Druckmann per la trasposizione di The Last of Us su HBO. Fra rischi di flop e storpiature facilmente evitabili, la prima soluzione su cui ragionare sarebbe quindi quella di una guida tecnico-creativa proveniente direttamente dall'universo videoludico, ancor meglio se si tratta del creator o dell'autore originale. Un lavoro sinergico svolto dai volti dei rispettivi media permetterebbe sin da subito una visione chiara e diretta di ciò che si intende raccontare e di come raggiungere l'obiettivo.

Nuove speranze all'orizzonte

Pur trovandoci ancora alle fasi embrionali del progetto, l'occasione è più che ghiotta per porre un occhio di riguardo sulla questione degli adattamenti. I live action sono prodotti ben più complessi di opere animate come quelle sopracitate, specialmente se riguardano videogiochi di una certa levatura - i deludenti lavori su Resident Evil ne sono prova e monito costante.

Quello che possiamo sperare caldamente è che gli esempi positivi facciano scuola e permettano di lavorare in maniera concreta su un prodotto capace di trasmettere al pubblico l'epicità che ha reso indimenticabili le opere di Barlog e soci. Nell'attesa di alimentare discussioni e porre spunti su cui ragionare, non possiamo che essere fieri e stuzzicati dall'idea che il videogame possa finalmente raggiungere uno status che gli permetta di non invidiare nulla ad altre forme d'arte, trovando nello schermo il suo luogo d'espressione più congeniale.

Con Netflix che si muove da tempo in questo senso, portando alla ribalta produzioni come Arcane, Castlevania, Cuphead e The Witcher, con HBO sempre più convinta sul suo The Last of Us, con Amazon in procinto di avviare i lavori su Fallout e Paramount pronta a debuttare con Halo, possiamo affermare con certezza che i videogiochi stanno per segnare un nuovo punto di svolta per la tv contemporanea. E voi cosa ne pensate? Quale di queste produzioni aspettate con più ansia? Fateci sapere le vostre opinioni nei commenti!