Speciale Guilty Pleasures - Grey's Anatomy

Da dieci anni Grey's Anatomy continua ad appassionare il suo pubblico, ecco perché!

Speciale Guilty Pleasures - Grey's Anatomy
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La prima puntata di Grey’s Anatomy andò in onda il 27 marzo del 2005 sul canale televisivo ABC. E fu subito un enorme successo. Il medical drama di Shonda Rhimes riuscì ad entrare nei cuori dei suoi telespettatori (ma soprattutto delle sue telespettatrici) e, ad oggi, dopo ben 220 puntate ancora non riusciamo a prospettarci una fine all’epopea di Meredith Grey & Co. E semmai un finale dovesse arrivare, nonostante gli ormai dieci anni di puntate, sentiremmo tutti l’enorme vuoto lasciato dai personaggi che hanno popolato i corridoi dell’ormai più famoso ospedale di Seattle. Soprattutto, poi, considerando il fatto che il 98% dei medici che popolano questa clinica sono affascinanti, intelligenti e... bellissimi. Grey’s anatomy è - ovviamente - clinicamente inattendibile, talmente poco realistico da essere canzonato persino da Scrubs, a tratti melenso, con voice over che rasentano una banalità che nemmeno Fabio Volo nel suo libro migliore... eppure, siamo ancora qui, in attesa dell’undicesima stagione per capire quali altre mirabolanti malattie ci sorbiremo e soprattutto quale altro possibile inciucio Shonda Rhimes si sia potuta inventare per sopperire alla mancanza di Cristina Yang...

Come tutto ha avuto inizio..

Tutto iniziò proprio con un inciucio! Dopo una sbronza in un pub, la specializzanda Meredith Grey (Ellen Pompeo), va a letto con l’affascinante Derek Shepherd (Patrik Dempsey) che, poco dopo, scoprirà essere uno dei suoi meravigliosi e terribilmente affascinanti superiori. Uno dei neurochirurghi più determinati e più bravi (e con ancora una chioma di tutto rispetto) di tutta l’America, tra l’altro. A complicare la sua situazione sentimentale arriva l’ex moglie di Derek, Addison (Kate Walsh) e non solo.
Meredith, ovviamente, non è l’unica specializzanda e per riuscire a diventare un chirurgo di successo dovrà cercare di beccarsi il maggior numero di operazioni per poter imparare e migliorare. E per farlo dovrà scontrarsi con i suoi giovani colleghi/specializzandi: l’ambiziosa Cristina Yang (Sandra Oh), il tenero George O’Malley (T.R. Knight), la modella Izzie Stevens (Katherine Heigl) e il bullo Alex Karev (Justin Chambers). Colleghi che, nel corso del tempo, diventeranno anche i suoi più cari amici.

Grey's Anatomy causa dipendenza

Shonda Rhimes è riuscita a creare una vera e propria droga. A distanza di anni, nonostante la morte di alcuni personaggi, l’abbandono di svariati attori, è riuscita a mantenere un alto tasso di fidelizzazione. Ma a cosa è dovuto tutto questo?
Fondamentalmente, Grey’s Anatomy si basa su un impianto narrativo molto semplice: le relazioni tra i personaggi. E non si può negare che la Rhimes ha caratterizzato molto bene ogni singolo protagonista della serie, creando un’intricata quanto credibile rete di relazioni. Senza contare poi che la serie contiene il più alto tasso di grandi attori ma, soprattutto, di bellocci non indifferente (Dr. Shepherd, Dr. Burke, Dr. Sloan, Dr. Karev, Dr. Hunt, Dr. Avery... devo continuare?).
Unisci tutto questo a una tematica tra le più appassionanti come la medicina e il gioco è fatto. In Grey’s anatomy sussiste, inoltre, una sorta di doppio meccanismo di identificazione: lo spettatore non solo si identifica (e vorrebbe, allo stesso tempo, essere) con uno o più dei personaggi del Seattle Grace Hospital ma, spesso, si identifica anche con la miriade di malati che popolano i corridoi e i letti della clinica. E ne vorrebbe sempre di più: sempre più relazioni e sempre più malati da curare per scoprire e studiare nuovi meccanismi medici.

Grey's Anatomy - Stagione 10 Dieci stagioni sono tante ed è dura riuscire a mantenere lo smalto così a lungo. Con l’assenza/morte di alcuni personaggi meravigliosi e divertenti come Izzie, George, Sloan e, soprattutto, con la felicità raggiunta da Meredith e Derek (anche se ora sembra quasi che le cose stiano per cambiare), Grey’s Anatomy ha perso un po’ della sua gloria. Sarà durissimo sopportare l’assenza della cinica e ambiziosa - ma pur sempre spassosa - Cristina Yang: la Rhimes dovrà inventarsi qualcosa di straordinario per riuscire a tenerci, ancora una volta, incollati allo schermo.