Halo, il nuovo canone di Master Chief sta funzionando?

Master Chief sta vivendo una nuova esistenza, senza casco e con un'umanità tutta da scoprire, con un passato che emerge e lo scombussola.

Halo, il nuovo canone di Master Chief sta funzionando?
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La serie televisiva di Halo è arrivata alla sua quarta puntata (trovate qui la nostra recensione di Halo 1x04 ) e, a metà della prima season, pur sapendo che ci sarà una seconda stagione di Halo, sono tanti i temi emersi che stanno finendo sul banco degli imputati. Si parte ovviamente da quello principale, che ha più di tutti sconvolto la lore legata a Master Chief: l'assenza del casco, che John 117 continua a tenere in mano, piuttosto che in testa. Un segno di rottura con quella che è stata la serie videoludica e che esprime non solo la necessità di distaccarsi da quanto realizzato negli anni da Bungie, ma anche di voler aprire un nuovo corso. Volontà, tra l'altro, già espressa dal fatto che la serie di Halo fa parte di un altro universo narrativo, che pur sfruttando le basi già poste dal canone videoludico si sta discostando verso nuovi personaggi, verso nuove storie e nuove rotte. Ma tutto questo funziona?

Via il casco, via la maschera

Partiamo, quindi, dall'elefante nella stanza. Master Chief, dopo tanti anni di mistero e di velata presenza nella lotta ai Covenant, ha un volto. Qualcuno potrebbe dire "finalmente", qualcun altro sicuramente dirà che non ce n'era bisogno: la natura dello Spartan, prelevato all'età di sei anni dal pianeta Eridanus II dalla dottoressa Halsey, ci era nota solo per il fatto di essere completamente calvo, con gli occhi azzurri e alto 225 centimetri, nulla di più.

Paramount, stavolta, ha preferito affidare a Pablo Schreiber l'onere di dare una faccia a Master Chief. La scelta alla base di questo drastico cambio di direzione è legata al fatto di doversi affidare a una versione più umana di John 117, che non è più lo Spartan lanciato contro le truppe Covenant, ma un uomo che soffre per il proprio passato. Lo show di Halo risponde più alla necessità di una origin story piuttosto che a un canone parallelo a quanto raccontato nel videogioco (approfondite il tutto nel nostro first look di Halo). Per la prima volta ci viene mostrato, in maniera visiva e limpida, il passato di John, ciò che è stato su Eridanus II e il rapporto con i suoi genitori. Per poterlo fare la produzione si è affidata a un volto, qualcosa che fosse possibile vedere, leggere nella sua mimica facciale e nelle sue espressioni: aspetti che non sarebbero in grado di trasparire dinanzi un casco da super-soldato, quello che scende su Madrigal nella prima puntata senza mostrare i propri occhi, il proprio dolore.

John diventa bandiera della ribellione

Per poter affondare ancora di più nella psicologia dell'uomo dietro l'armatura da Spartan, Paramount fa in modo che John prenda in mano la situazione e si estragga, in maniera del tutto autonoma, la pallottola che comprime i sentimenti, impiantata nel suo midollo.

È il via libera, perché dopo di lui anche i membri del suo team fanno altrettanto, per recuperare memorie, sentimenti e sensazioni. In questo Pablo Schreiber crea uno stacco con ciò che il videogioco ci ha raccontato, mettendoci tra le mani, in quella che era una filosofia narrativa legata al fatto che i personaggi giocabili fossero delle protesi digitali della nostra persona, degli esseri privi di sentimento. Master Chief, così come tutti gli altri Spartan, eseguivano degli ordini, sia quelli della UNSC che i nostri, pronti a decidere dove andare, a chi sparare (a tutti i Covenant, per lo più), dove volgere il nostro sguardo, quale arma prendere e utilizzare. Ora è John 117 a fare ciò che più ritiene opportuno, a voler andare fino in fondo nella scoperta di quel mondo che gli è stato strappato, all'età di sei anni, per entrare in un corpo militare d'elite, creato con lo scopo di avere delle potenti macchine da guerra, ora pronte a ribellarsi. È quasi una rivolta degli androidi, con la differenza che sotto a quel casco c'è una mente, una persona.

C'è un mondo dietro Master Chief

Allo stesso modo gli sceneggiatori di Paramount hanno deciso di dare spazio anche a ciò che accade senza Master Chief in prima pagina. Lo si nota in Madrigal, pianeta che è stato scelto con l'obiettivo di fornirci uno scorcio diverso dell'universo, un qualcosa che ci permettesse di viaggiare anche nelle colonie esterne. Sapevamo già qualcosa di Madrigal, il pianeta sul quale John trova la Keystone che sta diventando il MacGuffin dell'intera narrazione ma, dopo esser stato solo menzionato in Halo 3: ODST, tutti i riferimenti si ritrovano nei libri pubblicati in sulla saga.

Per quanto il segmento sembri molto debole e non stia riuscendo a fornire molti dettagli in più alla vicenda di Master Chief, con gli eventi che vedono Kwan Ha protagonista, l'intenzione sembrerebbe proprio quella di andare ad approfondire aspetti che mai erano stati presi in considerazione nella vita parallela dell'universo di Halo. Cosa accade, d'altronde, nel resto degli altri pianeti mentre John 117 va all'assalto dei Covenant nel resto del sistema solare? Possiamo scoprirlo grazie ad archi narrativi che non appartengono al nostro protagonista, in attesa di poter scoprire, più avanti, la possibilità di ricongiungere tutto in un'unica strada.

Abbiamo accennato ai libri, d'altronde sappiamo che Soren-066, l'uomo al quale viene affidata da John la protezione di Kwan Ha, era già stato presentato in Halo: Evolutions, così come Halo: Collateral Damage aveva già percorso, in qualche modo, le vicende del primo episodio della serie televisiva. In nessuno di questi contenuti, però, è possibile rintracciare Master Chief senza il casco. Tutto ciò, però, è legato al fatto che una vera e propria introspezione del personaggio non era mai avvenuta, non gli era mai stata data la possibilità di affrontare il suo passato, la sua provenienza, quello che lo ha spinto e costretto a vivere questa nuova vita.

Cosa non sta funzionando davvero

La serie televisiva, oltre a non essere canonica, rappresenta un medium completamente diverso, che segue delle linee guida ben distinte da quelle di un videogioco. Non vogliamo dire che c'era bisogno di un volto, ma sicuramente esprimere la nostra perplessità nei confronti di chi pretendeva che il volto di John non venisse mai mostrato.

Pablo Schreiber, che già abbiamo avuto modo di apprezzare nel suo essere un grande caratterista, prima nei panni del Leprecauno in American Gods e poi anche come PornoBaffo in Orange is the New Black, rappresenta, per ora, un soldato dilaniato, distrutto, affranto da ciò che è stato, desideroso di scoprire quello che sarà. È il contesto, è la narrazione che ci permette di ben comprendere il motivo di un casco dismesso. Le problematiche dello show, per ora, sono riscontrabili in ben altri aspetti: quattro episodi che profumano di lunga introduzione, che affrontano la vicenda di Master Chief in maniera molto cadenzata, rimandando sempre di più l'arrivo dell'azione, di quello che ci saremmo aspettati da una serie che ha un budget molto alto (parliamo di 200 milioni di dollari) e delle aspettative più che interessanti, legate per lo più a battaglie, guerre, confronti molto accesi. Questo ci aspettiamo da Halo, questo speriamo di poter vedere nelle prossime puntate. Su questo potremo, a nostro parere, lamentarci nel caso in cui non dovesse arrivare.