C'è sicuramente del forte orgoglio da parte dei Marvel Studios nel puntare su serie come Ms. Marvel o Ironheart e renderle parte importante, almeno su carta, dell'attesa Fase 4. Orgoglio perché è ammirevole e lodevole la volontà di dare spazio a testate così giovani, a dimostrazione che la Casa delle Idee sta tentando continuamente di rinnovarsi, anche se tra numerose difficoltà.
Ci sentiamo di dire, però, che nel caso della giovane Riri Williams - che ha esordito nei fumetti solo nel 2016 - c'è un rischio ingombrante dietro l'angolo: l'estrema limitatezza della sua storia editoriale. È palese che all'interno del macro-tessuto narrativo del Cinematic Universe l'inserimento di Ironheart sia un passo logico e squisitamente naturale, poiché al pari dei fumetti è l'eroina che in un certo senso raccoglierà l'eredità di Iron Man.
Al contempo, la quasi penuria - specialmente in solitaria - dei racconti a lei dedicati rischiano di causare un'altra Jessica Jones, nel senso di un prodotto tanto straordinario quanto incapace di trovare il bandolo della matassa e dare la giusta identità al personaggio. E qui la mancanza di un forte background editoriale si è fatta sentire e potrebbe ritornare. Ma facciamo un passo indietro e scopriamo chi è Riri Williams.
La voglia di mostrare le proprie capacità
Una quindicenne studentessa di ingegneria, un genio arrogante capace di qualunque invenzione ma anche un adolescente che fa fatica a comprendere le conseguenze di tutto ciò. Questa è l'affascinante dicotomia alla base del fumetto: un talento impareggiabile limitato dalla giovane età, dai dubbi e dalla baraonda causata da un periodo complicato; difficoltà amplificate dalle enormi complicazioni in ambito sociale di Riri. E forse proprio per questo decide di costruirsi un'armatura simile a quella di Iron Man con dei materiali che è riuscita a rubare nel campus, sublimare il suo genio e proteggersi, invece di affrontare sé stessa e il mondo.
In ottica MCU, qui le vicende iniziano a farsi incredibilmente suggestive, in quanto dopo aver sventato un'evasione è lo stesso Tony Stark ad affiancarla e a guidarla. Non in forma fisica, bensÌ come intelligenza artificiale da lui stesso concepita. Diciamoci la verità, un mossa del genere sarebbe davvero fuori luogo nell'universo condiviso? Assolutamente no, è un'idea talmente egocentrica recante il sigillo di qualità di Tony Stark da ogni angolazione la si guardi.
Questa è Riri Williams: da un lato una perfetta new entry, calcolata minuziosamente come sempre dai Marvel Studios e oltretutto rispondente ai requisiti di una piattaforma quale Disney+. Ironheart non è un personaggio né una testata particolarmente violenta; sviluppata nel modo giusto può attrarre un bacino d'utenza colossale. Come per Ms. Marvel, l'introdurla tramite una serie tv è un'intuizione brillante per rompere il circolo vizioso degli infiniti lungometraggi di origin story. Sulla carta è una tessera del mosaico esemplare della Fase 4, eppure resta sempre quel dubbio.
Ironheart è un personaggio la cui storia editoriale è davvero povera, principalmente usata come spalla in altre storie e crossover e in tali contesti ha funzionato egregiamente. La sua testata non ha avuto la stessa fortuna ed è stata subito criticata ed interrotta. In poche parole, non c'è molto materiale da cui prendere spunto, non ci sono tanti racconti da rielaborare e di conseguenza la base della serie non è così solida come si potrebbe pensare in prima battuta. È un rischio, ma basta ricordare un po' la storia: tante testate sono state rilanciate dai Marvel Studios attraverso l'MCU, dai Guardiani della Galassia allo stesso Iron Man, che nel lontano 2008 non viveva uno dei suoi momenti più felici e redditizi. Che Ironheart è sia il loro prossimo miracolo?
Ironheart: chi è l'eroina erede di Tony Stark in arrivo su Disney+
Riri Williams/Ironheart è una new entry perfettamente contestualizzata all'interno del MCU, ma dalla sua storia editoriale sorge qualche dubbio,
C'è sicuramente del forte orgoglio da parte dei Marvel Studios nel puntare su serie come Ms. Marvel o Ironheart e renderle parte importante, almeno su carta, dell'attesa Fase 4. Orgoglio perché è ammirevole e lodevole la volontà di dare spazio a testate così giovani, a dimostrazione che la Casa delle Idee sta tentando continuamente di rinnovarsi, anche se tra numerose difficoltà.
Ci sentiamo di dire, però, che nel caso della giovane Riri Williams - che ha esordito nei fumetti solo nel 2016 - c'è un rischio ingombrante dietro l'angolo: l'estrema limitatezza della sua storia editoriale. È palese che all'interno del macro-tessuto narrativo del Cinematic Universe l'inserimento di Ironheart sia un passo logico e squisitamente naturale, poiché al pari dei fumetti è l'eroina che in un certo senso raccoglierà l'eredità di Iron Man.
Al contempo, la quasi penuria - specialmente in solitaria - dei racconti a lei dedicati rischiano di causare un'altra Jessica Jones, nel senso di un prodotto tanto straordinario quanto incapace di trovare il bandolo della matassa e dare la giusta identità al personaggio. E qui la mancanza di un forte background editoriale si è fatta sentire e potrebbe ritornare. Ma facciamo un passo indietro e scopriamo chi è Riri Williams.
La voglia di mostrare le proprie capacità
Una quindicenne studentessa di ingegneria, un genio arrogante capace di qualunque invenzione ma anche un adolescente che fa fatica a comprendere le conseguenze di tutto ciò. Questa è l'affascinante dicotomia alla base del fumetto: un talento impareggiabile limitato dalla giovane età, dai dubbi e dalla baraonda causata da un periodo complicato; difficoltà amplificate dalle enormi complicazioni in ambito sociale di Riri. E forse proprio per questo decide di costruirsi un'armatura simile a quella di Iron Man con dei materiali che è riuscita a rubare nel campus, sublimare il suo genio e proteggersi, invece di affrontare sé stessa e il mondo.
In ottica MCU, qui le vicende iniziano a farsi incredibilmente suggestive, in quanto dopo aver sventato un'evasione è lo stesso Tony Stark ad affiancarla e a guidarla. Non in forma fisica, bensÌ come intelligenza artificiale da lui stesso concepita. Diciamoci la verità, un mossa del genere sarebbe davvero fuori luogo nell'universo condiviso? Assolutamente no, è un'idea talmente egocentrica recante il sigillo di qualità di Tony Stark da ogni angolazione la si guardi.
Questa è Riri Williams: da un lato una perfetta new entry, calcolata minuziosamente come sempre dai Marvel Studios e oltretutto rispondente ai requisiti di una piattaforma quale Disney+. Ironheart non è un personaggio né una testata particolarmente violenta; sviluppata nel modo giusto può attrarre un bacino d'utenza colossale. Come per Ms. Marvel, l'introdurla tramite una serie tv è un'intuizione brillante per rompere il circolo vizioso degli infiniti lungometraggi di origin story. Sulla carta è una tessera del mosaico esemplare della Fase 4, eppure resta sempre quel dubbio.
Ironheart è un personaggio la cui storia editoriale è davvero povera, principalmente usata come spalla in altre storie e crossover e in tali contesti ha funzionato egregiamente. La sua testata non ha avuto la stessa fortuna ed è stata subito criticata ed interrotta. In poche parole, non c'è molto materiale da cui prendere spunto, non ci sono tanti racconti da rielaborare e di conseguenza la base della serie non è così solida come si potrebbe pensare in prima battuta. È un rischio, ma basta ricordare un po' la storia: tante testate sono state rilanciate dai Marvel Studios attraverso l'MCU, dai Guardiani della Galassia allo stesso Iron Man, che nel lontano 2008 non viveva uno dei suoi momenti più felici e redditizi. Che Ironheart è sia il loro prossimo miracolo?
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