I migliori personaggi delle serie tv del 2017, da Stranger Things a Twin Peaks

Mentre una delle annate televisive più stimolanti che si ricordino volge al termine, tracciamo una top 5 dei più interessanti personaggi dell'anno

I migliori personaggi delle serie tv del 2017, da Stranger Things a Twin Peaks
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Ci hanno fatto esaltare, divertire, riflettere e, sì, qualche volta anche commuovere. In questo 2017 ricco di novità e graditi ritorni, sono stati fin troppi quei personaggi seriali che, in un modo o nell'altro, hanno conquistato la nostra attenzione, riuscendo a prendersi, nel migliore dei casi, un piccolo pezzo del nostro cuore. Tra colpi di mazze chiodate e qualche cocktail di troppo, monologhi introspettivi e nevrosi varie, tentiamo allora - impallidendo di fronte a una scelta, per forza di cose, parziale - di tracciare un'ideale classifica di alcuni dei più interessanti personaggi di quest'anno televisivo, augurandoci di rivederli ancora in forma smagliante per le prossime stagioni.

Steve Harrington (Stranger Things)

Che ci fa un personaggio come Steve Harrington - apparentemente poco più di una nota di colore sullo sfondo di un affresco ben più ampio come quello di Stranger Things 2 - in una classifica come questa? Fuori luogo come un Josh Brolin qualunque in un gruppo di marmocchi sovreccitati, idiota e temerario come un eroe uscito da qualche horror di Sam Raimi, il personaggio dalle fattezze e dal ciuffo di Joe Keery è invece nientemeno che il protagonista di una delle trasformazioni più clamorose (e apprezzate) di questa annata televisiva. Niente male per l'odioso e popolare bullo del liceo ritrovatosi, nel giro di una stagione, a vestire gli abiti romantici e autoironici dell'eroe senza macchia e a fare piazza pulita di stereotipi e preconcetti, regalandoci - oltre al segreto per dei capelli perfetti - un degno erede di quell'immaginario anni Ottanta che l'ha partorito.

Offred/June Osbourne (The Handmaid's Tale)

[Non è un'impresa da poco quella di doversi ergere a simbolo di un intero genere oppresso, vessato, violentato. Eppure June Osbourne, eroina suo malgrado del romanzo di Margaret Atwood prima, e della serie The Handmaid's Tale poi, sa essere, come nessun'altra, la protagonista perfetta del proprio personalissimo dramma e, insieme, l'emblema di una condizione che, dalla distopica Gilead al nostro non troppo lontano presente, urla vendetta. Interpretata da una Elisabeth Moss mai così convincente (ed è tutto dire visti i precedenti di Mad Men e di Top of he Lake), June - meglio conosciuta con il suo nome da ancella, Offred - ci conquista con il suo passato da ragazza della porta accanto, ci sconvolge con il suo presente di brutture e prevaricazioni e ci commuove con la speranza in un futuro diverso, con una consapevolezza e un sentimento di rivalsa davvero insopprimibili. Nolite te bastardes carborundorum.

BoJack Horseman

"BoJack, you are a piece of s**t!". Quando pensavamo che il vecchio protagonista dell'omonima serie d'animazione avesse finalmente toccato il fondo, facendoci scoprire nuove, interessanti sfumature del concetto di senso di colpa, eccolo tornare in forma smagliante (si fa per dire) con una nuova stagione gustosamente devastante. Non fossero bastati il successo, gli affetti e le dipendenze a minare l'esistenza disastrata della nostra ex celebrità televisiva preferita, ci pensano ora i legami famigliari a dare il colpo di grazia a un personaggio che ci conquista (se non l'aveva già fatto nelle tre stagioni precedenti) lasciandoci ben più che semplice amaro in bocca. E mentre la depressione di BoJack abbandona qualsiasi posa o compiacimento per diventare finalmente concreta, sincera e tangibile, la serie migliora di episodio in episodio, scoprendo che anche nel (tragi)comico può nascondersi il puro dramma, anche nella risata ironica e beffarda un groppo in gola grande quanto l'insegna di Hollywoo(d).

Madeline Martha Mackenzie (Big Little Lies)

A fronte di un'annata ricca, è vero, di personaggi ben più memorabili, difficilmente, però, se ne potrebbe trovare un altro che sappia calzare così perfettamente addosso al suo interprete come quello della Madeline Mackenzie di Reese Witherspoon. La (co)protagonista di Big Little Lies ha infatti il merito di aver saputo incarnare, attraverso la sua bravissima interprete, tutti i pregi e i difetti di una donna dell'upper class americana, con i suoi desideri, i suoi vizi e le sue manie, senza per questo togliere complessità a una figura a suo modo tragica e unica. In una comunità dove le donne sono, quasi inconsapevolmente, schiave di mariti brutali o vittime di traumi del passato, Madeline ne rappresenta la coscienza distorta, un'oasi bionda, pettegola e fedifraga dove rifugiarsi e chiedere aiuto, capace, nonostante tutto, di non perdere mai l'umanità, la solidarietà e l'empatia.

Dale Cooper/Dougie Jones (Twin Peaks)

Nemmeno se avessimo avuto a disposizione altri trent'anni per immaginare cosa sia successo all'agente speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan) dopo il clamoroso finale della seconda stagione di Twin Peaks, avremmo mai potuto concepire "qualcosa" come Dougie Jones. Disorientato, stordito, catatonico, questo moderno e autistico Candide non è altro che la personificazione di un immaginario - quello di David Lynch - straniante, grottesco e abissale, che gioca con il pubblico sdoppiando (o triplicando) i suoi protagonisti, dilatando i tempi all'inverosimile e costruendo un rompicapo fluviale dove le coordinate si accumulano e confondono e all'insostenibilità caotica di incubi e suggestioni non resta che contrapporre l'estasi per una fetta di torta o un sorso di caffè. Almeno fino all'ennesima epifania. Fino all'inevitabile, salvifica presa di coscienza. "I Am The FBI".

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