Il ritorno di Dr. House e i segreti di un personaggio iconico

Su Sky Uno e Now TV, dal 25 aprile, le avventure di Gregory House. Un'occasione per analizzare i perché di un successo incredibile, quanto inatteso.

Il ritorno di Dr. House e i segreti di un personaggio iconico
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Nel frastagliato e variopinto panorama della serialità televisiva sono tantissimi i personaggi destinati ad un successo evanescente, in grado di soddisfare solo per una fugace annata i gusti del grande pubblico. Ci sono poi volti che riescono a fare breccia nel cuore del telespettatore, fino a diventare delle vere e proprie icone. La Signora in Giallo, il tenente Colombo, l'Ispettore Derrick, il nostro Don Matteo, tanto per citarne solo alcuni.

È proprio con l'idea di calare un "pezzo da novanta", nel pieno del lockdown mondiale, che Sky ha deciso di rispolverare dal prossimo 25 aprile le otto stagioni di House M.D. (in Italia Dr. House - Medical Division), uno dei franchise più rivoluzionari degli anni 2000. Un'operazione nostalgia che segue il ritorno sui canali Mediaset di The O.C.. Ripercorriamo allora insieme la storia e l'importanza di Dr. House nel panorama medical e della serialità in generale.

Un successo inaspettato

Quando David Shore riuscì a convincere i vertici Fox a lanciare la serie che avrebbe regalato fama mondiale a Hugh Laurie, nell'ormai lontano ottobre 2004, sembrava improbabile che l'ennesimo medical drama potesse intercettare l'interesse del grande pubblico, soprattutto dopo gli unanimi consensi raccolti da ER sul finire degli anni 90.

La storia proposta? Un bizzarro mix di ingredienti: House, burbero medico specialista in nefrologia e malattie infettive, affetto da una menomazione che combatte con un potente analgesico - del quale è dipendente -, che non ama visitare i pazienti, ma è costantemente sopraffatto dal desiderio di svelarne le diagnosi, come dinanzi ad un infinito enigma. Un'idea coraggiosa e rischiosa allo stesso tempo per Shore. Qualche anno più tardi - e diversi Golden Globe dopo - il bastone e la barba di House sono diventati segni distintivi, legati ad un enorme, quanto inaspettato, successo.

Dove nasce l'appeal di questo prodotto televisivo? Come puro medical drama, innanzitutto, House risveglia l'interesse per il sapere, vero e proprio Graal del recondito istinto umano. Quando la linea narrativa si concentra sull'indagine clinica, la stessa soddisfa anche la nostra vecchia passione per i gialli. House è però molto più di una banale evoluzione di E.R.. La sua particolarità risiede principalmente in questo straordinario protagonista, un uomo che suscita allo stesso tempo avversione e interesse, mai simpatia, né compassione.

Oltre il medium televisivo

In realtà il cinismo messo in scena da Laurie è ben più che mera rappresentazione televisiva. L'intreccio, infatti, riesce dopo pochi fotogrammi a inglobare tra le proprie maglie una prospettiva in grado di andare oltre il medium nel quale prende vita. House riecheggia i pensieri tormentati di Jean-Paul Sartre, noto per il cinismo con cui ha vissuto le proprie relazioni interpersonali e al contempo rinomato per la profonda analisi circa la natura oppressiva della socialità, sintetizzata dall'epica e tormentata esclamazione: "l'inferno sono gli altri!". Ma c'è di più.

Il nome del protagonista - Gregory House - combina in assonanza quelli di tre dei famosi investigatori nati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle: Sherlock Holmes, Tobias Gregson e John Watson. Non a caso Conan Doyle era un medico praticante e il tormentato rapporto tra House e Wilson (Robert Sean Leonard) ricorda molto da vicino quello tra Holmes e Watson.

Un trionfo lungo otto stagioni

La Fox si ritrovò inaspettatamente tra le mani una gallina dalle uova d'oro. Lo stesso accadde al di qua dell'oceano tra tutti i network europei che detenevano i diritti di trasmissione dello show, con Mediaset pronta a traghettare le avventure di House addirittura sull'ammiraglia Canale 5, riscuotendo un successo di pubblico clamoroso (gli oltre 7 milioni di telespettatori riuscirono a dare lustro alla serialità a stelle e strisce come non accadeva dai tempi di Twin Peaks).

Tutto ciò merito - oltre che della pluripremiata interpretazione del protagonista - del meccanismo ben oliato di ogni episodio, in grado di ricalcare un cliché sostanzialmente inesauribile: la trama orizzontale - un po' drama, un po' soap - viene trafitta trasversalmente da un enigma medico, affrontato come una vera e propria sfida da House, che finirà (quasi) sempre per prevalere. Ma la vittoria del Dottore, in questo caso, è ribaltata.

Non è sempre il bene a vincere sul male, come in un rassicurante episodio di Don Matteo del giovedì sera. Non sono infatti rari i casi in cui è la malattia a prevalere sui destini dei pazienti, tuttavia House ne esce comunque vincitore. Non per la tempra eroica, né per l'umanità del camice bianco, ma, semplicemente, per la risoluzione dell'ennesimo, complicato rompicapo medico.

Il salto dello squalo

I 177 episodi che raccontano le vicende ambientate al Princeton-Plainsboro Teaching Hospital, un fittizio nosocomio del New Jersey, non mantengono tuttavia la qualità degli albori fino all'ultima stagione. Le ultime tre stagioni, infatti, presentano una marcata deriva soapistica dello show, ben lontano dai drammi esistenziali e dall'austera atmosfera del pilot.

Dal punto di vista tecnico, invece, il telefilm rimane uno dei migliori del decennio doppio zero: dall'ottima prova dei protagonisti, fino alla regia e alla scelta dei pezzi della colonna sonora (nella versione originale statunitense i titoli di apertura sono scanditi da Teardrop dei Massive Attack). House è un prodotto tripla A, in tutto e per tutto. Sul fronte italiano è doveroso ricordare l'ultima magistrale prova da doppiatore di Sergio Di Stefano come voce di Hugh Laurie, sostituito nella settima stagione dall'altrettanto ottima interpretazione di Luca Biagini, dopo la triste dipartita di Di Stefano.

Eroe o antagonista?

Nel pieno dell'emergenza Coronavirus la riproposizione di House suscita un sapore inedito, anche per chi ha visto e rivisto ogni singolo episodio. Proprio in queste settimane è viva come non mai l'attenzione proiettata sul difficile mestiere del protagonista. I camici bianchi sono i veri eroi del tormentato tempo che viviamo, insieme ad infermieri, personale delle Forze dell'Ordine e a quanti si danno da fare senza sosta per riportare normalità alle nostre giornate.

È dunque apparentemente del tutto cacofonico accostare a questa zeffirelliana immagine del medico quella lynchiana di House, contraddistinta da contraddizioni e antipatia, bugie e pungente ironia. Paradossalmente, invece, anche se attraverso la lente plastificata della finzione, House mette a nudo il tabù della sofferenza del medico. Un patimento invisibile, come brace viva sotto la cenere, che si scontra con la ferocia della società. Del resto, il motto del Dr. House è "everybody lies", "tutti mentono" .

Dr. House - Medical Division Il ritorno di Gregory House rappresenta un punto di partenza per analizzare più da vicino l'interazione tra tv e altri media. La professione raccontata nel drama targato Fox è la lente attraverso la quale anche un prodotto televisivo può dare spunto a profonde riflessioni, in un tempo in cui la serialità rischia di diventare un prodotto da catena di montaggio.