Speciale Golden Globes 2015 - I vincitori

Un commento ai premi assegnati nella 72esima edizione dei Golden Globe Awards

Speciale Golden Globes 2015 - I vincitori
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Tantissime sorprese ieri notte alla cerimonia, presentata dalle star della comicità televisiva Tina Fey e Amy Poehler, per la 72° edizione dei Golden Globe, i prestigiosi premi assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association. E le maggiori vittorie inaspettate non sono arrivate tanto dal cinema, dove sono state rispettate quasi tutte le previsioni, bensì da quello televisivo, in cui i pronostici della vigilia sono stati ribaltati da alcuni premi davvero imprevedibili, a partire dall’inaspettata disfatta di True Detective. L’acclamatissimo serial poliziesco della HBO, definito in più occasioni dalla critica come la serie rivelazione del 2014, si presentava con ben quattro nomination, inclusa quella per il suo protagonista, un intenso Matthew McConaughey, ma alla fine è rimasto a mani vuote. Un’omissione che non è passata inosservata (inequivocabili alcuni sguardi fra i presenti alla cerimonia, dopo che come miglior attore è stato letto un nome diverso da quello dell'interprete di Rust Cohle), e neppure l’unica di questa edizione...

Fargo premiata come miglior miniserie

n una situazione in cui, così come agli Emmy Award, continua a ripetersi la confusione fra serie e miniserie, con show che passano da una sezione all’altra senza alcuna logica apparente, quest’anno nella categoria per il miglior film o miniserie TV concorrevano sia Fargo sia True Detective (agli Emmy, invece, lo show targato HBO è stato considerato una serie a tutti gli effetti): una circostanza quantomeno bizzarra, dato che stiamo parlando di prodotti la cui estensione va ben oltre quella della canonica miniserie (ma lo stesso può dirsi anche per The Missing, serie britannica della BBC composta da ben otto episodi ma inserita comunque in questa categoria). Al di là di un regolamento che necessita di una definizione più rigorosa, la grande notizia ai Golden Globe è stato il trionfo di Fargo, l’apprezzatissima serie antologica della FX ispirata all'omonimo capolavoro dei fratelli Coen del 1996, e che ripropone il grottesco gioco di “guardie e ladri” sullo scenario del Minnesota: ben due premi per quello che è stato senza dubbio uno dei titoli di punta dell’annata, ovvero Miglior film/miniserie e Miglior attore per il suo protagonista, Billy Bob Thornton.

MAGGIE GYLLENHAAL E MATT BOMER FRA I VINCITORI

Discutibile inoltre la scelta della destinataria del trofeo come Miglior attrice: ai Golden Globe, infatti, è stata premiata la pur bravissima Maggie Gyllenhaal per la sua performance nell’ottima miniserie britannica di spionaggio The Honourable Woman, ma a nostro avviso appare incomprensibile la decisione di preferirla alla strepitosa Frances McDormand che nella miniserie HBO intitolata Olive Kitteridge presta il volto al personaggio del titolo. L'adattamento del romanzo scritto da Elizabeth Strout, presentato fuori concorso al Festival di Venezia, è in assoluto uno dei racconti più profondi e commoventi che il piccolo schermo ci abbia regalato negli ultimi anni, ed è stato un peccato vedere la sua protagonista ignorata ai Golden Globe.
Bill Murray, candidato come attore supporter proprio per Olive Kitteridge (e sul versante cinematografico per St. Vincent), ha invece dovuto fare un passo indietro di fronte a Matt Bomer, ricompensato con il Golden Globe come Miglior attore non protagonista per The Normal Heart: un giusto tributo al bellissimo film TV di Ryan Murphy, che racconta le differenti reazioni della comunità omosessuale americana di fronte alla minaccia dell’AIDS, con la star di White Collar comprimario nel ruolo del partner del protagonista, interpretato da Mark Ruffalo (mentre aveva fatto scalpore l’assenza di Julia Roberts dalla cinquina delle candidate come Miglior attrice non protagonista).

SPAZIO ALLE NOVITÀ: TRIONFA THE AFFAIR

Una delle caratteristiche peculiari dei Golden Globe, in ambito televisivo, è la loro tendenza a prediligere le novità rispetto alle serie già consolidate: non si tratta di una regola fissa (e anzi, non sono mancati i casi di show di culto candidati o premiati di anno in anno), ma di un atteggiamento comunque molto costante, e del quale si è avuta prova pure quest’anno. Ad esempio, davanti ai già blasonatissimi House of Cards e The Good Wife, la Hollywood Foreign Press Association ha preferito ricompensare The Affair, la nuova serie di Showtime che racconta la relazione extraconiugale fra i due protagonisti, lo scrittore Noah e la cameriera Alison, adottando di volta in volta la prospettiva di ciascuno dei due. The Affair, molto apprezzato dalla critica proprio per l’originalità della sua impostazione narrativa, ha ricevuto due Golden Globe: Miglior serie drammatica e Miglior attrice per Ruth Wilson, che, fortunatamente, ha impedito una vittoria di Viola Davis, in lizza per una serie piuttosto mediocre quale How to Get Away with Murder. E dopo aver visto premiata l’anno scorso Robin Wright, quest’anno House of Cards porta a casa il Golden Globe come miglior attore: inevitabile infatti il trionfo per un magnifico Kevin Spacey, che nel ruolo del machiavellico Frank Underwood offre una delle performance più impressionanti della sua carriera. Il legame con la ‘tradizione’, tuttavia, non è mancato: la quarta stagione di Downton Abbey, ancora una volta in lizza come miglior serie (una candidatura non troppo condivisibile, visto l’alto numero di titoli di gran lunga migliori lasciati fuori dalla cinquina), fa conquistare a Joanne Froggatt il premio come Miglior attrice non protagonista.

Fra le serie comiche si impone Transparent

The Affair non è stata però l’unica ventata di aria fresca introdotta dai Golden Globe in questa 72° edizione: pure fra le serie comiche, infatti, i giurati hanno mostrato nette preferenze per alcune novità del panorama televisivo. A partire da Transparent, dramedy già applauditissimo in patria, che si distingue anche per essere uno dei primi show prodotti da Amazon e, a conti fatti, il suo “cavallo vincente”, in grado di sbaragliare perfino la concorrenza dei grandi network. Transparent è la storia, tenera ma al contempo ironica, di Morton Pfefferman, un professore in pensione che, all’età di settant’anni, rivela alla propria famiglia di essere un transgender, e inizia a indossare abiti femminili assumendo il nome di Maura. La serie, che porta al centro dell’attenzione il tema dell’identità di genere, ha vinto i Golden Globe come Miglior serie comica (battendo la favorita Orange Is the New Black) e il riconoscimento nella categoria Miglior attore per il suo stimato protagonista, Jeffrey Tambor. Per Orange Is the New Black, fumata nera anche nella categoria per la Miglior attrice, dove Taylor Schilling ha dovuto arrendersi di fronte alla trentenne Gina Rodriguez, star di una nuova serie della CW, Jane the Virgin.