Il Cacciatore: una fiction diversa dalle altre su RaiPlay e Prime Video

L'epopea poliziesca con Francesco Montanari, disponibile su Amazon Prime Video, è una delle migliori serie tv italiane di sempre.

Il Cacciatore: una fiction diversa dalle altre su RaiPlay e Prime Video
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Ok, è prodotta da Rai Fiction, ma Il cacciatore ha i toni, le atmosfere, il ritmo, ma soprattutto la qualità delle migliori serie americane. Ci sono due pregiudizi da vincere prima di mettersi comodi e affrontare le venti puntate dirette da Stefano Lodovichi e Davide Marengo: il primo è credere che la Rai continui a rivolgersi esclusivamente a un pubblico di anziani, il secondo è scommettere che della lotta alla mafia abbiamo visto già tutto. Si potrebbe pensare, in aggiunta, che siccome negli ultimi anni il racconto della criminalità organizzata ha avuto molto più successo, di pubblico e critica, se filtrato dal punto di vista dei cattivi (vedere il successo di Gomorra), allora un ritorno dei buoni come protagonisti non promette niente di buono. Siamo felici di constatare, invece, che entrambe le stagioni, da poco disponibili su Amazon Prime Video, presentano dei sorprendenti elementi di novità rispetto al genere, e una cura per i dettagli tipica del cinema più appassionato, che fanno de Il Cacciatore un evento televisivo imperdibile.

Una storia vera

Tutti, più o meno, conosciamo la cosiddetta stagione delle stragi di Cosa Nostra, culminata con gli omicidi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. Erano gli anni del maxiprocesso, che per la prima volta diede un volto e un nome alla mafia, e un pezzo di Storia narrato molte volte al cinema e in tv. Sappiamo, ovviamente, che dopo quelle tragedie lo Stato reagì, cercando con ogni mezzo i mandanti delle bombe e tutti i latitanti ancora in libertà. Quello che non sappiamo, o di cui abbiamo solo una vaga idea, è cosa successe nel dettaglio, quali furono le forze contrapposte e gli esiti di una vera e propria guerra. Il cacciatore racconta proprio questo, ovvero la lotta serrata ai mafiosi all'indomani della morte dei due giudici di Palermo. Lo spunto è tratto da Il Cacciatore di mafiosi, libro di memorie di un pubblico ministero, Alfonso Sabella, coinvolto in prima persona in quel periodo tanto complicato quanto glorioso.

Contro la mafia, per la prima volta, un antieroe

Francesco Montanari ha fatto tanto cinema e tv. La prima interpretazione che viene in mente, tuttavia, è senza dubbio quella del Libanese in Romanzo Criminale - La serie, diretta da Stefano Sollima. In quell'occasione fu strepitoso nell'incarnare l'astro nascente della malavita romana esprimendo al meglio una smisurata fame di potere. Sembra che Lodovichi e Marengo si siano ricordati di quel sorriso insolente, di quel modo di fare ingordo e arrogante per scegliere chi avrebbe interpretato l'egocentrico, spregiudicato e spericolato Saverio Barone, nome di fantasia del PM protagonista de Il cacciatore. Per la prima volta, a combattere la mafia, non troviamo un eroe senza macchia, un "buono" mosso esclusivamente dall'amore per la legalità, ma un uomo intenzionato prima di tutto a fare carriera, costi quel che costi, per dimostrare a tutti di essere il migliore. Tant'è che, e non si tratta di uno spoiler, quando alla fine del pilota gli viene proposto di combattere la criminalità organizzata, la prima risposta che dà è negativa, confessando di "non essere nato" per quel tipo di imprese. L'interpretazione di Barone è valsa a Montanari il premio come miglior attore al Canneseries, neonato concorso internazionale rivolto al meglio della serialità internazionale.

Prima ancora di un poliziesco, una storia su carriera e lavoro

Il cacciatore "diventa", quindi, un poliziesco incentrato sulla guerra alla mafia, ma comincia, innanzitutto, come una storia su i conflitti legati al desiderio di fare carriera a tutti i costi e, a ben vedere, uno spaccato sulle dinamiche d'ufficio.Anticonvenzionale, se pensiamo che l'ambiente di lavoro è quello delicato, e prima d'oggi raccontato senza ombre, di un pool antimafia.

Oltre alle vicende che riguardano direttamente il protagonista, che con i suoi metodi prevaricatori si guadagna il rancore di tutti, compreso quello della sua compagna (Miriam Dalmazio), la serie mostra da vicino cosa significhi mettere in piedi un'indagine, coordinarsi con le forze dell'ordine, spartirsi gli obiettivi da catturare nel rispetto di regole e procedure raccontando le stesse invidie, incomprensioni, colpi bassi, trionfi, delusioni e routine di un lavoro qualsiasi.

Una veste accattivante e cinematografica

Ci sono delle ridondanze (qualche flashback esistenziale di troppo, nel bosco, in cui un giovane Saverio impara a cacciare); alcuni passaggi non sono messi a fuoco come dovrebbero, specie nella seconda stagione. A volte i dialoghi, in particolare quelli tra Montanari e la Dalmazio, soffrono qualche leggerezza e il ritratto dei mafiosi poteva risultare più realistico e brutale. Tuttavia il risultato è migliore della somma delle parti perché Silvia Ebreul e Marcello Izzo scrivono un arco narrativo efficace non solo dell'intera vicenda ma di tutti i personaggi principali. E sono tanti. Bagarella (David Coco), sua moglie Vincenzina (la splendida Roberta Caronia), Toni (Paolo Briguglia), e poi Giovanni ed Enzo Brusca (Edoardo Pesce ed Enzo Praticò), Giada (Miriam Dalmazio) e ovviamente Barone e il collega Mazza (Francesco Foti, grazie al quale Il cacciatore assomiglia anche a un buddy cop movie) rappresentano un universo variegato e credibile di umanità, crudeltà e aspirazioni, il cuore vero della serie. La fotografia di Davide Manca non sbaglia un colpo e i due registi sono capaci di virtuosismi inaspettati (alcune scene di suspense e d'azione sono mozzafiato) e sfumature da grande cinema. Soprattutto, oltre alla coolness di un ottimo cast pensato per un pubblico giovane e che speriamo serva a consacrare più di un talento, il Cacciatore vince la sfida di indovinare un taglio internazionale e allo stesso tempo di conservare il meglio della fiction all'italiana, quella che sa mettere in scena, coniugando immedesimazione e nostalgia come nel caso de L'amica geniale, gli scenari, la Storia, i difetti, le virtù e i caratteri tipici del Paese.